Cronaca
Risarcimento danni, condannati ex promotore e BPPB
415.000 euro da rimborsare a tre risparmiatori
Matera - martedì 24 giugno 2014
08.20
A tre anni dalla denuncia, il Tribunale di Vasto ha condannato la Banca Popolare di Puglia e Basilicata in solido con il promotore Antonio Giuseppe Tarollo, di 43 anni, residente a San Severo, in provincia di Foggia, a rimborsare oltre 400.000 euro, ovvero 345.000 euro di capitale, maggiorato della rivalutazione e degli interessi al tasso legale "sul capitale così progressivamente rivalutato" per altri 70.000,00 euro, a tre risparmiatori, vittime insieme ad un centinaio di risparmiatori pugliesi, abruzzesi e molisani, di una truffa complessiva da cinque milioni di euro.
Stando alla ricostruzione fornita dai giudici di Vasto, la vicenda risale al 2008 quando il promotore finanziario Tarollo, insieme ad un altro complice, riuscì a farsi consegnare da tre risparmiatori, tutti appartenenti allo stesso nucleo familiare, una somma di denaro pari a 360.000 euro promettendo lauti guadagni attraverso degli investimenti bancari. Versamenti iniziati ad agosto 2008 e protratti sino al novembre dell'anno successivo, attraverso la sottoscrizione di un contratto recante intestazioni e timbro della Popolare di Puglia e Basilicata. In alcuni casi, il promotore era riuscito anche a ricevere i clienti nella sede della banca dove un suo complice si era spacciato per un alto dirigente dell'Istituto di credito.
Nel 2010 però, l'amara scoperta: la banca comunica ai risparmiatori di non aver più rapporti di collaborazione con il promotore finanziario e che a nome dei tre familiari non risultava alcun investimento finanziario.
Dopo una segnalazione di Striscia la Notizia e la relativa denuncia, sono scattate le indagini della Guardia di Finanza che hanno portato, nel 2012 all'arresto di Tarollo mentre il suo complice è finito ai domiciliari, accusato tra le altre cose, di truffa, ricettazione, contraffazione di segni distintivi e sostituzione di persona. Secondo le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Foggia, ai risparmiatori venivano prospettati facili guadagni per indurli a versare ingenti somme di danaro per la sottoscrizione di investimenti finanziari, con capitale garantito ed elevati tassi di rendimento (cedole semestrali fino al 20%), per conto dell'istituto bancario, dove tali operazioni non hanno trovato alcun riscontro.
Dopo due anni e nonostante le eccezioni sollevate dall'istituto di credito, una delle quali sulla competenza territoriale del Tribunale abruzzese, la banca è stata condannata in solido con il promotore finanziario a risarcire i tre familiari non solo perché nel 2008, anno a cui risalgono i primi versamenti, Tarollo era ancora un collaboratore della BPPB ma perché, secondo la normativa del settore, l'istituto resta responsabile dell'operato del promotore finanziario che agiva per nome e per conto dello stesso Istituto.
Nessun commento, ad oggi, dalla direzione della Popolare mentre si dice soddisfatto Eugenio Galluppi il legale dei risparmiatori, secondo cui "la speranza maggiore di questo primo 'decisum' risiede nel fatto che essa potrà risollevare le sorti di altre decine di malcapitati (i nostri clienti sono una trentina tra San Severo, Foggia e San Salvo), alcuni dei quali hanno, nel corso degli anni, perso i propri famigliari per malattie terminali e che, a causa delle perdite subìte da questa triste vicenda, non li hanno potuti assistere e sostenere come avrebbero dovuto".
Stando alla ricostruzione fornita dai giudici di Vasto, la vicenda risale al 2008 quando il promotore finanziario Tarollo, insieme ad un altro complice, riuscì a farsi consegnare da tre risparmiatori, tutti appartenenti allo stesso nucleo familiare, una somma di denaro pari a 360.000 euro promettendo lauti guadagni attraverso degli investimenti bancari. Versamenti iniziati ad agosto 2008 e protratti sino al novembre dell'anno successivo, attraverso la sottoscrizione di un contratto recante intestazioni e timbro della Popolare di Puglia e Basilicata. In alcuni casi, il promotore era riuscito anche a ricevere i clienti nella sede della banca dove un suo complice si era spacciato per un alto dirigente dell'Istituto di credito.
Nel 2010 però, l'amara scoperta: la banca comunica ai risparmiatori di non aver più rapporti di collaborazione con il promotore finanziario e che a nome dei tre familiari non risultava alcun investimento finanziario.
Dopo una segnalazione di Striscia la Notizia e la relativa denuncia, sono scattate le indagini della Guardia di Finanza che hanno portato, nel 2012 all'arresto di Tarollo mentre il suo complice è finito ai domiciliari, accusato tra le altre cose, di truffa, ricettazione, contraffazione di segni distintivi e sostituzione di persona. Secondo le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Foggia, ai risparmiatori venivano prospettati facili guadagni per indurli a versare ingenti somme di danaro per la sottoscrizione di investimenti finanziari, con capitale garantito ed elevati tassi di rendimento (cedole semestrali fino al 20%), per conto dell'istituto bancario, dove tali operazioni non hanno trovato alcun riscontro.
Dopo due anni e nonostante le eccezioni sollevate dall'istituto di credito, una delle quali sulla competenza territoriale del Tribunale abruzzese, la banca è stata condannata in solido con il promotore finanziario a risarcire i tre familiari non solo perché nel 2008, anno a cui risalgono i primi versamenti, Tarollo era ancora un collaboratore della BPPB ma perché, secondo la normativa del settore, l'istituto resta responsabile dell'operato del promotore finanziario che agiva per nome e per conto dello stesso Istituto.
Nessun commento, ad oggi, dalla direzione della Popolare mentre si dice soddisfatto Eugenio Galluppi il legale dei risparmiatori, secondo cui "la speranza maggiore di questo primo 'decisum' risiede nel fatto che essa potrà risollevare le sorti di altre decine di malcapitati (i nostri clienti sono una trentina tra San Severo, Foggia e San Salvo), alcuni dei quali hanno, nel corso degli anni, perso i propri famigliari per malattie terminali e che, a causa delle perdite subìte da questa triste vicenda, non li hanno potuti assistere e sostenere come avrebbero dovuto".