Territorio
Istat: diminuisce disoccupazione in Basilicata
Ma Benedetto e Romaniello frenano: “Troppa enfasi sui dati Istat”.
Matera - venerdì 5 giugno 2015
8.42
Disoccupazione in calo in Basilicata. Lo attestano i dati pubblicati due giorni fa dall'Istat riguardo l'occupazione in Italia, compresa la regione lucana.
Nel raffronto tra il primo trimestre 2014 e il primo trimestre 2015 il numero degli occupati in Basilicata è aumentato di 7.000 unità, passando da 175 mila a 182 mila. In termini percentuali, si tratta di un incremento tra i più alti in Italia: 4%, a fronte di uno 0,8% della media mezzogiorno e di uno 0,6% della media Nord. Le persone in cerca di occupazione sono passate da 35 a 32 mila, con un dato percentuale tra i più lusinghieri sul piano nazionale. Il tasso di disoccupazione è calato quasi di 2 punti, passando dal 16,8% del 2014 al 14,9% del primo trimestre 2015, a fronte di una media nazionale molto più bassa.
Dunque, un rapporto con il quale si intravedono dei segnali positivi per il futuro della Basilicata. Ma non la pensano, di certo, così due consiglieri regionali, l'imprenditore Nicola Benedetto e l'ex sindacalista Giannino Romaniello. "Troppa enfasi sui dati diffusi dall'Istat - affermano i due consiglieri di fazioni politiche diverse - quello che viene fuori è prima di tutto, come elemento fondamentale, che il dato non è destagionalizzato, unito al fatto che si parla d'incremento riferito ai rapporti di lavoro, il che significa il consolidamento di una tendenza di trasformazione dei rapporti co.co.co, co.co.pro, partite iva camuffate in rapporti di lavoro prevalentemente a tempo determinato".
E proprio sulla mancata indicazione dei diversi rapporti di lavoro - nell'indagine da parte dell'istituto nazionale statistico - che verte la critica di Romaniello e Benedetto: "Non si precisa di quali contratti di assunzione si tratta, vale a dire se sono a tempo determinato, part-time, o tempo indeterminato e attraverso quale strumento sono stati attivati, con il ricorso all'interinale, apprendistato, tirocinio, o al Job Act che il Governo Renzi considera la soluzione miracolistica di ogni problema occupazionale".
Altro fattore su cui i due esponenti politici hanno dubbi sono i riferimenti di base con i quali l'Istat prova a tracciare il quadro occupazionale italiano: "La domanda di lavoro stabile e qualificato in Basilicata è decisamente più consistente e non si può ridurre ai 32mila iscritti ai Centri per l'Impiego in cerca di prima occupazione per la diffusa sfiducia dei giovani e dei disoccupati in generale nei confronti delle strutture pubbliche di collocamento e quindi ad iscriversi. Senza sottovalutare inoltre la crescente platea di lavoratori under 35anni espulsi dalle fabbriche e che non hanno possibilità di tornare al lavoro".
Di qui, "la sollecitazione a Governo e Regione è per misure molto più efficaci dell' 'aspirina' somministrata da Renzi rispetto allo stato febbricitante della malattia-disoccupazione. Se un imprenditore ed un ex dirigente sindacale, al di là delle differenti collocazioni politiche in consiglio, su questo la pensano allo stesso modo avrà pure un significato sul quale chiamare tutti i consiglieri e la giunta a riflettere senza lasciarsi 'abbagliare' dai dati con il segno più diffusi, solo statisticamente, dall'Istat con il linguaggio freddo della matematica che non arriva al cuore della gente".
Nel raffronto tra il primo trimestre 2014 e il primo trimestre 2015 il numero degli occupati in Basilicata è aumentato di 7.000 unità, passando da 175 mila a 182 mila. In termini percentuali, si tratta di un incremento tra i più alti in Italia: 4%, a fronte di uno 0,8% della media mezzogiorno e di uno 0,6% della media Nord. Le persone in cerca di occupazione sono passate da 35 a 32 mila, con un dato percentuale tra i più lusinghieri sul piano nazionale. Il tasso di disoccupazione è calato quasi di 2 punti, passando dal 16,8% del 2014 al 14,9% del primo trimestre 2015, a fronte di una media nazionale molto più bassa.
Dunque, un rapporto con il quale si intravedono dei segnali positivi per il futuro della Basilicata. Ma non la pensano, di certo, così due consiglieri regionali, l'imprenditore Nicola Benedetto e l'ex sindacalista Giannino Romaniello. "Troppa enfasi sui dati diffusi dall'Istat - affermano i due consiglieri di fazioni politiche diverse - quello che viene fuori è prima di tutto, come elemento fondamentale, che il dato non è destagionalizzato, unito al fatto che si parla d'incremento riferito ai rapporti di lavoro, il che significa il consolidamento di una tendenza di trasformazione dei rapporti co.co.co, co.co.pro, partite iva camuffate in rapporti di lavoro prevalentemente a tempo determinato".
E proprio sulla mancata indicazione dei diversi rapporti di lavoro - nell'indagine da parte dell'istituto nazionale statistico - che verte la critica di Romaniello e Benedetto: "Non si precisa di quali contratti di assunzione si tratta, vale a dire se sono a tempo determinato, part-time, o tempo indeterminato e attraverso quale strumento sono stati attivati, con il ricorso all'interinale, apprendistato, tirocinio, o al Job Act che il Governo Renzi considera la soluzione miracolistica di ogni problema occupazionale".
Altro fattore su cui i due esponenti politici hanno dubbi sono i riferimenti di base con i quali l'Istat prova a tracciare il quadro occupazionale italiano: "La domanda di lavoro stabile e qualificato in Basilicata è decisamente più consistente e non si può ridurre ai 32mila iscritti ai Centri per l'Impiego in cerca di prima occupazione per la diffusa sfiducia dei giovani e dei disoccupati in generale nei confronti delle strutture pubbliche di collocamento e quindi ad iscriversi. Senza sottovalutare inoltre la crescente platea di lavoratori under 35anni espulsi dalle fabbriche e che non hanno possibilità di tornare al lavoro".
Di qui, "la sollecitazione a Governo e Regione è per misure molto più efficaci dell' 'aspirina' somministrata da Renzi rispetto allo stato febbricitante della malattia-disoccupazione. Se un imprenditore ed un ex dirigente sindacale, al di là delle differenti collocazioni politiche in consiglio, su questo la pensano allo stesso modo avrà pure un significato sul quale chiamare tutti i consiglieri e la giunta a riflettere senza lasciarsi 'abbagliare' dai dati con il segno più diffusi, solo statisticamente, dall'Istat con il linguaggio freddo della matematica che non arriva al cuore della gente".