Vita di città
Accensione dei falò, prosegue la discussione
Interventi di Europa verde e di Legambiente
Matera - domenica 19 marzo 2023
13.43
Si "accende" la discussione sull'accensione dei falò e sulle questioni della sicurezza e della tutela ambientale da cui discendono ordinanze comunali molto restrittive. Di seguito due note.
EUROPA VERDE
Quando tutto va bene, nessuno si fa male e non si producono danni, le norme sulla sicurezza appaiono pesanti, farraginose e quasi fatte apposta per scoraggiare le iniziative popolari e della tradizione.
Come i "falò di San Giuseppe" che affondano le loro radici in riti arcaici e propiziatori all'avvicinarsi dell'equinozio di primavera e che chiunque abbia una certa età ricorda come uno dei momenti più affascinanti della propria giovinezza. Erano però anche i tempi in cui i bambini giocavano liberamente con pezzi di eternit non ritenuti, al tempo, pericolosi.
E' quindi innegabile che la vita e tante cose che prima apparivano semplici, oggi lo sono molto meno. La sicurezza è diventata prioritaria e presente in tutte le forme di regolamentazione delle cose che costituiscono un rischio potenziale. Per l'accensione dei fuochi, così, è l'art. 57 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS) ad entrare nel merito esplicitando che occorre l'autorizzazione dell'autorità locale di pubblica sicurezza. Nel caso della nostra Città è la Questura che si occupa di rilasciare autorizzazione dopo aver verificato tutte le condizioni di sicurezza ed aver acquisito una serie di informazioni utili a valutare la possibilità dell'accensione e la esistenza delle condizioni soggettive ed oggettive di fattibilità del falò, quali, ad esempio, che esista l'autorizzazione all'utilizzo dell'area da parte del proprietario del fondo, il prevedibile numero di persone presenti, la distanza tra il falò ed abitazioni, altri edifici, ecc.
Oggi sappiamo cose che prima si ignoravano. Come le emissioni nocive ed inquinanti contenute nei prodotti di combustione che non siano legna naturale. Oggi le pareti di molti edifici, adeguati alle leggi sul risparmio energetico, sono "incappottate" da pannelli di polistirene, un materiale che teme le alte temperature, come tutte le sostanze plastiche. Oggi abbiamo persino esperienza – a Matera - di chi approfittando della tradizione dei falò ha inteso sbarazzarsi di rifiuti pericolosi smaltendoli illegalmente e creando gravi danni alla salute dei cittadini e all'ambiente.
E allora? Occorre rinunciare? Certamente no. Il Sindaco Domenico Bennardi bene ha fatto ad emanare un'ordinanza volta a salvaguardare la sicurezza dei cittadini così come avviene ogni anno dal 2015. E, ancor più, bene ha fatto il Sindaco ad accogliere la nostra proposta, a valere dal prossimo anno, non solo di emanare in largo anticipo l'ordinanza, ma anche di affiancare i cittadini – magari coordinati dai nascendi comitati di quartiere - nella preparazione dei falò nel migliore dei modi avvalendosi - come proposto dallo stesso Sindaco - di un chiaro "vademecum" che possa guidare i cittadini passo dopo passo verso il rispetto della tradizione e della sicurezza.
La sfida insomma è che sin da subito - in collaborazione con i Vigili del Fuoco - si possano individuare preventivamente nei quartieri le aree idonee per i falò promovendo, magari, procedure snelle per mettere a disposizione dei cittadini la legna proveniente dalle potature invernali. In questo modo l'amministrazione e la comunità dei cittadini potrà riuscire a rispettare la tradizione popolare in sicurezza evitando, da una parte, la mortificazione delle legittime aspettative dei più giovani e dall'altra che si arrivi a situazioni fuori controllo come il recente caso di ragazzi che, dopo aver accantonato vecchi mobili, armati di asce e seghe, hanno danneggiato e distrutto pini, abeti e ulivi all'interno di un parco cittadino per procurare altro combustibile per il loro falò.
