Vita di città
“Lo stadio come opportunità urbana ed occasione di primato territoriale”
A dirlo è l’ex sindaco di Matera Raffaello De Ruggieri
Matera - domenica 3 aprile 2022
Comunicato Stampa
"La saggezza e il rispetto della storia locale hanno prevalso. Di questo ringrazio la commissione comunale Lavori Pubblici presieduta da Maria Cristina Visaggi".
Questo l'inizio della lettera aperta dell'ex sindaco Raffaello De Ruggieri che interviene sul dibattito attorno allo stadio. Il comunicato poi continua:
"Non era infatti possibile destinare il "campo sportivo" ad una funzione diversa da quella agonistica.
Vorrei ricordare che l'impianto fu costruito nella fine degli anni '30 utilizzando un prototipo progettuale voluto dal Ministro dei Lavori Pubblici, On. Luigi Razza, per servire città sfornite di presidi sportivi. Per questo motivo sull'ingresso monumentale dello stadio si legge ancora il nome di Luigi Razza, morto tragicamente nel 1935 in un incidente aereo nei cieli d'Egitto.
In seguito lo stadio è stato intestato a memoria del 21 settembre 1943 e, più recentemente, a riconoscenza dell'indomabile presidente del Matera Calcio, Sen. Franco Salerno, che negli anni 1978/1979 consegnò alla serie B la dignità calcistica di Matera. Per questa emergenza, quale assessore ai lavori pubblici, Sindaco Antonio Fiamma, curai la esecuzione delle tribune (progettate, appaltate e costruire in tre mesi) e attuai, con acquisite risorse, il programma urbano degli impianti sportivi, varando l'appalto concorso per il Palasassi, la palestra di Via La Nera e le tensostrutture di Serra Rifusa e di Agna (quest'ultima purtroppo nel tempo non realizzata).
Rispettata così la storia, mi permetto di riannodare riflessione e decisioni maturate durante il mio mandato sindacale.
Gli stadi inseriti nel tessuto vivo della città non vanno trasferiti in periferia, bensì arricchiti di funzioni che garantiscano con continuità l'utilizzo della struttura anche con attività istituzionali, sociali e commerciali. È una scelta di aggiornata sapienza urbanistica rispettosa del risparmio di suolo e dei principi di rigenerazione urbana, di rivitalizzazione sociale e di sostenibilità gestionale.
Nel comparare la questione materana con le soluzioni attuate in molte città italiane ed europee sorse l'idea di destinare, nella ricostruzione dello stadio, gli spazi non utilizzati dalla pratica sportiva alle esigenze cittadine della accoglienza. Vale a dire di inserire nella "pancia" dello stadio una corposa struttura alberghiera. La scelta, comunque, non cadeva su un ordinario e qualificato albergo, bensì su un'area attrezzata anche per ospitare soggetti portatori di menomazioni fisiche. L'obiettivo era di candidare Matera a centro per la organizzazione di gare paralimpiche nazionali ed internazionali, nella consapevolezza che oggi le città vincono se esprimono ruoli esclusivi e qualificati.
Alcune ampie palestre inserite nel nuovo scacchiere costruttivo, e destinate per esempio alla scherma, alla pallavolo, alla pallacanestro ecc., dovevano disporre di servizi puntuali per la disabilità. In sostanza un albergo costruito con finanziamento pubblico–privato e capace di soddisfare sia l'ordinaria ospitalità dei visitatori della città sia quella particolare di soggetti disabili.
La forza della proposta si correlava a quella della costruzione del Parco dello Sport in località Pantano, prevedente appunto un campo di atletica e palestre anche per gare paralimpiche, collegate alla 20^ edizione dei Giochi del Mediterraneo di Taranto (2026).
Con tali strutture Matera diveniva naturale centro europeo di una specialità sportiva, oggi promossa dalla cultura più evoluta del mondo. Era ed è la ambizione di conquistare anche tale primato.
Non era l'inseguimento di farfalle sotto l'arco di Tito ma un programma vincente inserito nelle schede presenti nel Contratto Istituzionale di Sviluppo Matera (CIS), comprendente la ricostruzione dello stadio XXI Settembre con un impegno di spesa di 20 milioni di euro e il parco dello sport in località Pantano per un impegno di spesa di 15 milioni di euro.
Questi investimenti venivano arricchiti dalle due grandi palestre e dalla piscina del riesumato Parco degli Angioli di Serra Rifusa per le quali erano garantite, sempre nell'ambito del CIS Matera, risorse per 4 milioni di euro.In sostanza l'investimento destinato a rianimare gli impianti sportivi materani, caratterizzati da una alta missione sociale (sport paralimpici), prevedeva risorse per 39 milioni di euro, in grado di essere incrementate, laddove necessarie, stante la flessibilità della normativa dei Contratti Istituzionali di Sviluppo e la disponibilità di privati a realizzare l'albergo.
Era stata esclusa la tesi di un grande parcheggio interrato sotto lo stadio perché una tale presenza avrebbe attratto una densità di traffico veicolare incoerente con il reticolo viario del rione Piccianello. L'accessibilità allo stadio trovava, invece, soluzione nel progetto di metrotranvia dei Sassi, prevedente la "fermata" di Via Cererie distante dallo stadio appena 300 metri. Invero i parcheggi terminali di Serra Rifusa, dell'autoparco comunale e di San Francesco dovevano essere e dovranno essere le aree di approdo per quanti vogliano raggiungere lo stadio utilizzando il moderno trasporto su ferro della metrotranvia.
Questa era la linearità di un progetto che ovviamente poneva e pone come precondizioni la realizzazione non riduttiva ma completa della metrotranvia dei Sassi (da Serra Rifusa a Contrada San Francesco) e l'attivazione pungente di autorevoli rapporti col Governo nazionale e con la Regione per attivare le procedure del premiante Contratto Istituzionale di Sviluppo di Matera e delle risorse aggiuntive necessarie per attuare integralmente il progetto della metrotranvia materana".
Questo l'inizio della lettera aperta dell'ex sindaco Raffaello De Ruggieri che interviene sul dibattito attorno allo stadio. Il comunicato poi continua:
"Non era infatti possibile destinare il "campo sportivo" ad una funzione diversa da quella agonistica.
Vorrei ricordare che l'impianto fu costruito nella fine degli anni '30 utilizzando un prototipo progettuale voluto dal Ministro dei Lavori Pubblici, On. Luigi Razza, per servire città sfornite di presidi sportivi. Per questo motivo sull'ingresso monumentale dello stadio si legge ancora il nome di Luigi Razza, morto tragicamente nel 1935 in un incidente aereo nei cieli d'Egitto.
In seguito lo stadio è stato intestato a memoria del 21 settembre 1943 e, più recentemente, a riconoscenza dell'indomabile presidente del Matera Calcio, Sen. Franco Salerno, che negli anni 1978/1979 consegnò alla serie B la dignità calcistica di Matera. Per questa emergenza, quale assessore ai lavori pubblici, Sindaco Antonio Fiamma, curai la esecuzione delle tribune (progettate, appaltate e costruire in tre mesi) e attuai, con acquisite risorse, il programma urbano degli impianti sportivi, varando l'appalto concorso per il Palasassi, la palestra di Via La Nera e le tensostrutture di Serra Rifusa e di Agna (quest'ultima purtroppo nel tempo non realizzata).
Rispettata così la storia, mi permetto di riannodare riflessione e decisioni maturate durante il mio mandato sindacale.
