Religioni
Arcivescovo di Matera: richiami a guerre ed emigrazione nell'omelia di Pasqua
I passaggi salienti pronunciati da mons. Caiazzo
Matera - domenica 31 marzo 2024
10.25
Nell'omelia della Santa Pasqua, l'arcivescovo di Matera Irsina mons. Giuseppe Antonio Caiazzo ha pronunciato diversi riferimenti all'attualità, soprattutto alle guerre. Ecco alcuni passaggi.
(...) questo è il giorno in cui, in mezzo a tanto terrore, paure, guerre, malattie, povertà di ogni genere, avvertiamo il tepore della luce della Resurrezione che ci avvolge e ci consola, che asciuga le nostre lacrime, ci fa uscire dal chiuso dei nostri egoismi, ci apre la mente ed il cuore alla comprensione di un agire comune per il bene di tutti.
La Pasqua di Cristo è la nostra Pasqua come inizio di una nuova fase della nostra esistenza, mettendo da parte schermaglie e lotte di potere, per guardare con l'occhio della verità e il cuore che ama questa nostra terra di Basilicata, d'Italia, del mondo intero. Deporre le armi non come resa al nemico ma come desiderio e volontà di porre le basi per costruire progettualmente e con determinazione il futuro delle nuove generazioni.
Quanta tristezza e delusione nell'assistere a giochi di potere mentre vittime innocenti vengono sacrificati come agnelli condotti al macello! Quanta rabbia in alcuni momenti nello sperimentare l'impotenza di fronte al dilagare di ingiustizie dove i civili, come scudi umani, vengono trucidati, durante una festa da ballo nel deserto, nelle loro case o negli ospedali, nelle sale da ballo, nelle invasioni e occupazioni con il diritto di rubare la terra altrui.
Eppure siamo tutti figli della stessa terra, nostra madre e abitazione, con il cielo quale nostro tetto, il firmamento dove le stelle danzano per tutti, il sole illumina e scalda ogni essere vivente (...).
La Pasqua di Resurrezione c'interpella seriamente tutti, in particolare i battezzati, quindi i credenti, perché siamo stati sepolti nella morte di Cristo e siamo resuscitati con lui. Tutto questo non è teologia o filosofia teorica ma teologia e filosofia pratica, perché, come ci ha detto S. Paolo nella seconda lettura, dobbiamo avere il coraggio di rispondere a quest'invito: "Cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio"! (Col 3,1). Chi vive in questo mondo guardando verso il cielo, non desidera scappare da questo mondo o dalle responsabilità che ognuno ha, bensì impegnarsi concretamente, per aiutare questa umanità ad avere il volto del Risorto. Questo è il vero passaggio che ci indica la Pasqua. La Pasqua di Gesù è gioia, entusiasmo, voglia di vivere, fiducia ritrovata. Non custodi di isterismi religiosi, ma custodi di una speranza e di una gioia che rende capaci di aprire nuovi solchi per la semina, nuove strade da percorrere, nuovi progetti attorno ai quali ritrovarsi e lavorare. Un entusiasmo che non spegne l'entusiasmo di agire a favore degli altri e ci rende indomiti e operatori di bene. La Pasqua è uscire dalla solitudine del sepolcro ed entrare nella luce delle relazioni umane, incominciando da quelle familiari. Ma è altrettanto fondamentale sentirsi parte integrante di questa grande famiglia che è la Chiesa nella quale si agisce, si opera, a volte ci si scontra, ci si perdona, si condivide con non poche sofferenze l'esperienza di vita e di vita di fede (...)
Siamo arrivati a celebrare la Pasqua, ancora una volta dopo il tempo difficile della pandemia, avvertendo nella nostra carne che esiste una grande distanza tra ciò che annunciamo: "Cristo è risorto dai morti", e tutto l'orrore che quotidianamente ci viene comunicato: guerre, attentati, naufragi, tanta disperazione, inondazioni, terremoti, fame e sete, sangue innocente che continua a bagnare una terra sempre più riarsa e bisognosa di vita. Penso sia esattamente qui la forza dell'annuncio cristiano: la morte non è la fine di tutto. Gesù risorto ci ha lanciato una sfida affinchè si possa fare un passaggio decisivo: scegliere tra la vita e la morte, tra la disperazione e la speranza, tra il non senso e la preziosità di ciò che ci circonda, tra la rassegnazione e il lottare contro ogni visione più pessimistica, tra chi distrugge e chi non si arrende a ricostruire. E' già in atto la vittoria su tutto ciò che, animato dall'odio, distrugge. Carissimi, Cristo è risorto, è veramente risorto! Questo è il cuore della Pasqua, il resto è paganesimo, commercio, business manageriale, spettacolo. Auguro ad ognuno e a tutti voi di essere costruttori di pace e di fraternità, esattamente quanto Gesù risorto ha portato. Ne abbiamo bisogno nelle nostre famiglie, sempre più deboli e fragili, nelle nostre comunità parrocchiali che a volte colgo scoraggiate e demotivate, nella politica spesso litigiosa e non sempre lungimirante, impreparata nel cogliere le sfide dell'oggi; tra i nostri giovani virtuosi ma senza punti di riferimento e facilmente usati perché siamo bravi a parlare di loro ma non con loro e a loro: è come se non avessimo più tempo per cogliere il loro grido dignitoso di aiuto nell'essere sostenuti e incoraggiati con progetti di vita, anche lavorativi, capaci di guardare lontano.
