Territorio
Ecco perchè il 2 giugno l'Italia celebra se stessa
Lettera di una docente alle giovani generazioni
Matera - venerdì 2 giugno 2017
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani vuole offrire il proprio contributo sulla Festa della Repubblica e sul significato del due giugno 1946 pubblicando la lettera di una docente A046 (ex A019 discipline giuridiche ed economiche), quotidianamente impegnata come tutti i colleghi, nella diffusione della cultura della legalità e con l'auspicio che sempre più spazio venga dedicato, in tutte le scuole e fin dalla più tenera età, alla nostra storia giuridica al fine di consentire la condivisione dei principi fondamentali sui quali si fonda la nostra democrazia.
"Nonostante ormai da diversi anni si parli nelle scuole del tema di Cittadinanza e Costituzione, rimango sempre un po' perplessa quando i miei studenti si illuminano al racconto della nascita della nostra carta costituzionale e comprendono che la data scelta per il festeggiamento coincide con la commemorazione di una lontana giornata di giugno di ben 71 anni fa, in cui gli italiani, tutti gli italiani, vennero chiamati a scegliere tra la monarchia e la repubblica.
Sembra strano, direi quasi impossibile, tuttavia i ragazzi conoscono molto poco la nostra storia più recente a cominciare proprio dalla scelta democratica del due giugno del 1946.
E allora si impone, oltre al racconto degli avvenimenti storici, una inevitabile riflessione sul significato della parola Repubblica e sui valori che la stessa racchiude; sulla meravigliosa sensazione di appartenenza ad uno stato per scelta libera e consapevole; sull'esercizio della sovranità che appartiene al popolo e ci rende cittadini e non sudditi, ma soprattutto sulla consapevolezza della res publica come bene comune, bene di tutti nessuno escluso; bene che tutti siamo chiamati a tutelare in un percorso non sempre facile, fatto anche di tanti sacrifici, ma affrontato con l'intima condivisione di valori fondamentali e democratici sui quali si fonda il concetto stesso di Repubblica e le sue norme affinché nessuno resti indietro e tutti, ma proprio tutti, possano vivere una vita libera e dignitosa, giusta e solidale.
Mi emoziono ogni volta nel raccontare tutto questo ai miei studenti. Mi emoziono quando parlo dei valori in cui si identifica la scelta degli italiani del 1946; Mi emoziono quando parlo dei principi fondamentali scolpiti in apertura della nostra Costituzione; e generalmente, a questo punto della lezione, c'è sempre qualcuno che mi guarda perplesso e mi domanda se veramente credo in quello che sto dicendo.
Che strano vedere volti giovani, giovanissimi, guardarti un po' increduli e un po' scettici e in attesa di una risposta che, trascorso un momento di stupore antico, ma sempre nuovo, a causa del loro smarrimento, non tarda ad arrivare.
Ma certo che ci credo. Certo che ci credo, ragazzi. Certo che continuo a crederci.
E non ci credo solo io. Prima di me ci hanno creduto coloro che hanno combattuto una guerra drammatica e cruenta per consegnarci un paese libero; ci hanno creduto tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita per i valori della Democrazia e della Giustizia; ci credono tante persone che ogni giorno contribuiscono con il loro lavoro onesto a far crescere il nostro paese. E anche se ci sono state pagine buie nella nostra storia repubblicana, pagine in cui questi valori sono stati attaccati con violenza per minare le fondamenta della scelta di libertà dei nostri avi; anche se ci sono stati e ci sono tuttora piaghe aperte e sanguinanti come il terrorismo, la mafia, la corruzione; la Repubblica continua ad essere una scelta importante che ci rende protagonisti attivi della vita democratica e sociale. Tutto questo, però, postula la consapevolezza del nostro status di cittadini, dei nostri diritti e dei nostri doveri e dell'impegno quotidiano che ognuno di noi deve metterci nell'espletare il ruolo che occupa in società, lavorando con passione, tenacia, coerenza ed onestà.
Ritengo, tuttavia, che questa opera di diffusione della cultura della legalità, non disgiunta da un excursus storico sia sulle vicende che hanno condotto gli italiani il due giugno del 1946 a scegliere la Repubblica, sia sulle vicende turbolente che hanno tentato ripetutamente di minarne i valori condivisi costituisca un patrimonio culturale che non può essere trascurato, ma che deve essere proposto ai giovani fin dalla più tenera età. I giovani, infatti, dovrebbero prendere coscienza delle origini della nostra Repubblica e del sacrificio di tante persone in difesa dei valori democratici, per poterli spontaneamente sentire propri e, quindi, amarli, rispettarli, difenderli in maniera civile e pacifica ampliando i proprio orizzonti e aprendosi nel contempo, come la sfida del terzo millennio ci impone, a nuove forme di solidarietà e di accoglienza che solo grazie a un patrimonio culturale democratico abbraccino, trascendendo lo status di Cittadino, tutta l'Umanità".
Oggi, come nel 1948, ci siano sempre da guida le parole tratte dal messaggio di Luigi Einaudi in occasione del suo insediamento come Presidente della Repubblica nel 1948.
