Territorio
Dura nota di FIMMG Matera e Potenza su compenso Guardie Mediche
Una situazione insostenibile per chi spesso lavora in condizioni tecniche, igienico-sanitario e di sicurezza precarie
Matera - mercoledì 18 ottobre 2017
In una nota i segretari provinciali della Fimmg di Matera e Potenza, Michele Campanaro e Antonio Santangelo fanno sapere che "dal 2001 i medici addetti al servizio di guardia medica (ieri) ora di continuità assistenziale, a fronte di sedi fortemente disagiate, montane, isolate, percepiscono, in aggiunta al compenso professionale previsto dall' Accordo Collettivo Nazionale una indennità di rischio pari a 3,5 e di 4 euro (dal 2008) lordi ora omnicomprensiva (omnicomprensiva nel senso che con 4 euro la regione ritiene di compensare i medici per il rischio legato alla sede disagiata e non a norma, all'isolamento con rischio aggiuntivo di possibili atti violenti, come da cronaca quasi quotidiana). E' una voce integrativa regionale prevista dagli accordi decentrati, contemplati a loro volta nell'Accordo Collettivo Nazionale.
In totale il medico di guardia che lavora di notte (orario di servizio 20 – 08) e nei giorni festivi (dalle 8 alle 20) percepisce la somma oraria complessiva lorda di 26 euro.
Tutto questo dal 2008, ultimo Accordo Collettivo Nazionale firmato da sindacati e parte pubblica tuttora in vigore, e conseguenti (ed altrettanto datati) Accordi Integrativi Decentrati.
Per cui da quasi 10 anni questi medici riescono a guadagnare, mediamente 2400 euro lordi al mese, che privati di tasse (circa 700 euro) e contributi previdenziali (circa 200 euro), si riducono a 1500 euro al mese, ma senza 13esima, senza diritto a indennità di malattia, senza diritto a ferie, senza copertura assicurativa professionale che deve essere stipulata da singolo medico".
Nella nota la Fimmg aggiunge: "i medici lavorano di notte, Natale, Pasqua ed Epifania, tutte le 52 domeniche annue in sedi spesso non a norma sia dal punto di vista tecnico, igienico-sanitario e di sicurezza per lavoratore e cittadino\paziente, con rischi legati anche al fatto che ormai il sesso femminile è predominante fra i medici addetti, al punto che le colleghe spesso e comprensibilmente si fanno accompagnare per tutta la durata del loro turno da mariti, padri, madri. fratelli, il tutto per 18.000 lorde euro annue. Dopo circa 10 anni dalla firma del contratto, dopo gli episodi di aggressione ai medici, di violenza sulle colleghe, - si legge ancora nella nota - la Regione Basilicata decide di sospendere il pagamento di tale indennità perché la Corte dei Conti regionale, chiede loro spiegazioni circa tale indennità.
La Regione, invece di difendere la validità dell'Accordo, cioè il suo operato, dal mese di Maggio, per autotutela, sospende il pagamento di tale somma ( circa 500 euro lorde al mese per medico...i quali così guadagnano meno di 1500 euro mensili).
Fin qui mal di nulla direbbe qualcuno, ci sarà comunque la possibilità per i medici di ricorrere presso qualche giudice del lavoro per cercare di recuperare il mal tolto.
Ed invece è di questi giorni la delibera della Regione Basilicata che avvia le procedure per richiedere ai medici la restituzione dell'indennità per i 10 anni pregressi, parliamo per medici che hanno svolto tale servizio dal 2008 al 2017 di circa 50 mila euro a medico.
Il problema investe all'incirca 1000 medici, sia quelli ancora in attività (circa 500) ma anche tutti coloro che hanno svolto questo servizio negli anni scorsi e che hanno lasciato per vari motivi. E' una situazione veramente kafkiana: la regione sottoscrive liberamente un contratto nel 2008, nel 2017 la Corte dei Conti, anzi la Procura, ipotizza che tali indennità forse non erano dovute o quanto meno non è stato messo per iscritto che l'indennità per il rischio era legato alle inadeguatezze dei presidi (spesso ancora oggi a livello di terzo mondo) spesso privi di qualsiasi idoneità, e la regione invece di difendere l'operato senza aspettare l'esito delle valutazioni del collegio giudicante della Corte stessa chiede ai medici la restituzione di tali somme".
In totale il medico di guardia che lavora di notte (orario di servizio 20 – 08) e nei giorni festivi (dalle 8 alle 20) percepisce la somma oraria complessiva lorda di 26 euro.
Tutto questo dal 2008, ultimo Accordo Collettivo Nazionale firmato da sindacati e parte pubblica tuttora in vigore, e conseguenti (ed altrettanto datati) Accordi Integrativi Decentrati.
Per cui da quasi 10 anni questi medici riescono a guadagnare, mediamente 2400 euro lordi al mese, che privati di tasse (circa 700 euro) e contributi previdenziali (circa 200 euro), si riducono a 1500 euro al mese, ma senza 13esima, senza diritto a indennità di malattia, senza diritto a ferie, senza copertura assicurativa professionale che deve essere stipulata da singolo medico".
Nella nota la Fimmg aggiunge: "i medici lavorano di notte, Natale, Pasqua ed Epifania, tutte le 52 domeniche annue in sedi spesso non a norma sia dal punto di vista tecnico, igienico-sanitario e di sicurezza per lavoratore e cittadino\paziente, con rischi legati anche al fatto che ormai il sesso femminile è predominante fra i medici addetti, al punto che le colleghe spesso e comprensibilmente si fanno accompagnare per tutta la durata del loro turno da mariti, padri, madri. fratelli, il tutto per 18.000 lorde euro annue. Dopo circa 10 anni dalla firma del contratto, dopo gli episodi di aggressione ai medici, di violenza sulle colleghe, - si legge ancora nella nota - la Regione Basilicata decide di sospendere il pagamento di tale indennità perché la Corte dei Conti regionale, chiede loro spiegazioni circa tale indennità.
La Regione, invece di difendere la validità dell'Accordo, cioè il suo operato, dal mese di Maggio, per autotutela, sospende il pagamento di tale somma ( circa 500 euro lorde al mese per medico...i quali così guadagnano meno di 1500 euro mensili).
Fin qui mal di nulla direbbe qualcuno, ci sarà comunque la possibilità per i medici di ricorrere presso qualche giudice del lavoro per cercare di recuperare il mal tolto.
Ed invece è di questi giorni la delibera della Regione Basilicata che avvia le procedure per richiedere ai medici la restituzione dell'indennità per i 10 anni pregressi, parliamo per medici che hanno svolto tale servizio dal 2008 al 2017 di circa 50 mila euro a medico.
Il problema investe all'incirca 1000 medici, sia quelli ancora in attività (circa 500) ma anche tutti coloro che hanno svolto questo servizio negli anni scorsi e che hanno lasciato per vari motivi. E' una situazione veramente kafkiana: la regione sottoscrive liberamente un contratto nel 2008, nel 2017 la Corte dei Conti, anzi la Procura, ipotizza che tali indennità forse non erano dovute o quanto meno non è stato messo per iscritto che l'indennità per il rischio era legato alle inadeguatezze dei presidi (spesso ancora oggi a livello di terzo mondo) spesso privi di qualsiasi idoneità, e la regione invece di difendere l'operato senza aspettare l'esito delle valutazioni del collegio giudicante della Corte stessa chiede ai medici la restituzione di tali somme".