Cronaca
Finto ginecologo colpisce ancora
Sisto Salvatore Urgo nuovamente sotto processo
Matera - martedì 17 giugno 2014
9.42
Sono davvero poche, ormai, le procure che non hanno mai sentito parlare di Sisto Salvatore Urgo, il 32 di San Mauro Forte, in provincia di Matera che, grazie alle sue conoscenze e abilità tecnologiche, da hacker, si infiltra nei data base dei reparti di Ginecologia degli ospedali per contattare ignare pazienti e, fingendosi specialista ginecologo, richiedere filmati video o fotografie delle parti intime delle malcapitate.
Ultimamente è stato il tribunale di Bologna ha riunire ben sette procedimenti a suo carico, mentre già a Trani e Matera sono già in corso processi per violenza sessuale, aggravata dal fatto di essersi attribuito la qualità di medico ginecologo e di aver abusato delle condizioni di inferiorità della persona offesa, nonché per molestie telefoniche verso una giovane di Trevigiano (di 26 anni), che si era sottoposta ad alcuni esami ginecologici nell'ospedale di Montebelluna (Treviso). Il pm padovano, Vartan Giacomelli, ha chiuso l'indagine e ha chiesto di processare Urgo, difeso dal penalista beneventano Alberto Simeone: l'udienza preliminare davanti al gup Domenica Gambardella è fissata per il 19 giugno.
L'ultimo procedimento, in ordine di tempo, dopo la chiusura delle indagini, vedrà l'udienza preliminare giovedì 19 giugno prossimo, davanti al Gup Domenica Gambardella e per richiesta de Pm padovano Vartan Giacomelli. L' indagine è stata svolta dalla Polizia postale, che è partita da una serie di denunce presentate in Emilia Romagna da nove giovani (la metà studentesse universitarie e comunque comprese tra i 20 ed i 30 anni) contattate da questo sedicente ginecologo con domande, o richieste, che nulla avevano a che fare con l'esercizio della professione medica.
Arrivati alla fonte di contatto, cioè Urgo, si è scoperto che lo stesso materano aveva avuto accesso agli archivi informatici dei reparti ginecologici di Bologna, Parma, Reggio Emilia, Modena e Piacenza. Il 31 ottobre 2012 era scattato l'arresto per l'uomo, che si presentava al telefono con il cognome di ginecologi realmente in attività, chiedendo informazioni sulla sintomatologia con foto o video per analizzare le patologie delle pazienti (il processo davanti al tribunale di Bologna il 25 settembre).
Si presentava alle malcapitate dicendo: "Sono stato incaricato di occuparmi del suo caso. Le è stata riscontrata un'infiammazione vaginale e ho bisogno di altri dati". I dati richiesti consistevano in un video mentre la paziente compiva un atto di autoerotismo, spiegato dicendo: "perché ho la necessità di localizzare l'infiammazione". Alcune giovani ci sono cascate, inviando il filmino.
La trappola non ha funzionato con la 26enne di Trevignano. Urgo, ha già patteggiato una condanna, mentre nel processo di cui è protagonista, sia a Trani che a Matera, è in corso una perizia psichiatrica.
Ultimamente è stato il tribunale di Bologna ha riunire ben sette procedimenti a suo carico, mentre già a Trani e Matera sono già in corso processi per violenza sessuale, aggravata dal fatto di essersi attribuito la qualità di medico ginecologo e di aver abusato delle condizioni di inferiorità della persona offesa, nonché per molestie telefoniche verso una giovane di Trevigiano (di 26 anni), che si era sottoposta ad alcuni esami ginecologici nell'ospedale di Montebelluna (Treviso). Il pm padovano, Vartan Giacomelli, ha chiuso l'indagine e ha chiesto di processare Urgo, difeso dal penalista beneventano Alberto Simeone: l'udienza preliminare davanti al gup Domenica Gambardella è fissata per il 19 giugno.
L'ultimo procedimento, in ordine di tempo, dopo la chiusura delle indagini, vedrà l'udienza preliminare giovedì 19 giugno prossimo, davanti al Gup Domenica Gambardella e per richiesta de Pm padovano Vartan Giacomelli. L' indagine è stata svolta dalla Polizia postale, che è partita da una serie di denunce presentate in Emilia Romagna da nove giovani (la metà studentesse universitarie e comunque comprese tra i 20 ed i 30 anni) contattate da questo sedicente ginecologo con domande, o richieste, che nulla avevano a che fare con l'esercizio della professione medica.
Arrivati alla fonte di contatto, cioè Urgo, si è scoperto che lo stesso materano aveva avuto accesso agli archivi informatici dei reparti ginecologici di Bologna, Parma, Reggio Emilia, Modena e Piacenza. Il 31 ottobre 2012 era scattato l'arresto per l'uomo, che si presentava al telefono con il cognome di ginecologi realmente in attività, chiedendo informazioni sulla sintomatologia con foto o video per analizzare le patologie delle pazienti (il processo davanti al tribunale di Bologna il 25 settembre).
Si presentava alle malcapitate dicendo: "Sono stato incaricato di occuparmi del suo caso. Le è stata riscontrata un'infiammazione vaginale e ho bisogno di altri dati". I dati richiesti consistevano in un video mentre la paziente compiva un atto di autoerotismo, spiegato dicendo: "perché ho la necessità di localizzare l'infiammazione". Alcune giovani ci sono cascate, inviando il filmino.
La trappola non ha funzionato con la 26enne di Trevignano. Urgo, ha già patteggiato una condanna, mentre nel processo di cui è protagonista, sia a Trani che a Matera, è in corso una perizia psichiatrica.