Vita di città
Ingegneria ambientale, gli studenti rispondono all’Università
"L'Unibas non è esente da colpe"
Matera - lunedì 13 ottobre 2014
8.54
Torna sotto i riflettori la chiusura della facoltà d'ingegneria civile e ambientale, con sede a Matera, che nelle scorse settimane ha scosso la città.
Il caso non è chiuso, anzi i corsisti non si danno pace. In queste settimane sono stati contattati da politici e da chiunque ha voluto dare una mano affinchè la facoltà continui a rimanere nella città dei Sassi.
Due settimane fa, l'Università degli Studi di Basilicata ha diramato una nota nella quale si sottolineava che la ragione di questa chiusura si attribuisce solo ed esclusivamente alla riforma Gelmini come gli studenti hanno dichiarato: "Dopo settimane in cui esponenti politici hanno parlato della chiusura della facoltà di ingegneria, si sono susseguiti diversi comunicati da parte dell'Unibas. Ci è stato detto che la causa della chiusura è stata la riforma Gelmini. Per cui non potendoci essere corsi di laurea duplicati, una delle facoltà tra Matera e Potenza doveva essere chiusa".
Il risultato è stato che "hanno chiuso quella materana, dicono loro per mancanza di laboratori". A riguardo gli studenti proseguono con una domanda provocatoria nei confronti dell'Università: "Ma chi ha la responsabilità della mancanza di laboratori presso la sede di Matera? Volere è potere".
E non finisce qui, i corsisti raccontano che per l'Università c'è anche una seconda motivazione in merito alla chiusura della facoltà: "L'istituzione di un polo ingegneristico a Potenza e uno umanistico a Matera". Ma i conti non tornano perché in questi anni "hanno chiuso numerosi corsi di laurea ingegneristici a Matera e nemmeno uno umanistico a Potenza".
I corsisti concludono risaltando l'importanza della facoltà d'ingegneria civile e ambientale nel contesto cittadino: "Il valore culturale di una città si dovrebbe misurare per le numerose possibilità che offre all'utenza, in questo caso gli studenti. Ricordiamo a tutti, inoltre, che nella città dei Sassi sono 10mila anni che si fa 'ingegneria ambientale', e che non c'è posto migliore di questo per formare professionisti in questo campo".
Il caso non è chiuso, anzi i corsisti non si danno pace. In queste settimane sono stati contattati da politici e da chiunque ha voluto dare una mano affinchè la facoltà continui a rimanere nella città dei Sassi.
Due settimane fa, l'Università degli Studi di Basilicata ha diramato una nota nella quale si sottolineava che la ragione di questa chiusura si attribuisce solo ed esclusivamente alla riforma Gelmini come gli studenti hanno dichiarato: "Dopo settimane in cui esponenti politici hanno parlato della chiusura della facoltà di ingegneria, si sono susseguiti diversi comunicati da parte dell'Unibas. Ci è stato detto che la causa della chiusura è stata la riforma Gelmini. Per cui non potendoci essere corsi di laurea duplicati, una delle facoltà tra Matera e Potenza doveva essere chiusa".
Il risultato è stato che "hanno chiuso quella materana, dicono loro per mancanza di laboratori". A riguardo gli studenti proseguono con una domanda provocatoria nei confronti dell'Università: "Ma chi ha la responsabilità della mancanza di laboratori presso la sede di Matera? Volere è potere".
E non finisce qui, i corsisti raccontano che per l'Università c'è anche una seconda motivazione in merito alla chiusura della facoltà: "L'istituzione di un polo ingegneristico a Potenza e uno umanistico a Matera". Ma i conti non tornano perché in questi anni "hanno chiuso numerosi corsi di laurea ingegneristici a Matera e nemmeno uno umanistico a Potenza".
I corsisti concludono risaltando l'importanza della facoltà d'ingegneria civile e ambientale nel contesto cittadino: "Il valore culturale di una città si dovrebbe misurare per le numerose possibilità che offre all'utenza, in questo caso gli studenti. Ricordiamo a tutti, inoltre, che nella città dei Sassi sono 10mila anni che si fa 'ingegneria ambientale', e che non c'è posto migliore di questo per formare professionisti in questo campo".