"Il trapasso avvenuto il due giugno dall'una all'altra forma istituzionale dello Stato fu non solo meraviglioso per la maniera legale e pacifica del suo avveramento, ma anche perché fornì al mondo la prova che il nostro Paese era ormai maturo per la Democrazia. Che, se è qualcosa, è discussione, è lotta anche viva, anche tenace tra opinioni diverse ed opposte, ed è alla fine, la vittoria di una opinione chiaritasi dominante sulle altre" .
Prof.ssa Elisabetta Barbuto
Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani
"Nonostante ormai da diversi anni si parli nelle scuole del tema di Cittadinanza e Costituzione, rimango sempre un po' perplessa quando i miei studenti si illuminano al racconto della nascita della nostra carta costituzionale e comprendono che la data scelta per il festeggiamento coincide con la commemorazione di una lontana giornata di giugno di ben 71 anni fa, in cui gli italiani, tutti gli italiani, vennero chiamati a scegliere tra la monarchia e la repubblica.
Sembra strano, direi quasi impossibile, tuttavia i ragazzi conoscono molto poco la nostra storia più recente a cominciare proprio dalla scelta democratica del due giugno del 1946.
E allora si impone, oltre al racconto degli avvenimenti storici, una inevitabile riflessione sul significato della parola Repubblica e sui valori che la stessa racchiude; sulla meravigliosa sensazione di appartenenza ad uno stato per scelta libera e consapevole; sull'esercizio della sovranità che appartiene al popolo e ci rende cittadini e non sudditi, ma soprattutto sulla consapevolezza della res publica come bene comune, bene di tutti nessuno escluso; bene che tutti siamo chiamati a tutelare in un percorso non sempre facile, fatto anche di tanti sacrifici, ma affrontato con l'intima condivisione di valori fondamentali e democratici sui quali si fonda il concetto stesso di Repubblica e le sue norme affinché nessuno resti indietro e tutti, ma proprio tutti, possano vivere una vita libera e dignitosa, giusta e solidale.
Mi emoziono ogni volta nel raccontare tutto questo ai miei studenti. Mi emoziono quando parlo dei valori in cui si identifica la scelta degli italiani del 1946; Mi emoziono quando parlo dei principi fondamentali scolpiti in apertura della nostra Costituzione; e generalmente, a questo punto della lezione, c'è sempre qualcuno che mi guarda perplesso e mi domanda se veramente credo in quello che sto dicendo.
Che strano vedere volti giovani, giovanissimi, guardarti un po' increduli e un po' scettici e in attesa di una risposta che, trascorso un momento di stupore antico, ma sempre nuovo, a causa del loro smarrimento, non tarda ad arrivare.
Ma certo che ci credo. Certo che ci credo, ragazzi. Certo che continuo a crederci.
E non ci credo solo io. Prima di me ci hanno creduto coloro che hanno combattuto una guerra drammatica e cruenta per consegnarci un paese libero; ci hanno creduto tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita per i valori della Democrazia e della Giustizia; ci credono tante persone che ogni giorno contribuiscono con il loro lavoro onesto a far crescere il nostro paese. E anche se ci sono state pagine buie nella nostra storia repubblicana, pagine in cui questi valori sono stati attaccati con violenza per minare le fondamenta della scelta di libertà dei nostri avi; anche se ci sono stati e ci sono tuttora piaghe aperte e sanguinanti come il terrorismo, la mafia, la corruzione; la Repubblica continua ad essere una scelta importante che ci rende protagonisti attivi della vita democratica e sociale. Tutto questo, però, postula la consapevolezza del nostro status di cittadini, dei nostri diritti e dei nostri doveri e dell'impegno quotidiano che ognuno di noi deve metterci nell'espletare il ruolo che occupa in società, lavorando con passione, tenacia, coerenza ed onestà.
Ritengo, tuttavia, che questa opera di diffusione della cultura della legalità, non disgiunta da un excursus storico sia sulle vicende che hanno condotto gli italiani il due giugno del 1946 a scegliere la Repubblica, sia sulle vicende turbolente che hanno tentato ripetutamente di minarne i valori condivisi costituisca un patrimonio culturale che non può essere trascurato, ma che deve essere proposto ai giovani fin dalla più tenera età. I giovani, infatti, dovrebbero prendere coscienza delle origini della nostra Repubblica e del sacrificio di tante persone in difesa dei valori democratici, per poterli spontaneamente sentire propri e, quindi, amarli, rispettarli, difenderli in maniera civile e pacifica ampliando i proprio orizzonti e aprendosi nel contempo, come la sfida del terzo millennio ci impone, a nuove forme di solidarietà e di accoglienza che solo grazie a un patrimonio culturale democratico abbraccino, trascendendo lo status di Cittadino, tutta l'Umanità".
Oggi, come nel 1948, ci siano sempre da guida le parole tratte dal messaggio di Luigi Einaudi in occasione del suo insediamento come Presidente della Repubblica nel 1948.
"Il trapasso avvenuto il due giugno dall'una all'altra forma istituzionale dello Stato fu non solo meraviglioso per la maniera legale e pacifica del suo avveramento, ma anche perché fornì al mondo la prova che il nostro Paese era ormai maturo per la Democrazia. Che, se è qualcosa, è discussione, è lotta anche viva, anche tenace tra opinioni diverse ed opposte, ed è alla fine, la vittoria di una opinione chiaritasi dominante sulle altre" .
Prof.ssa Elisabetta Barbuto
Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani