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Il grande caldo preoccupa gli agricoltori lucani

Pesanti i danni economici per il calo delle produzioni

L'ondata di calore e in alcune aree l'insufficienza di acqua ad uso irriguo preoccupano seriamente gli imprenditori agricoli. Anche per gli allevatori, specie di bovini da latte e suini, la situazione è critica.

L'allarme arriva dalla Cia regionale, da dove spiegando che "nel mirino del caldo e della siccità ci sono soprattutto le produzioni ortofrutticole tra le maggiori fonti di reddito per molti coltivatori lucani".
"A causa del gran caldo, nonostante gli impianti di ventilazione nelle stalle, la produzione di latte è calata di 5 o 6 litri al giorno -spiega la Cia-. Le alte temperature di questi giorni rischiano di anticipare di molto l'invaiatura, ovvero la maturazione dei vigneti, e se l'invaiatura parte prima, anche i tempi della raccolta rischiano di essere molto anticipati. Enologi ed esperti sono ancora prudenti nel dare un giudizio definitivo e molto dipenderà dal clima delle prossime settimane, soprattutto per quanto riguarda le temperature. Con la speranza che il caldo umido non sia veicolo di nuove malattie per i vitigni.
In zootecnia criticità per gli allevamenti di maiali che mangiano solo se la temperatura ambiente non supera i 30 gradi altrimenti riducono di metà il loro nutrimento. Per riuscire a contenere la temperatura i produttori di suini hanno dovuto installare dei condizionatori d'aria nei pressi dei porcili. Stesso provvedimento è stato preso dagli allevatori di vacche e galline. La produzione di uova è ridotta del 15-20%.

Pure le api soffrono per il caldo volano meno e tendono a rimanere a terra senza riuscire più a prendere il polline. Il problema non riguarda solo la produzione del miele ma anche l'azione di impollinazione dei fiori, indispensabile per le coltivazioni agricole.
Le uniche note positive vengono dal rialzo di consumi e prezzi per la frutta tipica di stagione, con pesche, susine, anguria e melone su tutti. Ma l'altra faccia della medaglia è che l'opprimente calura sta letteralmente "bruciando" la frutta e gli ortaggi, compresi i trapianti di maggio e giugno del pomodoro, così come sono in difficoltà le coltivazioni di mais necessarie per l'alimentazione degli animali che hanno bisogno di una adeguata irrigazione. Accade quindi che solo una parte della nostra produzione ortofrutticola arriva ai banchi di vendita dove se non si riesce a vendere in giornata rischia di finire in spazzatura.
Per la Cia è presto quantificare i danni ma si profila un'ennesima "mazzata" sui redditi degli agricoltori già falcidiati da troppe calamità e crisi di mercato.
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