Gli stadi inseriti nel tessuto vivo della città non vanno trasferiti in periferia, bensì arricchiti di funzioni che garantiscano con continuità l'utilizzo della struttura anche con attività istituzionali, sociali e commerciali. È una scelta di aggiornata sapienza urbanistica rispettosa del risparmio di suolo e dei principi di rigenerazione urbana, di rivitalizzazione sociale e di sostenibilità gestionale.
Nel comparare la questione materana con le soluzioni attuate in molte città italiane ed europee sorse l'idea di destinare, nella ricostruzione dello stadio, gli spazi non utilizzati dalla pratica sportiva alle esigenze cittadine della accoglienza. Vale a dire di inserire nella "pancia" dello stadio una corposa struttura alberghiera. La scelta, comunque, non cadeva su un ordinario e qualificato albergo, bensì su un'area attrezzata anche per ospitare soggetti portatori di menomazioni fisiche. L'obiettivo era di candidare Matera a centro per la organizzazione di gare paralimpiche nazionali ed internazionali, nella consapevolezza che oggi le città vincono se esprimono ruoli esclusivi e qualificati.
Alcune ampie palestre inserite nel nuovo scacchiere costruttivo, e destinate per esempio alla scherma, alla pallavolo, alla pallacanestro ecc., dovevano disporre di servizi puntuali per la disabilità. In sostanza un albergo costruito con finanziamento pubblico–privato e capace di soddisfare sia l'ordinaria ospitalità dei visitatori della città sia quella particolare di soggetti disabili.
La forza della proposta si correlava a quella della costruzione del Parco dello Sport in località Pantano, prevedente appunto un campo di atletica e palestre anche per gare paralimpiche, collegate alla 20^ edizione dei Giochi del Mediterraneo di Taranto (2026).
Con tali strutture Matera diveniva naturale centro europeo di una specialità sportiva, oggi promossa dalla cultura più evoluta del mondo. Era ed è la ambizione di conquistare anche tale primato.
Non era l'inseguimento di farfalle sotto l'arco di Tito ma un programma vincente inserito nelle schede presenti nel Contratto Istituzionale di Sviluppo Matera (CIS), comprendente la ricostruzione dello stadio XXI Settembre con un impegno di spesa di 20 milioni di euro e il parco dello sport in località Pantano per un impegno di spesa di 15 milioni di euro.
Questi investimenti venivano arricchiti dalle due grandi palestre e dalla piscina del riesumato Parco degli Angioli di Serra Rifusa per le quali erano garantite, sempre nell'ambito del CIS Matera, risorse per 4 milioni di euro.In sostanza l'investimento destinato a rianimare gli impianti sportivi materani, caratterizzati da una alta missione sociale (sport paralimpici), prevedeva risorse per 39 milioni di euro, in grado di essere incrementate, laddove necessarie, stante la flessibilità della normativa dei Contratti Istituzionali di Sviluppo e la disponibilità di privati a realizzare l'albergo.
Era stata esclusa la tesi di un grande parcheggio interrato sotto lo stadio perché una tale presenza avrebbe attratto una densità di traffico veicolare incoerente con il reticolo viario del rione Piccianello. L'accessibilità allo stadio trovava, invece, soluzione nel progetto di metrotranvia dei Sassi, prevedente la "fermata" di Via Cererie distante dallo stadio appena 300 metri. Invero i parcheggi terminali di Serra Rifusa, dell'autoparco comunale e di San Francesco dovevano essere e dovranno essere le aree di approdo per quanti vogliano raggiungere lo stadio utilizzando il moderno trasporto su ferro della metrotranvia.
Questa era la linearità di un progetto che ovviamente poneva e pone come precondizioni la realizzazione non riduttiva ma completa della metrotranvia dei Sassi (da Serra Rifusa a Contrada San Francesco) e l'attivazione pungente di autorevoli rapporti col Governo nazionale e con la Regione per attivare le procedure del premiante Contratto Istituzionale di Sviluppo di Matera e delle risorse aggiuntive necessarie per attuare integralmente il progetto della metrotranvia materana".