Territorio
Tentano di pagare non in danaro ma in angurie e meloni
Questa la forma di protesta inscenata da un gruppo di agricoltori
Matera - mercoledì 2 agosto 2017
10.20
Che agli italiani tutti riconoscono una grande creatività e la capacità di enfatizzare una negatività rendendo il tutto tragicomico è da tutti risaputo.
Parliamo di agricoltura, di agricoltori e di una interminabile crisi che ha colpito l'intero comparto ortofrutticolo di quasi tutte le regioni del Sud Italia, Basilicata compresa.
Cosa si sono inventati gli agricoltori materani questa volta? Pagare non in moneta ma in angurie. Non è una barzelletta ma la dura realtà che quet'oggi si è avuta nella città dei sassi dove un gruppo di agricoltori ha tentato, inutilmente, di pagare in natura, con cassette di angurie e meloni, la prima rata in scadenza oggi per la rottamazione delle cartelle di Equitalia.
Alla testa dei bizzarri pagatori il portavoce del Movimento 'Riscatto', Gianni Fabbris, che ha interloquito brevemente con un dirigente della nuova Agenzia di riscossione, il quale ha cortesemente spiegato di "non poter ricevere" pagamenti in quella forma. Fabbris aveva firmato un maxi-assegno, riportato su uno striscione, con la dicitura dell'importo provocatorio pari a "La quantità di prodotto agricolo necessarie a saldare la prima rata delle cartelle Equitalia degli agricoltori materani a prezzo di costo".
Prima del pagamento in natura la delegazione era in piazza Vittorio Veneto per una conferenza stampa che ha visto la presenza del presidente della Fondazione lucana antiusura "Mons. Vincenzo Cavalla", don Basilio Gavazzeni. Il tutto condito dalla distribuzione di fette di anguria.
"Noi ci abbiamo anche un po' riso su, ma la situazione, come denunciato più volte da un po' tutte le sigle sindacali e di categoria per quanto concerne il comparto agroalimentare è a rischio collasso. Prezzi di vendita troppo bassi rispetto ad un import export ormai impazzito che muove cibo nel mondo distruggendo ed impoverendo il prodotto a km 0 e la ticipicità. Merito o demerito della globalizzazione? Al consumatore finale l'ardua sentenza".
Parliamo di agricoltura, di agricoltori e di una interminabile crisi che ha colpito l'intero comparto ortofrutticolo di quasi tutte le regioni del Sud Italia, Basilicata compresa.
Cosa si sono inventati gli agricoltori materani questa volta? Pagare non in moneta ma in angurie. Non è una barzelletta ma la dura realtà che quet'oggi si è avuta nella città dei sassi dove un gruppo di agricoltori ha tentato, inutilmente, di pagare in natura, con cassette di angurie e meloni, la prima rata in scadenza oggi per la rottamazione delle cartelle di Equitalia.
Alla testa dei bizzarri pagatori il portavoce del Movimento 'Riscatto', Gianni Fabbris, che ha interloquito brevemente con un dirigente della nuova Agenzia di riscossione, il quale ha cortesemente spiegato di "non poter ricevere" pagamenti in quella forma. Fabbris aveva firmato un maxi-assegno, riportato su uno striscione, con la dicitura dell'importo provocatorio pari a "La quantità di prodotto agricolo necessarie a saldare la prima rata delle cartelle Equitalia degli agricoltori materani a prezzo di costo".
Prima del pagamento in natura la delegazione era in piazza Vittorio Veneto per una conferenza stampa che ha visto la presenza del presidente della Fondazione lucana antiusura "Mons. Vincenzo Cavalla", don Basilio Gavazzeni. Il tutto condito dalla distribuzione di fette di anguria.
"Noi ci abbiamo anche un po' riso su, ma la situazione, come denunciato più volte da un po' tutte le sigle sindacali e di categoria per quanto concerne il comparto agroalimentare è a rischio collasso. Prezzi di vendita troppo bassi rispetto ad un import export ormai impazzito che muove cibo nel mondo distruggendo ed impoverendo il prodotto a km 0 e la ticipicità. Merito o demerito della globalizzazione? Al consumatore finale l'ardua sentenza".