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Gli immigrati a Matera dicono "Grazie"

La nuova campagna di sensibilizzazione de Il Sicomoro

Favorire l'integrazione e sensibilizzare la comunità materana al delicato tema dell'immigrazione. Con questo obiettivo nasce la campagna del "Grazie" che si protrarrà per tutto il mese di Gennaio 2015. Un progetto di comunicazione promosso dalla cooperativa sociale Il Sicomoro, in collaborazione con l'Unibastoreplus, l'agenzia di comunicazione Ego55 e i comuni di San Chirico Raparo e Grottole.

Pubblicazioni su diversi quotidiani e riviste, ma anche cartoline e manifesti raffiguranti volti e storie accompagnati da un grande "Grazie" saranno distribuiti in tutta la città. Sono i volti e le storie dei richiedenti asilo e dei rifugiati politici che hanno trovato a Matera o nei comuni limitrofi una seconda casa. Cinque le versioni della campagna di comunicazione che punta non solo a rendere partecipe la comunità materana dei processi di integrazione in atto, ma anche consapevole del senso di gratitudine che queste persone provano verso gli abitanti del luogo che li ospita: "Io ti ringrazio perché mi hai aiutato a curare il mio bambino, mi hai insegnato un lavoro, mi hai dato una speranza".

"L'iniziativa nasce dalla constatazione che a livello nazionale, e Matera non ne è immune, si sta diffondendo sempre più il razzismo come reazione ad una serie di fatti di cronaca che si stanno susseguendo, ultimo in ordine di tempo l'attentato di Parigi – spiega Michele Plati, presidente de Il Sicomoro – la nostra cooperativa si occupa di immigrazione da più di 10 anni, ma questi sono i primi mesi in cui i segnali di intolleranza stanno diventando più palpabili. Si avverte una crescente diffusione del razzismo attraverso piccoli ma significativi episodi che diventano sintomatici di una condizione fino ad ora inesistente".

Il Sicomoro gestisce il progetto SPRAR (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) del Ministero degli Interni che attualmente ospita 85 persone tra minori e adulti: 42 a Matera, 21 a Grottole, 12 a San Chirico Raparo e 10 a Santarcangelo in collaborazione con l'associazione Città della Pace. "Hanno un'età compresa tra i 20 e i 50 anni. Ci sono famiglie, singoli e mamme con bambini – spiega Plati - nella comunità per minori, il più piccolo ha 16 anni, il più grande ne ha compiuti 18. Provengono da Mali, Pakistan, Gambia, Egitto. Le esperienze sono le più diverse, le più disperate e disparate". Se i numeri relativi a Matera non sono rilevanti, "in Basilicata gli stranieri ospitati dallo Sprar sono in totale 543, un numero già più importante se lo si considera in rapporto alla popolazione. La Basilicata, da questo punto di vista, è al settimo posto in Italia. L'Italia, invece, è al sesto posto in Europa, dopo Svezia, Malta, Germania e Francia. Una buona posizione, tutto sommato".

L'accoglienza proposta dallo SPRAR presuppone interventi continuativi nel tempo, solidi e sostenibili, garantiti da competenze e capacità che – nel corso degli anni – sono cresciute e si sono sviluppate garantendo interventi di accoglienza integrata che superano la mera distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare la costruzione di percorsi individuali di inclusione e inserimento socio-economico.

La campagna del grazie non è, dunque, che un completamento delle numerose attività quotidianamente svolte da Il Sicomoro in ottica di inclusione sociale e integrazione: dalla prima accoglienza allo screening sanitario, dai corsi di lingua italiana alla ricerca di un lavoro. A queste va ora ad aggiungersi, grazie alla collaborazione con l'Unibastoreplus Community Information Center di Matera, la realizzazione di interventi mirati alla ricerca attiva del lavoro da svolgersi presso la sede di piazza Matteotti così da mettere direttamente in relazione giovani disoccupati del luogo con rifugiati e richiedenti asilo. "Bisogna fare in modo che gli stranieri frequentino i normali luoghi di aggregazione della vita materana in modo che possano socializzare, essere riconosciuti e riconoscibili dalla città, e non siano vissuti come enclavi a parte".
"Vogliamo ringraziare le persone che ogni giorno incontriamo lungo la strada, i proprietari degli appartamenti che ci ospitano, i funzionari della questura che verificano il nostro soggiorno, i funzionari del Comune che registrano le nostre residenze, i servizi sociali comunali che ci ascoltano, i medici che ci controllano e ci curano, i professori che insegnano nelle scuole che frequentiamo, le maestre e i maestri che educano i nostri figli, i nostri vicini di casa che ci salutano per le scale. Vogliamo ringraziare le città che ci ospitano. Sappiamo di essere in tanti, in troppi. In tutto il mondo siamo 51 milioni di persone, obbligati a migrare a causa di persecuzioni, conflitti, violazione dei nostri diritti di uomini. Ci avete aperto le porte delle vostre città, ve ne saremo grati per sempre".
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