Territorio
Stop all’incenerimento dei rifiuti
Il Comitato NIM, WWF e Legambiente, lanciano un deciso appello alla Regione e al Comune
Matera - lunedì 14 dicembre 2015
9.05
Stop all'incenerimento dei rifiuti nel cementificio di Italcementi. Questo è l'appello forte e chiaro - del Comitato No Inceneritore (NIM) e delle associazioni ambientaliste, WWF e Legambiente – lanciato alla Regione Basilicata e al Comune di Matera, per difendere la salute pubblica.
Di fatti un pericolo è in agguato. Il cementificio Italcementi ha chiesto alla Regione Basilicata l'autorizzazione a bruciare circa 60 mila tonnellate CSS all'anno, come combustibile, così quintuplicando il volume di fumi derivati dall'incenerimento, inquinamento e cattivi odori. Parte importante è il Comune di Matera che non ha ancora preso una posizione chiara sulla questione delicata.
Intanto le tre associazioni, impegnate in una campagna d'informazione tra la gente in piazza Vittorio Veneto, ribadiscono la loro contrarietà all'incenerimento dei rifiuti. Il ciclo attuale della raccolta rifiuti a Matera è stato illustrato da Mimmo Genchi del Comitato NIM: "C'è un filo che lega il cementificio di Matera alla mala-gestione del ciclo di smaltimento rifiuti, suddiviso in quattro fasi: l'affidamento a ditte che raccolgono male i rifiuti; il loro conferimento in discarica, gestita da privati; il trattamento dei rifiuti, poi trasformati in combustibile e l'incenerimento". Un iter molto complesso che "arricchisce poche persone a discapito della popolazione che ne paga economicamente e in salute".
Molta preoccupazione desta il fronte della salute pubblica. Infatti sono già circa 12.000 le tonnellate all'anno di CSS bruciate all'interno del cementificio. "Il cementificio di Matera - afferma Genchi - brucia rifiuti da 40 anni, senza filtri, senza controlli e con ciminiere basse. Oggi loro chiedono di aumentare – denuncia il componente del comitato – il volume di CSS da bruciare. E noi continueremo a pagare per essere avvelenati. E' folle". L'operazione di smascheramento del cementificio è in atto: "Dicono di essere dei produttori di cemento, ma in realtà sono degli inceneritori. Infatti producono sempre meno cemento e più rifiuti da bruciare: il business si trasla dalla produzione di cemento all'incenerimento dei rifiuti".
Sempre in merito alla vicenda di notevole importanza, il silenzio dell'amministrazione comunale impensierisce il Comitato: "Sono 2 anni che chiediamo al Comune di Matera di esprimersi, ma l'amministrazione non ha ancora risposto. Sappiamo bene – osserva Genchi – che Italcementi finanzia gli eventi. Per questo motivo non vorremmo che le diverse sponsorizzazioni tappassero le orecchie loro".
Invece WWF e Legambiente rimarcano l'importanza della responsabilità di ogni cittadino sul ciclo dei rifiuti. Tommaso Ruggieri, componente WWF, ha le idee chiare: "Scelte individuali condizionano scelte collettive. Ecco perché non dobbiamo comprare rifiuti, cioè prodotti 'usa e getta'. Dobbiamo percorrere questa strada autonomamente e fare pressione sulle istituzioni: accedere ad un nuovo sentiero che ci indica l'Unione europea. Riduzione, recupero, riutilizzo". Pio Acito di Legambiente è sulla stessa lunghezza d'onda: "Noi siamo circondati dai rifiuti. Ormai fanno parte del nostro paesaggio, rientrano nella normalità, ma non dobbiamo abituarci. Dobbiamo rispettare il pianeta e richiedere bellezza; non compriamo i rifiuti ed utilizziamo a fondo le merci". Ed un'ultima stoccata al Comune: "Sulle amministrazioni comunali, succedute e quella presente, ricade la colpa di non saper gestire il ciclo dei rifiuti. Non mi capacito sul perchè continuano a chiamare come consulenti per i bandi gli smaltitori, piuttosto che le associazioni ambientaliste".
Di fatti un pericolo è in agguato. Il cementificio Italcementi ha chiesto alla Regione Basilicata l'autorizzazione a bruciare circa 60 mila tonnellate CSS all'anno, come combustibile, così quintuplicando il volume di fumi derivati dall'incenerimento, inquinamento e cattivi odori. Parte importante è il Comune di Matera che non ha ancora preso una posizione chiara sulla questione delicata.
Intanto le tre associazioni, impegnate in una campagna d'informazione tra la gente in piazza Vittorio Veneto, ribadiscono la loro contrarietà all'incenerimento dei rifiuti. Il ciclo attuale della raccolta rifiuti a Matera è stato illustrato da Mimmo Genchi del Comitato NIM: "C'è un filo che lega il cementificio di Matera alla mala-gestione del ciclo di smaltimento rifiuti, suddiviso in quattro fasi: l'affidamento a ditte che raccolgono male i rifiuti; il loro conferimento in discarica, gestita da privati; il trattamento dei rifiuti, poi trasformati in combustibile e l'incenerimento". Un iter molto complesso che "arricchisce poche persone a discapito della popolazione che ne paga economicamente e in salute".
Molta preoccupazione desta il fronte della salute pubblica. Infatti sono già circa 12.000 le tonnellate all'anno di CSS bruciate all'interno del cementificio. "Il cementificio di Matera - afferma Genchi - brucia rifiuti da 40 anni, senza filtri, senza controlli e con ciminiere basse. Oggi loro chiedono di aumentare – denuncia il componente del comitato – il volume di CSS da bruciare. E noi continueremo a pagare per essere avvelenati. E' folle". L'operazione di smascheramento del cementificio è in atto: "Dicono di essere dei produttori di cemento, ma in realtà sono degli inceneritori. Infatti producono sempre meno cemento e più rifiuti da bruciare: il business si trasla dalla produzione di cemento all'incenerimento dei rifiuti".
Sempre in merito alla vicenda di notevole importanza, il silenzio dell'amministrazione comunale impensierisce il Comitato: "Sono 2 anni che chiediamo al Comune di Matera di esprimersi, ma l'amministrazione non ha ancora risposto. Sappiamo bene – osserva Genchi – che Italcementi finanzia gli eventi. Per questo motivo non vorremmo che le diverse sponsorizzazioni tappassero le orecchie loro".
Invece WWF e Legambiente rimarcano l'importanza della responsabilità di ogni cittadino sul ciclo dei rifiuti. Tommaso Ruggieri, componente WWF, ha le idee chiare: "Scelte individuali condizionano scelte collettive. Ecco perché non dobbiamo comprare rifiuti, cioè prodotti 'usa e getta'. Dobbiamo percorrere questa strada autonomamente e fare pressione sulle istituzioni: accedere ad un nuovo sentiero che ci indica l'Unione europea. Riduzione, recupero, riutilizzo". Pio Acito di Legambiente è sulla stessa lunghezza d'onda: "Noi siamo circondati dai rifiuti. Ormai fanno parte del nostro paesaggio, rientrano nella normalità, ma non dobbiamo abituarci. Dobbiamo rispettare il pianeta e richiedere bellezza; non compriamo i rifiuti ed utilizziamo a fondo le merci". Ed un'ultima stoccata al Comune: "Sulle amministrazioni comunali, succedute e quella presente, ricade la colpa di non saper gestire il ciclo dei rifiuti. Non mi capacito sul perchè continuano a chiamare come consulenti per i bandi gli smaltitori, piuttosto che le associazioni ambientaliste".