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Regione, interrogazione di Rosa sui presidi medici

“Non ci sono soldi per i presidi medici. Ma dov’è l’attenzione ‘agli ultimi ed ai penultimi’?”

La difficile situazione erariale della sanità lucana si scontra con le difficoltà che i pazienti rilevano in un'assistenza medica non adeguata. In particolar modo, i pazienti lucani sono sempre più vittime delle complicazioni nell'ottenere presidi medici.

A denunciare lo stato precario sanitario è il consigliere regionale di Fdi, Gianni Rosa: "La trafila per ottenere i presidi medici, protesi, ausili ed altro, è già di per sé ardua: prescrizioni specialistiche, commissioni di valutazione, codici che cambiano, ricetta elettronica. Quando, però, alla fine del percorso, al malato viene consegnato un presidio non conforme alla prescrizione e, alla richiesta di spiegazioni, viene risposto che non si possono accontentare tutte le richieste per mancanza di fondi e che le eventuali modifiche per gli adeguamenti devono essere a carico del malato è una vergogna".

Ebbene si, 'una vergogna' che si rintraccia in due motivi: "In primo luogo – sostiene Rosa - perché la Sanità regionale costa alle tasche dei cittadini oltre un miliardo di euro. Secondo perché questi presidi costituiscono livelli essenziali di assistenza, cioè le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento del ticket". Il consigliere ha raccolto diverse segnalazioni sul malfunzionamento: "Non ci sono soldi e, quindi, ci si deve accontentare di ausili non adeguati e, peggio, sono gli stessi malati che devono adeguarli a proprie spese". Pertanto, "abbiamo presentato un'interrogazione per sapere quanti presidi medici sono stati erogati in Regione negli ultimi anni e a quanto ammonta la spesa regionale per essi. Soprattutto, vogliamo sapere quante volte i malati lucani si sono visti consegnare dalle Aziende sanitarie presidi non conformi alle prescrizioni specialistiche".

Nello specifico, "parliamo di ausili – tiene a precisare Rosa - quali la doccia rigida per immobilizzare le fratture, i tutori, le stampelle fino ad arrivare alle carrozzine, per malati affetti, ad esempio, da patologie gravi quali la paraplegia, ed alle protesi per chi ha perso un arto. Rappresentano strumenti che aiutano la persona affetta da patologie, a volta lievi, a volte invalidanti, a superare i piccoli o i grandi ostacoli della vita quotidiana". E attacca: "Chi, quotidianamente, affronta i disagi causati da patologie gravi e può trovare anche un minimo sollievo dall'utilizzo di tali presidi non può sentirsi rispondere che non ci sono soldi".

"E' una vergogna per una società che vuole dirsi civile. E' una vergogna – conclude il consigliere - per chi fa dell'aiuto 'agli ultimi ed ai penultimi' una bandiera dietro cui nascondersi".
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