Territorio
Riordino Camere di Commercio, un danno alle imprese
Aspre critiche da Confagricoltura Basilicata e Confapi Matera
Matera - giovedì 4 febbraio 2016
16.00
La lamentela e la recriminazione giungono tardive, seppur giustificate dal rischio concreto di smantellare il sistema camerale.
Più volte in Consiglio camerale i rappresentanti di Confagricoltura Basilicata e Confapi Matera hanno messo in guardia i vertici camerali e il Consiglio dai danni che la riforma avrebbe provocato se non si fosse proceduto velocemente alla fusione delle due Camere di Commercio lucane, pena serie conseguenze occupazionali e il taglio di funzioni fondamentali per il sistema imprenditoriale lucano.
Purtroppo, nessuno di quelli che oggi lanciano l'allarme ha raccolto l'invito chiaro e accorato, dettagliatamente argomentato dai rappresentanti di Confagricoltura e Confapi, anzi, lo si è ritenuto una fastidiosa intromissione in disegni di ben altra natura. Oggi, invece, costoro mostrano di avere viva preoccupazione per le sorti del personale camerale e della stessa Camera, dimostrando di avere una memoria altalenante, attivata a seconda delle opportunità e delle convenienze del momento.
Col riordino delle Camere di Commercio, oltre alla riduzione del personale verranno meno i finanziamenti alle imprese, compresi il sostegno all'export e le agevolazioni per il credito. Già oggi la Camera di Commercio di Matera deve fare i conti con un pesante bilancio in rosso, duramente provato anche dal taglio del diritto annuale, che avrà certe ripercussioni sulle attività di promozione, nonostante il buon lavoro che il Segretario Generale sta facendo in sintonia con il Dipartimento Politiche di Sviluppo della Regione.
Mentre Confagricoltura Basilicata e Confapi Matera esprimevano preoccupazioni, chi sarebbe dovuto intervenire si occupava d'altro, mettendo a tacere le Cassandre col semplice ma efficace rapporto muscolare e convocando incomprensibili e "carbonare" riunioni di maggioranza (ma qual è la minoranza di un presidente eletto all'unanimità?). Oggi ci si preoccupa del futuro lavorativo dei dipendenti e di una razionalizzazione di funzioni che in realtà significa soppressione di interventi a sostegno delle PMI lucane, senza dei quali la Camera diventa un mero erogatore di certificati, anche se oggi sono a rischio pure quelli.
Avevamo chiesto la rinuncia ai compensi degli organi camerali, con un risparmio di circa 100mila euro all'anno, e invece si continua a conservare un sistema di spese di rappresentanza ormai anacronistico e imbarazzante. Gli interventi economici si sono ridotti anno dopo anno. La risposta è stata quella di ridurre la rappresentatività delle associazioni imprenditoriali, conservando le prebende per quelle con posti a sedere, anziché rinunciarvi del tutto e in alcuni casi provvedendo a implementare compensi a pochi eletti.
Ci si riempie la bocca di anglicismi come spending review, salvo restare al livello di una sterile dichiarazione a effetto. E si chiude la bocca a chi si permette di uscire dal coro, chiedendo trasparenza, proponendo il rapido avvio verso l'accorpamento del sistema camerale regionale e chiedendo di spendere i soldi pubblici in modo più efficace, eliminando le spese superflue.
"Riduciamo le indennità e le spese per missioni, viaggi e trasferte, ma non imponiamo ulteriori sacrifici al personale e conserviamo un po' di risorse anche per le imprese", chiesero inascoltati i consiglieri Bronzino e Santantonio, peraltro dando l'esempio, rinunciando subito a ogni indennità in favore del personale e sostenendo che la Camera di Commercio di Matera e tutti i dipendenti si sarebbero potuti salvare soltanto avviando velocemente il processo di unificazione con Potenza e costituendo un unico Ente camerale. Per tutta risposta, dopo l'assordante silenzio sulle indennità, esperti azzeccagarbugli iniziarono con la strategia e la tattica dei "se" e dei "ma" a difesa del loro orticello.
Ancora oggi siamo in attesa di quanto si afferma in pubblico, ma si osteggia in privato. A quando la fusione? A quando la rinuncia a prebende e indennità? A quando un segno reale e tangibile di attenzione vera e sentita verso l'Ente e verso il personale, posto costantemente sotto tensioni e "minacce"? A quando la cessazione di "carriere" motivate dal perseguire indennità di carica e di seduta o di migliori opportunità, anche politiche?