Non lasciamo morire la sanità e i luoghi dove tanti anziani trovano riposo e conforto: diamo segni di speranza, possibilmente evitiamo di fare promesse a scopi propagandistici ed elettorali (...)
(...) questo è il giorno in cui, in mezzo a tanto terrore, paure, guerre, malattie, povertà di ogni genere, avvertiamo il tepore della luce della Resurrezione che ci avvolge e ci consola, che asciuga le nostre lacrime, ci fa uscire dal chiuso dei nostri egoismi, ci apre la mente ed il cuore alla comprensione di un agire comune per il bene di tutti.
La Pasqua di Cristo è la nostra Pasqua come inizio di una nuova fase della nostra esistenza, mettendo da parte schermaglie e lotte di potere, per guardare con l'occhio della verità e il cuore che ama questa nostra terra di Basilicata, d'Italia, del mondo intero. Deporre le armi non come resa al nemico ma come desiderio e volontà di porre le basi per costruire progettualmente e con determinazione il futuro delle nuove generazioni.
Quanta tristezza e delusione nell'assistere a giochi di potere mentre vittime innocenti vengono sacrificati come agnelli condotti al macello! Quanta rabbia in alcuni momenti nello sperimentare l'impotenza di fronte al dilagare di ingiustizie dove i civili, come scudi umani, vengono trucidati, durante una festa da ballo nel deserto, nelle loro case o negli ospedali, nelle sale da ballo, nelle invasioni e occupazioni con il diritto di rubare la terra altrui.
Eppure siamo tutti figli della stessa terra, nostra madre e abitazione, con il cielo quale nostro tetto, il firmamento dove le stelle danzano per tutti, il sole illumina e scalda ogni essere vivente (...).
La Pasqua di Resurrezione c'interpella seriamente tutti, in particolare i battezzati, quindi i credenti, perché siamo stati sepolti nella morte di Cristo e siamo resuscitati con lui. Tutto questo non è teologia o filosofia teorica ma teologia e filosofia pratica, perché, come ci ha detto S. Paolo nella seconda lettura, dobbiamo avere il coraggio di rispondere a quest'invito: "Cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio"! (Col 3,1). Chi vive in questo mondo guardando verso il cielo, non desidera scappare da questo mondo o dalle responsabilità che ognuno ha, bensì impegnarsi concretamente, per aiutare questa umanità ad avere il volto del Risorto. Questo è il vero passaggio che ci indica la Pasqua. La Pasqua di Gesù è gioia, entusiasmo, voglia di vivere, fiducia ritrovata. Non custodi di isterismi religiosi, ma custodi di una speranza e di una gioia che rende capaci di aprire nuovi solchi per la semina, nuove strade da percorrere, nuovi progetti attorno ai quali ritrovarsi e lavorare. Un entusiasmo che non spegne l'entusiasmo di agire a favore degli altri e ci rende indomiti e operatori di bene. La Pasqua è uscire dalla solitudine del sepolcro ed entrare nella luce delle relazioni umane, incominciando da quelle familiari. Ma è altrettanto fondamentale sentirsi parte integrante di questa grande famiglia che è la Chiesa nella quale si agisce, si opera, a volte ci si scontra, ci si perdona, si condivide con non poche sofferenze l'esperienza di vita e di vita di fede (...)
Siamo arrivati a celebrare la Pasqua, ancora una volta dopo il tempo difficile della pandemia, avvertendo nella nostra carne che esiste una grande distanza tra ciò che annunciamo: "Cristo è risorto dai morti", e tutto l'orrore che quotidianamente ci viene comunicato: guerre, attentati, naufragi, tanta disperazione, inondazioni, terremoti, fame e sete, sangue innocente che continua a bagnare una terra sempre più riarsa e bisognosa di vita. Penso sia esattamente qui la forza dell'annuncio cristiano: la morte non è la fine di tutto. Gesù risorto ci ha lanciato una sfida affinchè si possa fare un passaggio decisivo: scegliere tra la vita e la morte, tra la disperazione e la speranza, tra il non senso e la preziosità di ciò che ci circonda, tra la rassegnazione e il lottare contro ogni visione più pessimistica, tra chi distrugge e chi non si arrende a ricostruire. E' già in atto la vittoria su tutto ciò che, animato dall'odio, distrugge. Carissimi, Cristo è risorto, è veramente risorto! Questo è il cuore della Pasqua, il resto è paganesimo, commercio, business manageriale, spettacolo. Auguro ad ognuno e a tutti voi di essere costruttori di pace e di fraternità, esattamente quanto Gesù risorto ha portato. Ne abbiamo bisogno nelle nostre famiglie, sempre più deboli e fragili, nelle nostre comunità parrocchiali che a volte colgo scoraggiate e demotivate, nella politica spesso litigiosa e non sempre lungimirante, impreparata nel cogliere le sfide dell'oggi; tra i nostri giovani virtuosi ma senza punti di riferimento e facilmente usati perché siamo bravi a parlare di loro ma non con loro e a loro: è come se non avessimo più tempo per cogliere il loro grido dignitoso di aiuto nell'essere sostenuti e incoraggiati con progetti di vita, anche lavorativi, capaci di guardare lontano.
Non lasciamo morire la sanità e i luoghi dove tanti anziani trovano riposo e conforto: diamo segni di speranza, possibilmente evitiamo di fare promesse a scopi propagandistici ed elettorali (...)