Politica
Sblocca Italia, il consiglio discute ma non decide
Il tema del petrolio lucano divide gli schieramenti
Matera - mercoledì 26 novembre 2014
9.14
Dopo diversi rinvii, il consiglio finalmente discute dello Sblocca Italia, ma al termine di un dibattito da cui emerge la profonda diversità di vedute, trasversale agli schieramenti, sull'estrazione del petrolio lucano, l'assise evita di pronunciarsi sulle decisioni da prendere nel merito.
Questa la sintesi del consiglio di ieri, che inizia con un voto unanime sull'inversione dell'ordine del giorno e le precisazioni del consigliere Angelo Cotugno: "Abbiamo chiesto al consiglio ed al sindaco di dare mandato al presidente regionale per impugnare la legge di fronte alla Corte Costituzionale - spiega prima di entrare nel merito del tema - l'iter per cambiare i rapporti tra Stato e Regione deve avvenire in parlamento, non con modalità surrettizie che aggirano la Costituzione".
"Lo Sblocca Italia favorisce le lobby – dichiara Francesco Manicone – il punto non è l'estrazione del petrolio, che non si può fermare, ma ciò che vi è connesso: i controlli e lo smaltimento dei reflui. Si intende togliere ai territori il controllo sull'impatto ambientale, mentre i vantaggi economici sono solo per le multinazionali. Quali ricadute occupazionali abbiamo dopo 20 anni? Siamo sempre agli ultimi posti per sviluppo".
"E' un argomento che colpisce la carne viva dei cittadini lucani – rincalza Angelo Raffaele Cotugno – non si tratta di strumentalizzare, ma di capire se siamo in grado di lasciare un territorio sano ai nostri figli. I dati parlano di un incremento vertiginoso delle neoplasie e dei disturbi nervosi, e nonostante il petrolio i nostri giovani continuano ad andare via. Occorre un modello di sviluppo diverso, basato su turismo, cultura e agricoltura".
Non tutti però nella maggioranza sono sulla stessa linea: "Riportiamo la discussione nelle giuste categorie – afferma Francesco Bianchi – diciamo che la strada del petrolio è sbagliata o che la legge lede i principi costituzionali?". L'esponente del Pd ricorda che "la Regione estrae il petrolio da 20 anni con accordi che consentono di far funzionare ospedali, università e trasporto pubblico locale. Il problema è ricostruire un rapporto di fiducia con gli enti che certificano lo stato della salute dei cittadini: ciò che ci dicono ci deve far stare tranquilli", conclude chiedendo di modificare il testo dell'ordine del giorno.
I benefici a sostegno del reddito dei lucani derivanti dalle royalties del petrolio sono evidenziati anche da Domenico Fiore, che ricorda "due traguardi storici: gli introiti tenuti fuori dal patto di stabilità e le entrate per lo sviluppo derivanti dagli accordi con Eni e Total. Sull'art. 38 si fa disinformazione – conclude l'esponente dell'Udc – si tratta di principi già contemplati dalle leggi vigenti. Qui nessuno è servo di qualcuno".
E' Donato Paterino a riportare la discussione su un piano critico: "Lo sviluppo fondato sul petrolio – afferma - è un fallimento, adducendo un presunto interesse nazionale il governo estromette le Regioni. La politica decide senza ascoltare la gente e il Pd fa peggio del centrodestra". Dal lato opposto dell'assise gli fa eco Adriano Pedicini: "Non c'è da fidarsi delle politiche energetiche della Regione, giustificare gli investimenti sociali con il petrolio è un concetto aberrante". "Non siamo più padroni di decidere a casa nostra – attacca Doriano Manuello – l'interesse economico non va anteposto alla salute".
Un concetto questo ribadito anche da Angelo Raffaele Cotugno ("il welfare è fatto di livelli essenziali, non può essere merce di scambio o elemento di compensanzione. Questa regione ha già dato abbastanza") mentre Antonio Montemurro invita ancora ad affrontare problematicamente un "tema complesso che riguarda l'equilibrio tra salute, lavoro ed ambiente e che ci deve portare a trovare una soluzione con le altre regioni dove si estrae petrolio".
