Eventi e cultura
Sanità futura, un lucano su due non pratica sport
Dottori e esperti di fitness lanciano l'allarme
Matera - giovedì 28 aprile 2016
12.27
Più di un lucano su due (esattamente il 51,3% contro il valore nazionale del 39,9%) dichiara di non praticare sport. Nel complesso, considerando l'arco temporale 2005- 2014, i dati del Rapporto Osserva Salute 2015 mostrano un andamento oscillante (differenza tra il valore massimo e il valore minimo di circa 6 punti percentuali) con valori tutti superiori rispetto ai dati nazionali. Da evidenziare è il dato del 2014 che risulta alquanto stabile rispetto al dato dell'anno precedenza, ma in controtendenza rispetto al valore Italia. Considerando l'intero periodo temporale in Basilicata si è registrato un minimo decremento -0,4% (valore nazionale +0,3%).
Sono dati che rafforzano il progetto "Benessere in movimento" promosso da Sanità Futura che nasce dalla cooperazione con titolari di palestre, centri fitness e di riabilitazione motoria della regione. Ai lucani sedentari vanno aggiunti i ragazzi obesi: la prevalenza di persone di età 18 anni ed oltre in condizione di sovrappeso è pari, nel 2014, a 39,0% (valore nazionale 36,2%).
Nonostante tutto, negli ultimi cinque anni, nella nostra regione come nel resto del Paese – spiega Michele Cataldi, presidente di Sanità Futura - sono aumentati in misura considerevole le palestre e i frequentatori stimati ormai al di sopra di una cinquantina di centri e tra gli 8-10mila utenti. Un primo banco di prova del nostro progetto sarà a breve a Melfi nella realizzazione del Villaggio Salute che sorgerà all'interno di un ex Centro Commerciale ristrutturato per diventare una struttura di attività dedicate al benessere tra cui una moderna palestra.
I dati del Rapporto Osserva Salute 2015 sul benessere e sulla qualità dell'assistenza medica nelle diverse Regioni – è inoltre il commento di Cataldi - ci fanno scoprire che siamo agli ultimi posti negli investimenti per la prevenzione. E che l'aspettativa di vita per la prima volta diminuisce. È dunque necessario ripensare e osservare la realtà contemporanea, operando mescolanze concettuali, importando prassi e approcci operativi da settori più maturi in termini di orientamento all'utenza. La "provocazione" lanciata al nostro IV Forum - "come pensiamo di volere cose nuove se facciamo le stesse cose"- è sempre più attuale. Per noi è possibile innovare il sistema salute in tempi di tagli per la sanità e di passaggio (ancora troppo lento) di governance nella gestione dei servizi sanitari nazionale e regionale a partire da un percorso condiviso – Regione, soggetti del "mosaico" sistema salute, le "tessere" delle associazioni della specialistica ambulatoriale privata accreditata – per cominciare a cambiare la sanità lucana. In questa operazione – dice Cataldi – è fondamentale la volontà del Governo Regionale di trasferire la concertazione sociale in scelte conseguenziali dando pratica attuazione al documento della Quarta Commissione del Consiglio in tema di riorganizzazione del SSR. I policy maker e il management del SSR di una regione che registra 39 milioni di saldo passivo (emigrazione sanitaria) tendono da sempre a sottovalutare i "consumi sanitari privati" come possibile risorsa per una risposta ai bisogni collettivi. Ad esempio, quasi il 40% delle visite specialistiche (a livello nazionale) sono out of pocket: un mercato che spesso è totalmente scollegato dai percorsi dei pazienti che si trovano, quindi, ad auto-organizzarsi. Bisogna innanzitutto uscire dalla retorica politica e "sdoganare" il ruolo effettivo che i consumi sanitari privati hanno nel rispondere ai bisogni di salute che sono anche legati a stili di vita che vanno dall'alimentazione alla pratica sportiva.
Sono dati che rafforzano il progetto "Benessere in movimento" promosso da Sanità Futura che nasce dalla cooperazione con titolari di palestre, centri fitness e di riabilitazione motoria della regione. Ai lucani sedentari vanno aggiunti i ragazzi obesi: la prevalenza di persone di età 18 anni ed oltre in condizione di sovrappeso è pari, nel 2014, a 39,0% (valore nazionale 36,2%).
Nonostante tutto, negli ultimi cinque anni, nella nostra regione come nel resto del Paese – spiega Michele Cataldi, presidente di Sanità Futura - sono aumentati in misura considerevole le palestre e i frequentatori stimati ormai al di sopra di una cinquantina di centri e tra gli 8-10mila utenti. Un primo banco di prova del nostro progetto sarà a breve a Melfi nella realizzazione del Villaggio Salute che sorgerà all'interno di un ex Centro Commerciale ristrutturato per diventare una struttura di attività dedicate al benessere tra cui una moderna palestra.
I dati del Rapporto Osserva Salute 2015 sul benessere e sulla qualità dell'assistenza medica nelle diverse Regioni – è inoltre il commento di Cataldi - ci fanno scoprire che siamo agli ultimi posti negli investimenti per la prevenzione. E che l'aspettativa di vita per la prima volta diminuisce. È dunque necessario ripensare e osservare la realtà contemporanea, operando mescolanze concettuali, importando prassi e approcci operativi da settori più maturi in termini di orientamento all'utenza. La "provocazione" lanciata al nostro IV Forum - "come pensiamo di volere cose nuove se facciamo le stesse cose"- è sempre più attuale. Per noi è possibile innovare il sistema salute in tempi di tagli per la sanità e di passaggio (ancora troppo lento) di governance nella gestione dei servizi sanitari nazionale e regionale a partire da un percorso condiviso – Regione, soggetti del "mosaico" sistema salute, le "tessere" delle associazioni della specialistica ambulatoriale privata accreditata – per cominciare a cambiare la sanità lucana. In questa operazione – dice Cataldi – è fondamentale la volontà del Governo Regionale di trasferire la concertazione sociale in scelte conseguenziali dando pratica attuazione al documento della Quarta Commissione del Consiglio in tema di riorganizzazione del SSR. I policy maker e il management del SSR di una regione che registra 39 milioni di saldo passivo (emigrazione sanitaria) tendono da sempre a sottovalutare i "consumi sanitari privati" come possibile risorsa per una risposta ai bisogni collettivi. Ad esempio, quasi il 40% delle visite specialistiche (a livello nazionale) sono out of pocket: un mercato che spesso è totalmente scollegato dai percorsi dei pazienti che si trovano, quindi, ad auto-organizzarsi. Bisogna innanzitutto uscire dalla retorica politica e "sdoganare" il ruolo effettivo che i consumi sanitari privati hanno nel rispondere ai bisogni di salute che sono anche legati a stili di vita che vanno dall'alimentazione alla pratica sportiva.