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Referendum petrolio, le reazioni del consiglio regionale

Lacorazza: “Ora si riapre il dibattito”. Soddisfatti i consiglieri pentastellati.

Pochi giorni fa il consiglio regionale della Basilicata ha approvato la proposta di cinque referendum abrogativi in materia di petrolio relativi ad alcune parti dell'articolo 38 del decreto legge numero 133/2014, definito 'Sblocca Italia' e poi convertito in legge, e dell'articolo 5 del decreto 'sviluppo'. Nella pratica si propone di cancellare alcune norme che depotenziano il ruolo delle Regioni e degli enti locali riguardo l'approvazione del piano delle aree per le attività di ricerca e di estrazione degli idrocarburi, così di fatto frenando l'iter per concedere i permessi.

Le proposte referendarie sono state approvate a maggioranza con solo un voto contrario ed un astenuto. Dunque, quasi totale condivisione da parte del assise regionale, nonostante mesi di discussione attorno al tema dello Sblocca Italia e la scelta del presidente della Regione, Marcello Pittella, di non impugnare il provvedimento davanti la Corte Costituzionale. Ma lo stesso Pittella, in sede consiliare, ha cercato di smarcarcarsi dalle polemiche chiarendo che "il referendum non è un sì o no al petrolio, né tantomeno un atto di guerra nei confronti del governo Renzi", ma "dobbiamo provare a lavorare in modo unitario per capire come si tengono insieme petrolio e sviluppo. Abbiamo bisogno di dimostrare che le cause che hanno portato a un fallimento del regionalismo possono essere cancellate rimettendo al centro gli interessi dei territori".

Ora indubbiamente il dibattito sul petrolio si riapre, come ha osservato il presidente del consiglio regionale, Piero Lacorazza: "Non si può decidere solo a Roma il destino dei territori. Le Regioni devono rivendicare unitariamente uno spazio per il confronto, anche così si alimenta e si rafforza il principio di leale collaborazione con lo Stato e si tutelano le prerogative delle Regioni e dei territori". I quesiti approvati dal consiglio regionale della Basilicata saranno esaminati nelle riunioni già fissate da altri consigli regionali. "Le Regioni, e le stesse Assemblee legislative – ha osservato Lacorazza - possono svolgere un importante ruolo di presidio democratico dei territori. E in questa occasione hanno come capofila una Regione come la Basilicata, che non è affetta dalla sindrome Nimby e da molti anni offre un contributo rilevante al bilancio energetico dell'Italia".

Non nascondono soddisfazione anche i consiglieri del Movimento 5 Stelle, Leggieri e Perrino: "Siamo stati i primi a proporre questa soluzione lo scorso 21 luglio. Ecco cosa scrivevamo: 'Deve partire da questa terra il messaggio guerriero al ducetto di Firenze, sarà poi naturale l'adesione delle altre Regioni minacciate...' Era il nostro appello all'unità". Ma non risparmiano il loro attacco nei confronti del cambio di rotta del governo regionale: "Non dimenticheremo mai – aggiungono i due esponenti del M5s - il clamoroso errore del 4 dicembre 2014, non dimenticheremo mai i finti scioperi della fame e i deliziosi Brodetti di Tornola: ci voleva tutto questo teatro per mandare un messaggio chiaro al ducetto di Firenze. Credeteci, fa una certa impressione ascoltare i discorsi dei vari Pittella, Lacorazza, Santarsiero, Braia, tutti novelli no-triv, tutti esaltati a strombazzare la loro nuova identità. Ma siamo stati ben lieti di soprassedere alle loro crisi di identità e ad accettare di buon grado le deliberazioni proposte".

Adesso i quesiti referendari dovranno essere depositati all'ufficio centrale presso la Corte di Cassazione da almeno cinque regioni entro il 30 settembre prossimo in base a quanto disposto dalla legge che disciplina le modalità attuative dei referendum previsti dalla costituzione. Nella prossima settimana gli stessi quesiti saranno discussi dalle assemblee legislative di Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Abruzzo, Veneto, Campania, Calabria e Liguria, mentre in altre regioni è già stata convocata la conferenza dei capigruppo per inserire in agenda la discussione.
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