Il consigliere Bianchi chiede una sospensione per esaminare la situazione alla luce del dibattito e cercare una possibile sintesi, ma al ritorno in aula i presenti sono solo 15, e tra essi manca il sindaco Adduce. La seduta è sospesa ed il voto è rinviato, in attesa di trovare una difficile quadra su un argomento che spacca schieramenti e istituzioni…
Questa la sintesi del consiglio di ieri, che inizia con un voto unanime sull'inversione dell'ordine del giorno e le precisazioni del consigliere Angelo Cotugno: "Abbiamo chiesto al consiglio ed al sindaco di dare mandato al presidente regionale per impugnare la legge di fronte alla Corte Costituzionale - spiega prima di entrare nel merito del tema - l'iter per cambiare i rapporti tra Stato e Regione deve avvenire in parlamento, non con modalità surrettizie che aggirano la Costituzione".
"Lo Sblocca Italia favorisce le lobby – dichiara Francesco Manicone – il punto non è l'estrazione del petrolio, che non si può fermare, ma ciò che vi è connesso: i controlli e lo smaltimento dei reflui. Si intende togliere ai territori il controllo sull'impatto ambientale, mentre i vantaggi economici sono solo per le multinazionali. Quali ricadute occupazionali abbiamo dopo 20 anni? Siamo sempre agli ultimi posti per sviluppo".
"E' un argomento che colpisce la carne viva dei cittadini lucani – rincalza Angelo Raffaele Cotugno – non si tratta di strumentalizzare, ma di capire se siamo in grado di lasciare un territorio sano ai nostri figli. I dati parlano di un incremento vertiginoso delle neoplasie e dei disturbi nervosi, e nonostante il petrolio i nostri giovani continuano ad andare via. Occorre un modello di sviluppo diverso, basato su turismo, cultura e agricoltura".
Non tutti però nella maggioranza sono sulla stessa linea: "Riportiamo la discussione nelle giuste categorie – afferma Francesco Bianchi – diciamo che la strada del petrolio è sbagliata o che la legge lede i principi costituzionali?". L'esponente del Pd ricorda che "la Regione estrae il petrolio da 20 anni con accordi che consentono di far funzionare ospedali, università e trasporto pubblico locale. Il problema è ricostruire un rapporto di fiducia con gli enti che certificano lo stato della salute dei cittadini: ciò che ci dicono ci deve far stare tranquilli", conclude chiedendo di modificare il testo dell'ordine del giorno.
I benefici a sostegno del reddito dei lucani derivanti dalle royalties del petrolio sono evidenziati anche da Domenico Fiore, che ricorda "due traguardi storici: gli introiti tenuti fuori dal patto di stabilità e le entrate per lo sviluppo derivanti dagli accordi con Eni e Total. Sull'art. 38 si fa disinformazione – conclude l'esponente dell'Udc – si tratta di principi già contemplati dalle leggi vigenti. Qui nessuno è servo di qualcuno".
E' Donato Paterino a riportare la discussione su un piano critico: "Lo sviluppo fondato sul petrolio – afferma - è un fallimento, adducendo un presunto interesse nazionale il governo estromette le Regioni. La politica decide senza ascoltare la gente e il Pd fa peggio del centrodestra". Dal lato opposto dell'assise gli fa eco Adriano Pedicini: "Non c'è da fidarsi delle politiche energetiche della Regione, giustificare gli investimenti sociali con il petrolio è un concetto aberrante". "Non siamo più padroni di decidere a casa nostra – attacca Doriano Manuello – l'interesse economico non va anteposto alla salute".
Un concetto questo ribadito anche da Angelo Raffaele Cotugno ("il welfare è fatto di livelli essenziali, non può essere merce di scambio o elemento di compensanzione. Questa regione ha già dato abbastanza") mentre Antonio Montemurro invita ancora ad affrontare problematicamente un "tema complesso che riguarda l'equilibrio tra salute, lavoro ed ambiente e che ci deve portare a trovare una soluzione con le altre regioni dove si estrae petrolio".
Il consigliere Bianchi chiede una sospensione per esaminare la situazione alla luce del dibattito e cercare una possibile sintesi, ma al ritorno in aula i presenti sono solo 15, e tra essi manca il sindaco Adduce. La seduta è sospesa ed il voto è rinviato, in attesa di trovare una difficile quadra su un argomento che spacca schieramenti e istituzioni…