Noi siamo fiduciosi e continuiamo a illuderci che tutto questo un giorno potrà anche cambiare e perciò stesso continueremo a combattere questo imperversante e non condivisibile modus operandi, per il quale nutriamo viva e profonda ripugnanza.
Più volte in Consiglio camerale i rappresentanti di Confagricoltura Basilicata e Confapi Matera hanno messo in guardia i vertici camerali e il Consiglio dai danni che la riforma avrebbe provocato se non si fosse proceduto velocemente alla fusione delle due Camere di Commercio lucane, pena serie conseguenze occupazionali e il taglio di funzioni fondamentali per il sistema imprenditoriale lucano.
Purtroppo, nessuno di quelli che oggi lanciano l'allarme ha raccolto l'invito chiaro e accorato, dettagliatamente argomentato dai rappresentanti di Confagricoltura e Confapi, anzi, lo si è ritenuto una fastidiosa intromissione in disegni di ben altra natura. Oggi, invece, costoro mostrano di avere viva preoccupazione per le sorti del personale camerale e della stessa Camera, dimostrando di avere una memoria altalenante, attivata a seconda delle opportunità e delle convenienze del momento.
Col riordino delle Camere di Commercio, oltre alla riduzione del personale verranno meno i finanziamenti alle imprese, compresi il sostegno all'export e le agevolazioni per il credito. Già oggi la Camera di Commercio di Matera deve fare i conti con un pesante bilancio in rosso, duramente provato anche dal taglio del diritto annuale, che avrà certe ripercussioni sulle attività di promozione, nonostante il buon lavoro che il Segretario Generale sta facendo in sintonia con il Dipartimento Politiche di Sviluppo della Regione.
Mentre Confagricoltura Basilicata e Confapi Matera esprimevano preoccupazioni, chi sarebbe dovuto intervenire si occupava d'altro, mettendo a tacere le Cassandre col semplice ma efficace rapporto muscolare e convocando incomprensibili e "carbonare" riunioni di maggioranza (ma qual è la minoranza di un presidente eletto all'unanimità?). Oggi ci si preoccupa del futuro lavorativo dei dipendenti e di una razionalizzazione di funzioni che in realtà significa soppressione di interventi a sostegno delle PMI lucane, senza dei quali la Camera diventa un mero erogatore di certificati, anche se oggi sono a rischio pure quelli.
Avevamo chiesto la rinuncia ai compensi degli organi camerali, con un risparmio di circa 100mila euro all'anno, e invece si continua a conservare un sistema di spese di rappresentanza ormai anacronistico e imbarazzante. Gli interventi economici si sono ridotti anno dopo anno. La risposta è stata quella di ridurre la rappresentatività delle associazioni imprenditoriali, conservando le prebende per quelle con posti a sedere, anziché rinunciarvi del tutto e in alcuni casi provvedendo a implementare compensi a pochi eletti.
Ci si riempie la bocca di anglicismi come spending review, salvo restare al livello di una sterile dichiarazione a effetto. E si chiude la bocca a chi si permette di uscire dal coro, chiedendo trasparenza, proponendo il rapido avvio verso l'accorpamento del sistema camerale regionale e chiedendo di spendere i soldi pubblici in modo più efficace, eliminando le spese superflue.
"Riduciamo le indennità e le spese per missioni, viaggi e trasferte, ma non imponiamo ulteriori sacrifici al personale e conserviamo un po' di risorse anche per le imprese", chiesero inascoltati i consiglieri Bronzino e Santantonio, peraltro dando l'esempio, rinunciando subito a ogni indennità in favore del personale e sostenendo che la Camera di Commercio di Matera e tutti i dipendenti si sarebbero potuti salvare soltanto avviando velocemente il processo di unificazione con Potenza e costituendo un unico Ente camerale. Per tutta risposta, dopo l'assordante silenzio sulle indennità, esperti azzeccagarbugli iniziarono con la strategia e la tattica dei "se" e dei "ma" a difesa del loro orticello.
Ancora oggi siamo in attesa di quanto si afferma in pubblico, ma si osteggia in privato. A quando la fusione? A quando la rinuncia a prebende e indennità? A quando un segno reale e tangibile di attenzione vera e sentita verso l'Ente e verso il personale, posto costantemente sotto tensioni e "minacce"? A quando la cessazione di "carriere" motivate dal perseguire indennità di carica e di seduta o di migliori opportunità, anche politiche?
Noi siamo fiduciosi e continuiamo a illuderci che tutto questo un giorno potrà anche cambiare e perciò stesso continueremo a combattere questo imperversante e non condivisibile modus operandi, per il quale nutriamo viva e profonda ripugnanza.