Territorio
Un altro mese di chiusure è insostenibile per attività ristorazione
La vicinanza delle associazioni dell'artigianato e le proposte
Matera - lunedì 5 aprile 2021
"Le Confederazioni dell'artigianato sono dalla parte dei ristoratori che continuano a pagare un prezzo altissimo dalle prescrizioni prolungate con l'impossibilità del ricorso alla "zona gialla" per tutto il mese di aprile". Lo afferma Rosa Gentile componente della Giunta nazionale Confartigianato, riferendo che un documento unitario è stato inviato da Confartigianato, Cna e Casartigiani per sollecitare il Governo e il Comitato Tecnico Scientifico a consentire la riapertura in sicurezza delle attività di ristorazione.
Secondo la sigla di categoria degli artigiani, "l'evidenza epidemiologica non consente di imputare a bar e ristoranti e alla ristorazione in genere, la trasmissione del virus che è rimasta a livelli particolarmente elevati anche da prima di Natale, da quando queste attività sono praticamente chiuse". Nel frattempo i ristori e i sostegni per il settore sono stati del tutto inadeguati a compensare le perdite subite e il blocco dei licenziamenti nasconde una realtà ben più amara che purtroppo costringerà le imprese che non ce la faranno comunque di chiudere. Abbiamo chiesto unitariamente – dice Gentile - che venga fatto ogni sforzo affinché non sia raggiunto il punto di non ritorno. Altri mesi di chiusure senza alcuna certezza per il futuro andrebbero ad infliggere un nuovo e ancor più doloroso colpo al settore della ristorazione. Il solo comparto degli eventi rischia di vedere sfumati quasi due anni di fatturato, dal momento che la pandemia sta stravolgendo l'intera programmazione 2021. Il senso di responsabilità deve essere di tutti in egual misura.
L'unica possibilità di poter riaprire in sicurezza è accelerare la vaccinazione della popolazione secondo le priorità e le regole disposte con il Piano nazionale. Le Confederazioni dell'artigianato tuttavia esprimono il forte auspicio che, terminata la vaccinazione delle fasce esposte a maggiore rischio (anziani e persone fragili), possa essere prestata una attenzione particolare anche agli addetti (titolari e personale) delle categorie economiche come la ristorazione che hanno subito le maggiori restrizioni.
"La chiusura di un altro mese può valere, da sola, una parte dirimente del fatturato - aggiunge Confartigianato - il che vuol dire che la sopravvivenza di molte attività della ristorazione è messa duramente alla prova. Non è secondario segnalare, inoltre, come ciò determini una concatenazione di effetti, in grado di incidere in negativo su più rami dell'agroalimentare, e di conseguenza del Made in Italy. Si stima che soltanto l'invenduto concernente vini ed alimenti abbia raggiunto, lo scorso anno, un valore pari a 9,6 miliardi di euro. Una filiera – quella dell'agroalimentare – cui si collega il destino di circa 4 milioni di posti di lavoro".
Per Confartigianato, Cna e Casartigiani è tempo, dunque, di individuare un rigoroso assetto di regole, suscettibile di far ripartire in sicurezza quel sostanzioso raggruppamento di imprese che operano nel campo della ristorazione e degli eventi. L'unica richiesta che queste ultime eccepiscono è la certezza di poter tornare a svolgere la propria attività con un certo grado di regolarità. Le aperture ad intermittenza costituiscono un ostacolo per l'ordinaria pianificazione del lavoro, che si struttura – come è ovvio che sia – sull'acquisto e la trasformazione di prodotti che per loro natura presentano carattere di deperibilità.
Le attività sono già pronte a garantire tutte le misure di precauzione (distanziamento dei posti a sedere, limitazione degli accessi e la registrazione dei nominativi di ogni singolo cliente, prenotazioni). Le stesse, oltre alla riapertura, auspicano il prolungamento dell'orario oltre le 18, con possibilità di consumo al tavolo.
Secondo la sigla di categoria degli artigiani, "l'evidenza epidemiologica non consente di imputare a bar e ristoranti e alla ristorazione in genere, la trasmissione del virus che è rimasta a livelli particolarmente elevati anche da prima di Natale, da quando queste attività sono praticamente chiuse". Nel frattempo i ristori e i sostegni per il settore sono stati del tutto inadeguati a compensare le perdite subite e il blocco dei licenziamenti nasconde una realtà ben più amara che purtroppo costringerà le imprese che non ce la faranno comunque di chiudere. Abbiamo chiesto unitariamente – dice Gentile - che venga fatto ogni sforzo affinché non sia raggiunto il punto di non ritorno. Altri mesi di chiusure senza alcuna certezza per il futuro andrebbero ad infliggere un nuovo e ancor più doloroso colpo al settore della ristorazione. Il solo comparto degli eventi rischia di vedere sfumati quasi due anni di fatturato, dal momento che la pandemia sta stravolgendo l'intera programmazione 2021. Il senso di responsabilità deve essere di tutti in egual misura.
L'unica possibilità di poter riaprire in sicurezza è accelerare la vaccinazione della popolazione secondo le priorità e le regole disposte con il Piano nazionale. Le Confederazioni dell'artigianato tuttavia esprimono il forte auspicio che, terminata la vaccinazione delle fasce esposte a maggiore rischio (anziani e persone fragili), possa essere prestata una attenzione particolare anche agli addetti (titolari e personale) delle categorie economiche come la ristorazione che hanno subito le maggiori restrizioni.
"La chiusura di un altro mese può valere, da sola, una parte dirimente del fatturato - aggiunge Confartigianato - il che vuol dire che la sopravvivenza di molte attività della ristorazione è messa duramente alla prova. Non è secondario segnalare, inoltre, come ciò determini una concatenazione di effetti, in grado di incidere in negativo su più rami dell'agroalimentare, e di conseguenza del Made in Italy. Si stima che soltanto l'invenduto concernente vini ed alimenti abbia raggiunto, lo scorso anno, un valore pari a 9,6 miliardi di euro. Una filiera – quella dell'agroalimentare – cui si collega il destino di circa 4 milioni di posti di lavoro".
Per Confartigianato, Cna e Casartigiani è tempo, dunque, di individuare un rigoroso assetto di regole, suscettibile di far ripartire in sicurezza quel sostanzioso raggruppamento di imprese che operano nel campo della ristorazione e degli eventi. L'unica richiesta che queste ultime eccepiscono è la certezza di poter tornare a svolgere la propria attività con un certo grado di regolarità. Le aperture ad intermittenza costituiscono un ostacolo per l'ordinaria pianificazione del lavoro, che si struttura – come è ovvio che sia – sull'acquisto e la trasformazione di prodotti che per loro natura presentano carattere di deperibilità.
Le attività sono già pronte a garantire tutte le misure di precauzione (distanziamento dei posti a sedere, limitazione degli accessi e la registrazione dei nominativi di ogni singolo cliente, prenotazioni). Le stesse, oltre alla riapertura, auspicano il prolungamento dell'orario oltre le 18, con possibilità di consumo al tavolo.