Territorio
Natuzzi: continua il braccio di ferro con i sindacati
Cobas: soldi pubblici destinati ai lavoratori non al'azienda
Matera - mercoledì 6 giugno 2018
11.17
Nuovo importante incontro sulla vertenza Natuzzi tra le segreterie nazionali FILLEA, FILCA, FENEAL, FILCAMS, FISASCAT, UILTUCS il coordinamento delle RSU/RSA e la Direzione aziendale Natuzzi spa presso la Confindustria di Bari, per affrontare il nodo dei 1000 esuberi annunciati dall'azienda negli incontri precedenti del 20 aprile a Roma, del 2 maggio a Bari e durante la cabina di regia presso il MiSe dell' 11 maggio.
Esuberi che a detta dell'azienda, sono inevitabili dopo una analisi dettagliata sulle prospettive di mercato e sulla sostenibilità delle produzioni alle attuali condizioni aziendali che vedono il mancato completamento degli investimenti ed il mancato raggiungimento dei livelli di produttività sostenibile, con conseguente rischio di perdere ulteriori produzioni attraverso la delocalizzazione e soprattutto la scadenza del contratto di solidarietà ad ottobre 2018 per la produzione e dicembre 2018 per gli uffici.
Un piano che non piace ai Cobas-LP Natuzzi Spa secondo cui i 1000 esuberi corrono il rischio di trasformarsi in altrettanti licenziamenti entro il mese di ottobre.
Diversi i punti discordanti rispetto al piano presentato dall'azienda.
In primo luogo i Cobas criticano l'idea di costruire un nuovo impianto nella zona di Jesce: "Sembra abbastanza discutibile il voler avventurarsi nella costruzione di un sito ex novo per un'impresa che da tempo persegue la riduzione dei costi (anche con tagli alle retribuzioni) ed è ancora più discutibile se si pensa che la Natuzzi Spa ha a disposizione capannoni inattivi, oltre al fatto che quelli attivi non sono utilizzati congruamente alla loro capienza. Un esempio su tutti, lo stabilimento di La Martella (Mt) in cui a metà anni 2000 lavoravano più di 700 addetti e attualmente si è ridotto a meno di cento. Una spiegazione a questa scelta si evince dall'ipotesi di attingere ai soliti finanziamenti pubblici stanziati dall'Accordo di Programma del 2013. Tra l'altro, dati i tempi di realizzazione di un ulteriore opificio, si prevede la collocazione in Cassa integrazione del personale in attesa di trasferimento e, quindi, altre spese a carico dello Stato".
"Da più tempo- continuano dal sindacato - la Società santermana annuncia di voler internalizzare alcune produzioni affidate ad aziende contoterziste. Si parla, tuttavia, di internalizzare solo le produzioni, non i lavoratori. Sorge allora subito una domanda: ma se i dipendenti della Natuzzi iniziano a produrre ciò che attualmente producono dipendenti di contoterzisti, quest'ultimi che fine faranno? Non sembra, dunque, essere un idea molto geniale salvare i posti di lavoro alla Natuzzi per poi determinare licenziamenti nell'indotto. Cobas-Lavoro Privato si augura che le Istituzioni pretendano garanzie occupazionali sull'intera filiera e non assecondino mere traslazioni di licenziamenti".
E allora?
"Ecco ventilare nuovamente l'ipotesi di costituire una New Co. anche se nessuno ha mai capito quale impedimento incontrerebbe l'azienda a produrre componenti il mobile imbottito come Natuzzi Spa. Per farsi un'opinione in merito occorre visionare l'Accordo Quadro tra MiSE, Ministero del Lavoro, Regione Puglia, Regione Basilicata, CGIL-CISL-UIL e Natuzzi Spa del 15 novembre 2016 e considerare che a luglio dell'anno successivo il Consiglio regionale Puglia ha approvato, a unanimità, una mozione in cui si chiedeva alla Giunta pugliese di ritirare la firma dal sopra citato accordo, vista la fallacia dei suoi contenuti".
Pesanti le critiche rivolte all'indirizzo dell'azienda dai Cobas secondo cui "Natuzzi non abbia mai fatto tesoro delle inestimabili risorse che sono riposte nella professionalità e dedizione dei suoi dipendenti. Pertanto, ritiene che il rilancio aziendale non possa che passare dalla valorizzazione delle Risorse umane, si ritirino dunque tutte le opposizioni al reintegro in produzione che l'azienda mantiene verso le Ordinanze dei Giudici che annullano i licenziamenti del 2016 e si risarcisca adeguatamente chi ha subito negli anni scorsi l'illegittima collocazione in Cassa integrazione a zero ore. Se Natuzzi dimostrerà di voler continuare ogni rapporto di lavoro perché considera l'azienda davvero "una grande famiglia" e non perché glielo ordina la Magistratura, sicuramente le maestranze riacquisiranno fiducia e senso d'appartenenza e ciò non potrà che ricadere positivamente sulla produttività, qualità e crescita dei bilanci aziendali. Inoltre, Cobas-LP ritiene che ogni intervento pubblico debba essere destinato soltanto alla diversificazione produttiva per superare la mono-cultura del divano che egemonizza il territorio murgiano e che determina effetti negativi verso i livelli occupazionali".
