Territorio
Danni da fauna selvatica, è allarme rosso
Cia Basilicata: “Stato precario per tante aziende agricole lucane”
Basilicata - giovedì 14 gennaio 2016
10.02
"I danni provocati alle aziende agricole dall'emergenza fauna selvatica in Basilicata ammontano ad alcuni milioni di euro mentre il risarcimento diretto disposto dalla Regione a qualche centinaio di euro (l'ultima tranche è di 150mila euro e risale ad ottobre scorso), per non parlare degli incidenti sempre più frequenti sulle strade; eppure dal Governo non è arrivato nessun provvedimento urgente per fronteggiare l'emergenza fauna selvatica. Ma non si può rimandare ancora: il 2016 porti finalmente ad affrontare in maniera decisa la questione, per non ritrovarci al solito assurdo 'bollettino di guerra' con l'elenco delle perdite e delle vittime". E' questo l'appello della Cia Basilicata.
Gli episodi di branchi di cinghiali davanti alle aziende agricole - specie nell'area del Parco Gallipoli Cognato, nella Collina Materana e nell'area Sud della provincia di Potenza, con continue minacce per l'incolumità di agricoltori e famiglie - sono stati denunciati "da anni dalla Cia insieme alla proposta di una serie di iniziative per intraprendere un percorso efficace di risoluzione della problematica". In particolare negli ultimi anni è diventata sempre più difficile la convivenza sul territorio tra agricoltori e fauna selvatica, la cui consistenza numerica ha raggiunto livelli davvero preoccupanti, che mettono a serio rischio l'incolumità pubblica, oltre a causare danni economici pesanti alle aziende agricole.
Alla Regione e agli enti locali, la confederazione chiede "interventi adeguati di abbattimento selettivo rivolti all'effettivo controllo della massiccia presenza delle specie alloctone e invasive, degli ungulati e dei selvatici predatori che stravolgono l'equilibrio naturale e produttivo". Ed ancora, l'adozione di "un piano straordinario di interventi per riportare la presenza e la densità degli ungulati in equilibrio con il territorio. Quindi attivare interventi di contenimento e di prelievo della fauna selvatica, in particolare ungulati, nei parchi e nelle aree protette; e garantire il rispetto del principio del risarcimento totale dei danni diretti ed indiretti causati da fauna selvatica ed ungulati". Tra l'altro, sollecita la Cia, è necessario "adoperarsi con urgenza per il potenziamento degli strumenti di contenimento preventivo, per uno snellimento delle procedure e per potenziare i fondi per il risarcimento agli agricoltori coinvolti, considerato anche che oggi in molte regioni questi coprono a malapena il 30% dei danni riconosciuti e spesso sono limitati solo alle cosiddette specie prioritarie".
Ora le speranze per superare l'allarme sono riposte nel recente provvedimento dell'assessore Braia che riguarda l'apertura delle attività di selecontrollo nei quattro Parchi naturali di Basilicata e l'inizio istruttoria per la definizione del progetto integrato per la realizzazione di nuovi chiusini per la cattura dei cinghiali e avvio di una filiera di trasformazione della carne.
Gli episodi di branchi di cinghiali davanti alle aziende agricole - specie nell'area del Parco Gallipoli Cognato, nella Collina Materana e nell'area Sud della provincia di Potenza, con continue minacce per l'incolumità di agricoltori e famiglie - sono stati denunciati "da anni dalla Cia insieme alla proposta di una serie di iniziative per intraprendere un percorso efficace di risoluzione della problematica". In particolare negli ultimi anni è diventata sempre più difficile la convivenza sul territorio tra agricoltori e fauna selvatica, la cui consistenza numerica ha raggiunto livelli davvero preoccupanti, che mettono a serio rischio l'incolumità pubblica, oltre a causare danni economici pesanti alle aziende agricole.
Alla Regione e agli enti locali, la confederazione chiede "interventi adeguati di abbattimento selettivo rivolti all'effettivo controllo della massiccia presenza delle specie alloctone e invasive, degli ungulati e dei selvatici predatori che stravolgono l'equilibrio naturale e produttivo". Ed ancora, l'adozione di "un piano straordinario di interventi per riportare la presenza e la densità degli ungulati in equilibrio con il territorio. Quindi attivare interventi di contenimento e di prelievo della fauna selvatica, in particolare ungulati, nei parchi e nelle aree protette; e garantire il rispetto del principio del risarcimento totale dei danni diretti ed indiretti causati da fauna selvatica ed ungulati". Tra l'altro, sollecita la Cia, è necessario "adoperarsi con urgenza per il potenziamento degli strumenti di contenimento preventivo, per uno snellimento delle procedure e per potenziare i fondi per il risarcimento agli agricoltori coinvolti, considerato anche che oggi in molte regioni questi coprono a malapena il 30% dei danni riconosciuti e spesso sono limitati solo alle cosiddette specie prioritarie".
Ora le speranze per superare l'allarme sono riposte nel recente provvedimento dell'assessore Braia che riguarda l'apertura delle attività di selecontrollo nei quattro Parchi naturali di Basilicata e l'inizio istruttoria per la definizione del progetto integrato per la realizzazione di nuovi chiusini per la cattura dei cinghiali e avvio di una filiera di trasformazione della carne.