Territorio
Imu agricola, si attende la modifica del Governo
Intanto l'Anci nazionale chiede il rinvio del decreto al 2015
Matera - martedì 13 gennaio 2015
13.05
Continua il braccio di ferro tra governo nazionale e amministrazioni locali sulla questione "imu agricola". Secondo notizie di agenzia, in seguito alle polemiche sollevate sul provvedimento del 2 Dicembre scorso e la conseguente decisione del Tar Lazio di sospenderne l'efficacia dopo il ricorso dell'Unione Nazionale Comuni Enti Montani, il Governo sta ulteriormente rivedendo i criteri di imponibilità dei terreni montani.
L'Anci a questo punto rilancia e chiede di abbandonare il proposito di ottenere gettito aggiuntivo dai territori montani con riferimento al 2014 e abolire i tagli in corso di effettuazione nei confronti di oltre 4 mila comuni, rimandando al 2015 l'obiettivo di una revisione sensata, attesa da anni e quindi sottoposta alla necessaria condivisione con le parti sociali e con i Comuni.
Motivo di contestazione da parte dell'Anci nazionale e regionale, fin dall'emanazione del decreto legge n. 66 del 2014, è stata la possibile iniquità di una revisione non concertata e non basata su dati affidabili, nonché sui prevedibili effetti di indiscriminata riduzione di risorse a prevalente svantaggio di comuni di minore dimensione. "Il criterio è incongruo, così come la scelta di distinguere nei casi intermedi tra i terreni posseduti/condotti da coltivatori professionali e gli altri complica ulteriormente qualsiasi stima".
È fondamentale che le modifiche in corso da parte del Governo non si traducano in criteri di pagamento comunque sommari, ai quali non potranno in ogni caso corrispondere informazioni adeguate circa i gettiti acquisibili con il nuovo regime. Sarebbe, inoltre, impossibile pensare che un'eventuale rettifica confermi il termine ultimo del 26 Gennaio in quanto concederebbe un lasso di tempo troppo breve ai numerosi Comuni interessati per effettuare il pagamento.
La strada utile per assicurare una giusta revisione dell'imponibilità dei terreni montani consiste in una ampia concertazione, comprensiva della ricognizione delle principali caratteristiche territoriali e di rischio idrogeologico, di utilizzo e di possesso, nonché di redditività dei fondi agricoli montani, resa possibile dalle ingenti risorse impiegate da oltre un decennio per la revisione degli archivi agrari e del relativo catasto.
L'Anci a questo punto rilancia e chiede di abbandonare il proposito di ottenere gettito aggiuntivo dai territori montani con riferimento al 2014 e abolire i tagli in corso di effettuazione nei confronti di oltre 4 mila comuni, rimandando al 2015 l'obiettivo di una revisione sensata, attesa da anni e quindi sottoposta alla necessaria condivisione con le parti sociali e con i Comuni.
Motivo di contestazione da parte dell'Anci nazionale e regionale, fin dall'emanazione del decreto legge n. 66 del 2014, è stata la possibile iniquità di una revisione non concertata e non basata su dati affidabili, nonché sui prevedibili effetti di indiscriminata riduzione di risorse a prevalente svantaggio di comuni di minore dimensione. "Il criterio è incongruo, così come la scelta di distinguere nei casi intermedi tra i terreni posseduti/condotti da coltivatori professionali e gli altri complica ulteriormente qualsiasi stima".
È fondamentale che le modifiche in corso da parte del Governo non si traducano in criteri di pagamento comunque sommari, ai quali non potranno in ogni caso corrispondere informazioni adeguate circa i gettiti acquisibili con il nuovo regime. Sarebbe, inoltre, impossibile pensare che un'eventuale rettifica confermi il termine ultimo del 26 Gennaio in quanto concederebbe un lasso di tempo troppo breve ai numerosi Comuni interessati per effettuare il pagamento.
La strada utile per assicurare una giusta revisione dell'imponibilità dei terreni montani consiste in una ampia concertazione, comprensiva della ricognizione delle principali caratteristiche territoriali e di rischio idrogeologico, di utilizzo e di possesso, nonché di redditività dei fondi agricoli montani, resa possibile dalle ingenti risorse impiegate da oltre un decennio per la revisione degli archivi agrari e del relativo catasto.