Cronaca
Per depistare indagini ha incendiato l'azienda di famiglia
Uomo arrestato per cinque episodi a Scanzano Jonico. I particolari
Matera - martedì 24 gennaio 2023
17.19
La Direzione distrettuale antimafia di Potenza ha contestato il metodo mafioso al 39enne D. S., di Scanzano Jonico, accusato di cinque incendi appiccati a maggio del 2022 a due stabilimenti balneari (uno dei quali colpito da due episodi), a un deposito di attrezzi agricoli di proprietà di un poliziotto in servizio al commissariato di Policoro e all'azienda ortofrutticola di famiglia.
L'uomo è finito in carcere, su provvedimento del gip del Tribunale di Potenza, eseguito oggi. Le indagini sono state condotte dalla squadra mobile della Questura di Matera, dal commissariato di Policoro e dalla Direzione investigativa antimafia (sezione operativa di Potenza). I reati ipotizzati sono incendio doloso e danneggiamento seguito da incendio, tentata estorsione, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, aggravati dall'uso del metodo mafioso, dai motivi abbietti o futili, dall'aver approfittato di circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare la pubblica o privata difesa, dall'aver provocato un danno patrimoniale di rilevante gravità alle persone offese.
"Le modalità eclatanti delle attività delittuose allo stato ascritte all'indagato, sulla base delle investigazioni svolte, non risultavano casuali - ha scritto il procuratore distrettuale Francesco Curcio in una nota - ma finalizzate ad intimidire in modo rilevante le vittime, utilizzandosi così un metodo che questo ufficio, con tesi accolta dal Gip, ha qualificato di tipo mafioso".
Secondo la ricostruzione accusatoria, l'arrestato aveva preso di mira due stabilimenti balneari per una presunta ritorsione nei confronti dei loro custodi da cui "pretendeva somme di denaro, con modalità tipicamente mafiosa, consistita nell'incendio degli stabilimenti balneari". La scia incendiaria è iniziata proprio dai due lidi. Il 15 maggio scorso, in località Bufaloria, è stata bruciata l'intera struttura del nuovo stabilimento ''Baia delle scimmie''. Due giorni dopo è stato incendiato il lido ''La Kicca'', in località Terzo Cavone, con il danneggiamento del percorso pedonale in legno all'ingresso; altri due giorni dopo, il 19 maggio, un altro incendio ha distrutto l'intera struttura in legno. Sarebbe anche ritorsione l'episodio ai danni di un poliziotto che, insieme ad altri colleghi, lo aveva arrestato per altri reati. Stando alle investigazioni, il 39enne sarebbe stato "l'organizzatore ed in alcuni casi l'esecutore materiale degli incendi, in concorso con complici al momento rimasti ignoti".
Per depistare le indagini, che si stavano concentrando su di lui, l'uomo ha anche incendiato l'azienda della sua famiglia, provocando ingenti danni alle strutture, alle celle frigorifero, e ai prodotti ortofrutticoli accatastati in cassette. L'episodio risale al 25 maggio 2022. Nelle fiamme sono stati bruciati 300 quintali di prodotti, 1000 pedane in legno, 500 binz in plastica. Secondo gli investigatori, in base agli indizi raccolti, l'incendio dell'opificio di famiglia sarebbe stato realizzato per depistare le indagini che erano indirizzate nei suoi confronti, in modo da presentarsi come vittima. L'episodio sarebbe servito anche a convincere i familiari a versargli somme di denaro. Dalle indagini è emerso, inoltre, che l'arrestato in altre circostanze, volontariamente, ha danneggiato autovetture a lui intestate e, in un caso, il cancello automatico dell'opificio.
L'uomo è finito in carcere, su provvedimento del gip del Tribunale di Potenza, eseguito oggi. Le indagini sono state condotte dalla squadra mobile della Questura di Matera, dal commissariato di Policoro e dalla Direzione investigativa antimafia (sezione operativa di Potenza). I reati ipotizzati sono incendio doloso e danneggiamento seguito da incendio, tentata estorsione, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, aggravati dall'uso del metodo mafioso, dai motivi abbietti o futili, dall'aver approfittato di circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare la pubblica o privata difesa, dall'aver provocato un danno patrimoniale di rilevante gravità alle persone offese.
"Le modalità eclatanti delle attività delittuose allo stato ascritte all'indagato, sulla base delle investigazioni svolte, non risultavano casuali - ha scritto il procuratore distrettuale Francesco Curcio in una nota - ma finalizzate ad intimidire in modo rilevante le vittime, utilizzandosi così un metodo che questo ufficio, con tesi accolta dal Gip, ha qualificato di tipo mafioso".
Secondo la ricostruzione accusatoria, l'arrestato aveva preso di mira due stabilimenti balneari per una presunta ritorsione nei confronti dei loro custodi da cui "pretendeva somme di denaro, con modalità tipicamente mafiosa, consistita nell'incendio degli stabilimenti balneari". La scia incendiaria è iniziata proprio dai due lidi. Il 15 maggio scorso, in località Bufaloria, è stata bruciata l'intera struttura del nuovo stabilimento ''Baia delle scimmie''. Due giorni dopo è stato incendiato il lido ''La Kicca'', in località Terzo Cavone, con il danneggiamento del percorso pedonale in legno all'ingresso; altri due giorni dopo, il 19 maggio, un altro incendio ha distrutto l'intera struttura in legno. Sarebbe anche ritorsione l'episodio ai danni di un poliziotto che, insieme ad altri colleghi, lo aveva arrestato per altri reati. Stando alle investigazioni, il 39enne sarebbe stato "l'organizzatore ed in alcuni casi l'esecutore materiale degli incendi, in concorso con complici al momento rimasti ignoti".
Per depistare le indagini, che si stavano concentrando su di lui, l'uomo ha anche incendiato l'azienda della sua famiglia, provocando ingenti danni alle strutture, alle celle frigorifero, e ai prodotti ortofrutticoli accatastati in cassette. L'episodio risale al 25 maggio 2022. Nelle fiamme sono stati bruciati 300 quintali di prodotti, 1000 pedane in legno, 500 binz in plastica. Secondo gli investigatori, in base agli indizi raccolti, l'incendio dell'opificio di famiglia sarebbe stato realizzato per depistare le indagini che erano indirizzate nei suoi confronti, in modo da presentarsi come vittima. L'episodio sarebbe servito anche a convincere i familiari a versargli somme di denaro. Dalle indagini è emerso, inoltre, che l'arrestato in altre circostanze, volontariamente, ha danneggiato autovetture a lui intestate e, in un caso, il cancello automatico dell'opificio.