Esuberi che a detta dell'azienda, sono inevitabili dopo una analisi dettagliata sulle prospettive di mercato e sulla sostenibilità delle produzioni alle attuali condizioni aziendali che vedono il mancato completamento degli investimenti ed il mancato raggiungimento dei livelli di produttività sostenibile, con conseguente rischio di perdere ulteriori produzioni attraverso la delocalizzazione e soprattutto la scadenza del contratto di solidarietà ad ottobre 2018 per la produzione e dicembre 2018 per gli uffici.
Un piano che non piace ai Cobas-LP Natuzzi Spa secondo cui i 1000 esuberi corrono il rischio di trasformarsi in altrettanti licenziamenti entro il mese di ottobre.
Diversi i punti discordanti rispetto al piano presentato dall'azienda.
In primo luogo i Cobas criticano l'idea di costruire un nuovo impianto nella zona di Jesce: "Sembra abbastanza discutibile il voler avventurarsi nella costruzione di un sito ex novo per un'impresa che da tempo persegue la riduzione dei costi (anche con tagli alle retribuzioni) ed è ancora più discutibile se si pensa che la Natuzzi Spa ha a disposizione capannoni inattivi, oltre al fatto che quelli attivi non sono utilizzati congruamente alla loro capienza. Un esempio su tutti, lo stabilimento di La Martella (Mt) in cui a metà anni 2000 lavoravano più di 700 addetti e attualmente si è ridotto a meno di cento. Una spiegazione a questa scelta si evince dall'ipotesi di attingere ai soliti finanziamenti pubblici stanziati dall'Accordo di Programma del 2013. Tra l'altro, dati i tempi di realizzazione di un ulteriore opificio, si prevede la collocazione in Cassa integrazione del personale in attesa di trasferimento e, quindi, altre spese a carico dello Stato".
"Da più tempo- continuano dal sindacato - la Società santermana annuncia di voler internalizzare alcune produzioni affidate ad aziende contoterziste. Si parla, tuttavia, di internalizzare solo le produzioni, non i lavoratori. Sorge allora subito una domanda: ma se i dipendenti della Natuzzi iniziano a produrre ciò che attualmente producono dipendenti di contoterzisti, quest'ultimi che fine faranno? Non sembra, dunque, essere un idea molto geniale salvare i posti di lavoro alla Natuzzi per poi determinare licenziamenti nell'indotto. Cobas-Lavoro Privato si augura che le Istituzioni pretendano garanzie occupazionali sull'intera filiera e non assecondino mere traslazioni di licenziamenti".
E allora?
"Ecco ventilare nuovamente l'ipotesi di costituire una New Co. anche se nessuno ha mai capito quale impedimento incontrerebbe l'azienda a produrre componenti il mobile imbottito come Natuzzi Spa. Per farsi un'opinione in merito occorre visionare l'Accordo Quadro tra MiSE, Ministero del Lavoro, Regione Puglia, Regione Basilicata, CGIL-CISL-UIL e Natuzzi Spa del 15 novembre 2016 e considerare che a luglio dell'anno successivo il Consiglio regionale Puglia ha approvato, a unanimità, una mozione in cui si chiedeva alla Giunta pugliese di ritirare la firma dal sopra citato accordo, vista la fallacia dei suoi contenuti".
Pesanti le critiche rivolte all'indirizzo dell'azienda dai Cobas secondo cui "Natuzzi non abbia mai fatto tesoro delle inestimabili risorse che sono riposte nella professionalità e dedizione dei suoi dipendenti. Pertanto, ritiene che il rilancio aziendale non possa che passare dalla valorizzazione delle Risorse umane, si ritirino dunque tutte le opposizioni al reintegro in produzione che l'azienda mantiene verso le Ordinanze dei Giudici che annullano i licenziamenti del 2016 e si risarcisca adeguatamente chi ha subito negli anni scorsi l'illegittima collocazione in Cassa integrazione a zero ore. Se Natuzzi dimostrerà di voler continuare ogni rapporto di lavoro perché considera l'azienda davvero "una grande famiglia" e non perché glielo ordina la Magistratura, sicuramente le maestranze riacquisiranno fiducia e senso d'appartenenza e ciò non potrà che ricadere positivamente sulla produttività, qualità e crescita dei bilanci aziendali. Inoltre, Cobas-LP ritiene che ogni intervento pubblico debba essere destinato soltanto alla diversificazione produttiva per superare la mono-cultura del divano che egemonizza il territorio murgiano e che determina effetti negativi verso i livelli occupazionali".