Religioni
Iniziato anno giubilare in diocesi Matera-Irsina
Alcuni passaggi dell'omelia
Matera - domenica 29 dicembre 2024
19.47
Alcuni passaggi dell'omelia per l'inizio dell'anno giubilare nella diocesi di Matera Irsina.
Abbiamo un simbolo centrale di questo percorso rappresentato dalla Porta Santa. Passare attraverso di essa significa compiere un gesto di affidamento a Cristo e di rinnovamento interiore. Quest'anno è stata aperta da Papa Francesco la porta della Basilica di S. Pietro. Nelle Chiese particolari, come la nostra Arcidiocesi, ci sono diversi luoghi da me indicati con Decreto apposito che già da tempo hanno ricevuto tutti i sacerdoti, incominciando da questo luogo che è la Basilica Cattedrale, per celebrare l'Anno Santo.
(...) E' l'anno della speranza: siamo tutti chiamati ad essere viandanti di speranza e come lo stesso Papa Francesco nella sua omelia del 24 dicembre ci ha ricordato: "Con l'apertura della Porta Santa abbiamo dato inizio a un nuovo Giubileo: ciascuno di noi può entrare nel mistero di questo annuncio di grazia. Questa è la notte in cui la porta della speranza si è spalancata sul mondo; questa è la notte in cui Dio dice a ciascuno: c'è speranza anche per te! C'è speranza per ognuno di noi".
Ribadisco in questa occasione quanto ho avuto modo di scrivere nella lettera pastorale che "La Chiesa per prima, in particolare nella nostra terra di Basilicata, deve essere capace di mostrare il suo dolore, gridarlo a Dio al solo scopo di ritornare a vivere e far vivere, attraverso un contagio d'amore, la condizione della condivisione nella quale i fratelli siano sempre vittoriosi e gioiosi di percepire quel legame. E questo perché di una cosa siamo certi: dalla propria malattia, dal proprio dolore si ritroverà forza e sarà risurrezione.
(...) Il Giubileo diventa così, per le nostre Chiese di Matera-Irsina e di Tricarico, una ulteriore opportunità per essere propositivi. Mi spiego. Per la nostra gente e il nostro territorio non c'è solo bisogno di denunciare le criticità, le problematiche, le paure e le sofferenze. Questo lo sappiamo fare tutti. C'è bisogno di proposte concrete, e di progetti da realizzare e concretizzare al più presto in opere. Ognuno è chiamato ad emergere dal pantano delle lamentele spesso sterili e strumentali, facendo proposte concrete. Le idee, ne sono certo, non mancano. Bisogna sposarle perché diventino realtà. Proposte che devono venire dal basso, incominciando dai giovani, dalle giovani coppie, dal mondo imprenditoriale, dalla cultura, dalla Chiesa. Le idee superano gli steccati politici e ideologici. Purché si lavori per il bene comune e non per ottenere consensi.
Tra i tanti campi dove seminare speranza c'è quello delle nuove generazioni. È il campo educativo che semina e va seminato a più mani: famiglia, scuola, gruppi, aggregazioni, Chiesa: tutti coinvolti, avvertendo la responsabilità e l'urgenza. Ma di campi dove seminare la speranza ce ne sono tanti. Siamo circondati, anzi spesso anche noi stessi abbiamo bisogno che qualcuno semini la speranza nel nostro terreno perché porti frutto (...).
Dall'omelia di mons. Pino Caiazzo, arcivescovo della diocesi di Matera-Irsina, pronunciata durante la celebrazione nella Basilicata Cattedrale dopo l'apertura della porta avvenuta alle ore 17.00.
Abbiamo un simbolo centrale di questo percorso rappresentato dalla Porta Santa. Passare attraverso di essa significa compiere un gesto di affidamento a Cristo e di rinnovamento interiore. Quest'anno è stata aperta da Papa Francesco la porta della Basilica di S. Pietro. Nelle Chiese particolari, come la nostra Arcidiocesi, ci sono diversi luoghi da me indicati con Decreto apposito che già da tempo hanno ricevuto tutti i sacerdoti, incominciando da questo luogo che è la Basilica Cattedrale, per celebrare l'Anno Santo.
(...) E' l'anno della speranza: siamo tutti chiamati ad essere viandanti di speranza e come lo stesso Papa Francesco nella sua omelia del 24 dicembre ci ha ricordato: "Con l'apertura della Porta Santa abbiamo dato inizio a un nuovo Giubileo: ciascuno di noi può entrare nel mistero di questo annuncio di grazia. Questa è la notte in cui la porta della speranza si è spalancata sul mondo; questa è la notte in cui Dio dice a ciascuno: c'è speranza anche per te! C'è speranza per ognuno di noi".
Ribadisco in questa occasione quanto ho avuto modo di scrivere nella lettera pastorale che "La Chiesa per prima, in particolare nella nostra terra di Basilicata, deve essere capace di mostrare il suo dolore, gridarlo a Dio al solo scopo di ritornare a vivere e far vivere, attraverso un contagio d'amore, la condizione della condivisione nella quale i fratelli siano sempre vittoriosi e gioiosi di percepire quel legame. E questo perché di una cosa siamo certi: dalla propria malattia, dal proprio dolore si ritroverà forza e sarà risurrezione.
(...) Il Giubileo diventa così, per le nostre Chiese di Matera-Irsina e di Tricarico, una ulteriore opportunità per essere propositivi. Mi spiego. Per la nostra gente e il nostro territorio non c'è solo bisogno di denunciare le criticità, le problematiche, le paure e le sofferenze. Questo lo sappiamo fare tutti. C'è bisogno di proposte concrete, e di progetti da realizzare e concretizzare al più presto in opere. Ognuno è chiamato ad emergere dal pantano delle lamentele spesso sterili e strumentali, facendo proposte concrete. Le idee, ne sono certo, non mancano. Bisogna sposarle perché diventino realtà. Proposte che devono venire dal basso, incominciando dai giovani, dalle giovani coppie, dal mondo imprenditoriale, dalla cultura, dalla Chiesa. Le idee superano gli steccati politici e ideologici. Purché si lavori per il bene comune e non per ottenere consensi.
Tra i tanti campi dove seminare speranza c'è quello delle nuove generazioni. È il campo educativo che semina e va seminato a più mani: famiglia, scuola, gruppi, aggregazioni, Chiesa: tutti coinvolti, avvertendo la responsabilità e l'urgenza. Ma di campi dove seminare la speranza ce ne sono tanti. Siamo circondati, anzi spesso anche noi stessi abbiamo bisogno che qualcuno semini la speranza nel nostro terreno perché porti frutto (...).
Dall'omelia di mons. Pino Caiazzo, arcivescovo della diocesi di Matera-Irsina, pronunciata durante la celebrazione nella Basilicata Cattedrale dopo l'apertura della porta avvenuta alle ore 17.00.