Vita di città
Vico Piave, gli sfollati insorgono
"Abbandonati dalla pubblica amministrazione"
Matera - giovedì 30 ottobre 2014
9.03
La vicenda di vico Piave torna sotto i riflettori. I residenti, già sul piede di guerra, tornano ad alzare la voce denunciando la mancata attenzione degli enti pubblici al problema e allo stato di abbandono in cui versa l'intera zona e le loro famiglie.
Partendo dai dati, sono 16 gli appartamenti distrutti e sequestrati di cui 9 famiglie ne sono proprietarie. L'amministrazione comunale, subito dopo il crollo della palazzina, aveva promesso un sostegno alle famiglie disagiate di un massimo di 600,00 euro per i primi 6 mesi che non sono stati messi a disposizione. In seguito, dopo 8 mesi dal crollo, le famiglie residenti hanno ricevuto un compenso massimo di 2.000 euro, ma con grave ritardo.
Relativamente alla collocazione delle famiglie sfollate ospitate negli alloggi, erano state individuate 4 case di 40mq dall'ATER che, a detta degli sfollati, sono strutture "non in buono stato e non vivibili". Queste case sono ubicate in zone periferiche, presso la zona PAIP e il rione Agna, e "una delle quattro è stata occupata da un abusivo nullatenente che non è stato sfrattato". Dunque, alla fin dei conti, solo tre famiglie hanno trovato degli alloggi "invivibili, contenuti in uno spazio piccolo e con un affitto che non possiamo permetterci anche a fronte di altre spese come il condominio, il mutuo congelato delle nostre case distrutte e che tra poco verrà sbloccato".
Ma la vicenda ha altro da raccontare perché i residenti devono aggiungere alla loro 'lista spese' il pagamento di avvocati per un ricorso contro l'amministrazione comunale: "Il Comune aveva approvato una delibera in cui ci addebitava i costi della messa in sicurezza dell'edificio. Quindi siamo stati costretti ad intentare un'azione giudiziaria nei confronti dell'amministrazione comunale. Per quest'azione adesso paghiamo anche i nostri avvocati. Il ricorso, per il momento, è fermo".
La Caritas, l'Unitalsi, il Sicet, degli artisti e molti dei cittadini hanno contribuito al sostegno degli sfollati: "La sensibilità delle persone c'è stata ed anche delle associazioni, ma non basta perché siamo tante famiglie ed abbiamo bisogno di un sostegno superiore".
Gli sfollati però non si fermano alla sola denuncia e propongono nuovi spazi per trovare degli alloggi alle proprie famiglie: "Bisogna riattivare l'articolo 19 del 'Regolamento sulla sub-concessione di immobili' con il quale l'amministrazione comunale poteva concedere le case a famiglie disagiate. Inoltre bisogna individuare altre case-parcheggio, perché ce ne sono tante oppure requisire delle case di costruttori con un fitto agevolato. Tutto questo si può attuare a costo zero per l'amministrazione comunale".
"Siamo stati abbandonati dal Comune da tempo – evidenziano gli sfollati – a cominciare dal sindaco che ha promesso diverse volte dei sostegni, degli incentivi, degli alloggi che sono mancati. E' arrivato solo un piccolo contributo che non ripaga tutto il disagio che abbiamo subito. E in più siamo subissati da spese molto gravose per noi".
Infine hanno aggiunto la volontà di rimarcare la vicenda ed inoltrarla a livello nazionale contattando delle emittenti nazionali perchè "noi siamo stati abbandonati dalla pubblica amministrazione che non recepisce le nostre istanze, esigenze e bisogni ed abbiamo bisogno di essere ascoltati".
Partendo dai dati, sono 16 gli appartamenti distrutti e sequestrati di cui 9 famiglie ne sono proprietarie. L'amministrazione comunale, subito dopo il crollo della palazzina, aveva promesso un sostegno alle famiglie disagiate di un massimo di 600,00 euro per i primi 6 mesi che non sono stati messi a disposizione. In seguito, dopo 8 mesi dal crollo, le famiglie residenti hanno ricevuto un compenso massimo di 2.000 euro, ma con grave ritardo.
Relativamente alla collocazione delle famiglie sfollate ospitate negli alloggi, erano state individuate 4 case di 40mq dall'ATER che, a detta degli sfollati, sono strutture "non in buono stato e non vivibili". Queste case sono ubicate in zone periferiche, presso la zona PAIP e il rione Agna, e "una delle quattro è stata occupata da un abusivo nullatenente che non è stato sfrattato". Dunque, alla fin dei conti, solo tre famiglie hanno trovato degli alloggi "invivibili, contenuti in uno spazio piccolo e con un affitto che non possiamo permetterci anche a fronte di altre spese come il condominio, il mutuo congelato delle nostre case distrutte e che tra poco verrà sbloccato".
Ma la vicenda ha altro da raccontare perché i residenti devono aggiungere alla loro 'lista spese' il pagamento di avvocati per un ricorso contro l'amministrazione comunale: "Il Comune aveva approvato una delibera in cui ci addebitava i costi della messa in sicurezza dell'edificio. Quindi siamo stati costretti ad intentare un'azione giudiziaria nei confronti dell'amministrazione comunale. Per quest'azione adesso paghiamo anche i nostri avvocati. Il ricorso, per il momento, è fermo".
La Caritas, l'Unitalsi, il Sicet, degli artisti e molti dei cittadini hanno contribuito al sostegno degli sfollati: "La sensibilità delle persone c'è stata ed anche delle associazioni, ma non basta perché siamo tante famiglie ed abbiamo bisogno di un sostegno superiore".
Gli sfollati però non si fermano alla sola denuncia e propongono nuovi spazi per trovare degli alloggi alle proprie famiglie: "Bisogna riattivare l'articolo 19 del 'Regolamento sulla sub-concessione di immobili' con il quale l'amministrazione comunale poteva concedere le case a famiglie disagiate. Inoltre bisogna individuare altre case-parcheggio, perché ce ne sono tante oppure requisire delle case di costruttori con un fitto agevolato. Tutto questo si può attuare a costo zero per l'amministrazione comunale".
"Siamo stati abbandonati dal Comune da tempo – evidenziano gli sfollati – a cominciare dal sindaco che ha promesso diverse volte dei sostegni, degli incentivi, degli alloggi che sono mancati. E' arrivato solo un piccolo contributo che non ripaga tutto il disagio che abbiamo subito. E in più siamo subissati da spese molto gravose per noi".
Infine hanno aggiunto la volontà di rimarcare la vicenda ed inoltrarla a livello nazionale contattando delle emittenti nazionali perchè "noi siamo stati abbandonati dalla pubblica amministrazione che non recepisce le nostre istanze, esigenze e bisogni ed abbiamo bisogno di essere ascoltati".