Territorio
Vicenda Coopbox, arcivescovo scrive alla nuova proprietà
Una lettera in cui monsignor Caiazzo manifesta la propria preoccupazione
Provincia - lunedì 7 febbraio 2022
10.22 Comunicato Stampa
Intervento dell'arcivescovo della diocesi di Matera ed Irsina Mons. Pino Caiazzo sulla vicenda della Coopbox. L'alto prelato ha deciso di scrivere una lettera ai vertici della Happy srl, azienda che ha acquisito la Coopbox decidendo di sospendere le attività di produzione nello stabilimento di Ferrandina. Di seguito la lettera integrale dell'Arcivescovo della diocesi materana al massimo dirigente dell'azienda cremonese:
Egregio Signor Dirigente Happy S.R.L.,
come pastore di questa Chiesa locale, a seguito della notizia inattesa che annunciava il fermo dell'attività produttiva dal 31 gennaio al 13 febbraio e la messa in ferie del personale della Coopbox di Ferrandina (MT), con la sola eccezione degli addetti agli uffici e alle spedizioni, sento l'urgenza di rivolgermi a Lei con animo preoccupato ma speranzoso. Il nostro territorio, già fortemente penalizzato per la chiusura di altri indotti lavorativi negli anni passati, proprio ora che si sta venendo fuori a fatica dalla pandemia, non può ricevere un'ulteriore ferita con il fermo dell'attività produttiva presso lo stabilimento di Ferrandina. Mi sembra inverosimile e preoccupante che la decisione sia giustificata con "l'impossibilità di rifornire lo stabilimento di Ferrandina di materia prima, dovuta al ritardo nelle consegne dei fornitori e all'inevitabile ritardo nei trasporti verso Ferrandina, oltre che alla carenza di operatori degli impianti e del trasporto dovuta alla situazione pandemica". L'avrei potuto capire durante il periodo del lockdown ma non nel momento in cui tutto è ripartito. L'imminente chiusura dello stabilimento lucano comporta il conseguente licenziamento di 40 lavoratori.
Mi permetta di sottolineare che la Coopbox di Ferrandina è stata ceduta al vostro Gruppo Happy con sede a Cremona e che dopo solo tre mesi sia stata presa una decisione così grave e deleteria per la dignità di 40 famiglie e di un territorio già fortemente mortificato. Mi chiedo: cosa viene prima il profitto o il bene comune? Le strategie industriali e di mercato o salvaguardare la dignità delle persone? Il nostro amato Sud non si aiuta decidendo di chiudere delle aziende nelle quali decine di persone hanno sempre lavorato con dedizione, impegno e abnegazione. Capisco che è difficile investire nelle nostre terre: probabilmente perché troppo lontane dal resto d'Europa. È una colpa?
Papa Francesco, dice giustamente: "…siete chiamati a cooperare per far crescere uno spirito imprenditoriale di sussidiarietà per affrontare insieme le sfide etiche e di mercato, prima fra tutte la sfida di creare buone opportunità di lavoro. A questo contribuiscono anche le iniziative di confronto e di studio, che realizzate sul territorio" (Discorso all'Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, 31 ottobre 2015). Mi permetto di ribadire ancora una volta il valore sociale delle imprese, le quali hanno bisogno di essere tutelate, da istituzioni, ma anche da agenzie finanziarie e bancarie, tutti chiamati ad "agire con responsabilità" perché "l'economia e l'impresa hanno bisogno dell'etica per il loro corretto funzionamento; non di un'etica qualsiasi, bensì di un'etica che ponga al centro la persona e la comunità" (Papa Francesco, ivi). La Chiesa insegna che c'è una duplice funzione dell'impresa: da una parte produrre la ricchezza, dall'altra di distribuirla secondo principi di giustizia. Purtroppo non sempre è così. La migliore scuola italiana di economia aziendale afferma che la crescita della ricchezza non si ha difendendola, ma diffondendola in tutto il sistema economico e sociale per la costruzione del bene comune. Mi auguro che ogni vostra decisione sia rivista e ripensata affinché l'azienda di Ferrandina non venga chiusa ma rilanciata, se ritenete opportuno modernizzandola e riconvertendola, per continuare la produzione, salvaguardare il posto di lavoro e offrendo ulteriori opportunità.
