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CIA: PANE E OLIO A BAMBINI NON DIVENTI “ESEMPIO PUNITIVO”

Occasione invece per rafforzare i programmi di educazione alimentare nelle scuole

Ha fatto discutere, arrivando fino alle cronache nazionali, la decisione di un'amministrazione comunale (Montevarchi) di introdurre un pasto alternativo, a base di pane con l'olio, ai bambini e ragazzi di famiglie che, dopo un mese di solleciti, continuano ad essere morose nel pagamento del servizio mensa. Per noi dell'Oprol (organizzazione produttori olivicoli) e Cia pane e olio non può diventare un simbolo punitivo specie se in concomitanza con i nuovi programmi per la dop unica (che segue quella per il Vulture) e "olio biotech" della Regione di investimento a favore del miglioramento qualitativo dell'olio lucano. Il caso di Montevarchi al contrario deve rappresentare l'occasione per rafforzare i programmi di educazione alimentare nelle scuole che noi, di intesa con l'Agia (Associazione Giovani Imprenditori), stiamo svolgendo da tempo in numerosi istituti scolastici.

I dati di partenza: il 37% di ragazzi di 8-9 anni in sovrappeso o obesi e già tre anni fa il Ministero aveva evidenziato come il 32,3% degli alunni delle elementari avesse problemi di sovrappeso con record del 40% in Abruzzo, Basilicata, Campania, Molise e Puglia. Il forte sovrappeso dei più piccoli, peraltro, non coincide con la percezione delle mamme sulla gestione alimentare delle proprie famiglie, con più del 90% di loro che – secondo i dati diffusi dal Rapporto Osservatorio Mamme - reputa la propria alimentazione fondamentalmente corretta e poco meno del 70% delle intervistate che ritiene di dedicare maggior attenzione all'alimentazione dei propri figli che a quella degli adulti della famiglia.

L'impegno della Cia per la qualità e la sicurezza alimentare a tutela dei consumatori, soprattutto bambini, è ribadito da Paolo Carbone ricordando tra le tante iniziative promosse l' accordo tra la confederazione e i medici di famiglia tesa ad un'alimentazione sana e corretta indispensabile anche per prevenire malattie, le fattorie didattiche e più di recente le fattorie sportive con programmi specifici di alimentazione per quanti praticano sport non esclusivamente agonistico. La qualità dei prodotti, la loro tipicità, la sicurezza alimentare –sottolinea il dirigente della Cia - hanno sempre rappresentato per noi un elemento cardine della nostra strategia a tutela della salute pubblica, dei consumatori. La Cia - che intende intensificare le visite di scolaresche alle Fattorie Didattiche e realizzare laboratori e lezioni nelle scuole di educazione alimentare - vuole promuovere la salute e far conoscere e rilanciare la tipicità dei prodotti italiani, da tutti riconosciuti come elementi importanti per una dieta ideale quella mediterranea. Azioni tese, quindi, a prevenire e a ridurre i rischi di una cattiva alimentazione. D'altra parte, la ricchezza delle nostre tradizioni agricolo-alimentari garantisce –continua Carbone - una risposta più che sufficiente non solo per tutti i gusti, ma anche per tutte le necessità dietologiche, siano esse per il mantenimento di uno stato di benessere che per i fini più squisitamente terapeutici. Di qui la necessità di rilanciare il consumo tra i bambini di frutta e verdura fresca e trasformata e di altri prodotti come succhi e spremute per contribuire alla lotta contro l'obesità infantile e migliorare le loro abitudini alimentari. E' l'obiettivo del programma europeo "Frutta nelle scuole" attuato in circa 120 plessi scolastici delle due province lucane e che interessa oltre 25 mila alunni. La Basilicata, pertanto, si presta ampiamente per realizzare un moderno progetto e un modello da studiare e da far conoscere per valorizzare l'enorme "giacimento di salute" costituito dalle proprie produzioni agroalimentari tipiche. La base di partenza – conclude la Cia – è la scuola dove i bambini possono imparare a distinguere il cibo del fast food da quello di casa ad iniziare dal gusto dell'olio extravergine d'oliva perché no attraverso la sana bruschetta.
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