La ringrazio sperando che il mio grido preoccupato e sofferto sia ascoltato, accolto e messo in atto. Sperando di poterLa incontrare personalmente, La saluto.
Egregio Signor Dirigente Happy S.R.L.,
come pastore di questa Chiesa locale, a seguito della notizia inattesa che annunciava il fermo dell'attività produttiva dal 31 gennaio al 13 febbraio e la messa in ferie del personale della Coopbox di Ferrandina (MT), con la sola eccezione degli addetti agli uffici e alle spedizioni, sento l'urgenza di rivolgermi a Lei con animo preoccupato ma speranzoso. Il nostro territorio, già fortemente penalizzato per la chiusura di altri indotti lavorativi negli anni passati, proprio ora che si sta venendo fuori a fatica dalla pandemia, non può ricevere un'ulteriore ferita con il fermo dell'attività produttiva presso lo stabilimento di Ferrandina. Mi sembra inverosimile e preoccupante che la decisione sia giustificata con "l'impossibilità di rifornire lo stabilimento di Ferrandina di materia prima, dovuta al ritardo nelle consegne dei fornitori e all'inevitabile ritardo nei trasporti verso Ferrandina, oltre che alla carenza di operatori degli impianti e del trasporto dovuta alla situazione pandemica". L'avrei potuto capire durante il periodo del lockdown ma non nel momento in cui tutto è ripartito. L'imminente chiusura dello stabilimento lucano comporta il conseguente licenziamento di 40 lavoratori.
Mi permetta di sottolineare che la Coopbox di Ferrandina è stata ceduta al vostro Gruppo Happy con sede a Cremona e che dopo solo tre mesi sia stata presa una decisione così grave e deleteria per la dignità di 40 famiglie e di un territorio già fortemente mortificato. Mi chiedo: cosa viene prima il profitto o il bene comune? Le strategie industriali e di mercato o salvaguardare la dignità delle persone? Il nostro amato Sud non si aiuta decidendo di chiudere delle aziende nelle quali decine di persone hanno sempre lavorato con dedizione, impegno e abnegazione. Capisco che è difficile investire nelle nostre terre: probabilmente perché troppo lontane dal resto d'Europa. È una colpa?
Papa Francesco, dice giustamente: "…siete chiamati a cooperare per far crescere uno spirito imprenditoriale di sussidiarietà per affrontare insieme le sfide etiche e di mercato, prima fra tutte la sfida di creare buone opportunità di lavoro. A questo contribuiscono anche le iniziative di confronto e di studio, che realizzate sul territorio" (Discorso all'Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, 31 ottobre 2015). Mi permetto di ribadire ancora una volta il valore sociale delle imprese, le quali hanno bisogno di essere tutelate, da istituzioni, ma anche da agenzie finanziarie e bancarie, tutti chiamati ad "agire con responsabilità" perché "l'economia e l'impresa hanno bisogno dell'etica per il loro corretto funzionamento; non di un'etica qualsiasi, bensì di un'etica che ponga al centro la persona e la comunità" (Papa Francesco, ivi). La Chiesa insegna che c'è una duplice funzione dell'impresa: da una parte produrre la ricchezza, dall'altra di distribuirla secondo principi di giustizia. Purtroppo non sempre è così. La migliore scuola italiana di economia aziendale afferma che la crescita della ricchezza non si ha difendendola, ma diffondendola in tutto il sistema economico e sociale per la costruzione del bene comune. Mi auguro che ogni vostra decisione sia rivista e ripensata affinché l'azienda di Ferrandina non venga chiusa ma rilanciata, se ritenete opportuno modernizzandola e riconvertendola, per continuare la produzione, salvaguardare il posto di lavoro e offrendo ulteriori opportunità.
La ringrazio sperando che il mio grido preoccupato e sofferto sia ascoltato, accolto e messo in atto. Sperando di poterLa incontrare personalmente, La saluto.