Europa Verde Matera
I portavoce cittadini
Maria Lucia Summa e Mario Montemurro
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LEGAMBIENTE
In questi giorni a Legambiente sono arrivate diverse segnalazioni che hanno a che fare con i falò che anche a Matera come in molte altre città, per consuetudine, vengono accesi il 19 marzo, vigilia dell'equinozio di primavera e giorno in cui si festeggia San Giuseppe. Dalle cataste di legna preparate con rami di alberi ancora verdi piantati per l'arredo urbano del parco del Rione Pini a quelle allestite con mobili vecchi che oltre al legno hanno anche parti metalliche e plastiche. Ma la maggior parte delle rimostranze sono state quelle relative all'ordinanza del sindaco che ha vietato i falò per motivi di sicurezza e di tutela della salute pubblica. Noi pensiamo che i falò non costituiscono un pericolo se vengono rispettate alcune norme fondamentali: delimitare le aree, isolarle, assicurare distanze di sicurezza e vigilanza, ardere solo legna secca allo stato naturale. Quello che non è assolutamente comprensibile è un divieto emanato a pochi giorni dalla data della ricorrenza, senza un confronto con i cittadini, coi ragazzi che si sono impegnati a organizzare i falò per far rivivere una tradizione legata ai riti propiziatori e di rinascita. La progressiva de-ritualizzazione di alcune pratiche sociali ritenute arcaiche costituiscono una perdita di patrimonio culturale, processi che un'amministrazione attenta e consapevole deve essere in grado di gestire e non di abolire.
EUROPA VERDE
Quando tutto va bene, nessuno si fa male e non si producono danni, le norme sulla sicurezza appaiono pesanti, farraginose e quasi fatte apposta per scoraggiare le iniziative popolari e della tradizione.
Come i "falò di San Giuseppe" che affondano le loro radici in riti arcaici e propiziatori all'avvicinarsi dell'equinozio di primavera e che chiunque abbia una certa età ricorda come uno dei momenti più affascinanti della propria giovinezza. Erano però anche i tempi in cui i bambini giocavano liberamente con pezzi di eternit non ritenuti, al tempo, pericolosi.
E' quindi innegabile che la vita e tante cose che prima apparivano semplici, oggi lo sono molto meno. La sicurezza è diventata prioritaria e presente in tutte le forme di regolamentazione delle cose che costituiscono un rischio potenziale. Per l'accensione dei fuochi, così, è l'art. 57 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS) ad entrare nel merito esplicitando che occorre l'autorizzazione dell'autorità locale di pubblica sicurezza. Nel caso della nostra Città è la Questura che si occupa di rilasciare autorizzazione dopo aver verificato tutte le condizioni di sicurezza ed aver acquisito una serie di informazioni utili a valutare la possibilità dell'accensione e la esistenza delle condizioni soggettive ed oggettive di fattibilità del falò, quali, ad esempio, che esista l'autorizzazione all'utilizzo dell'area da parte del proprietario del fondo, il prevedibile numero di persone presenti, la distanza tra il falò ed abitazioni, altri edifici, ecc.
Oggi sappiamo cose che prima si ignoravano. Come le emissioni nocive ed inquinanti contenute nei prodotti di combustione che non siano legna naturale. Oggi le pareti di molti edifici, adeguati alle leggi sul risparmio energetico, sono "incappottate" da pannelli di polistirene, un materiale che teme le alte temperature, come tutte le sostanze plastiche. Oggi abbiamo persino esperienza – a Matera - di chi approfittando della tradizione dei falò ha inteso sbarazzarsi di rifiuti pericolosi smaltendoli illegalmente e creando gravi danni alla salute dei cittadini e all'ambiente.
E allora? Occorre rinunciare? Certamente no. Il Sindaco Domenico Bennardi bene ha fatto ad emanare un'ordinanza volta a salvaguardare la sicurezza dei cittadini così come avviene ogni anno dal 2015. E, ancor più, bene ha fatto il Sindaco ad accogliere la nostra proposta, a valere dal prossimo anno, non solo di emanare in largo anticipo l'ordinanza, ma anche di affiancare i cittadini – magari coordinati dai nascendi comitati di quartiere - nella preparazione dei falò nel migliore dei modi avvalendosi - come proposto dallo stesso Sindaco - di un chiaro "vademecum" che possa guidare i cittadini passo dopo passo verso il rispetto della tradizione e della sicurezza.
La sfida insomma è che sin da subito - in collaborazione con i Vigili del Fuoco - si possano individuare preventivamente nei quartieri le aree idonee per i falò promovendo, magari, procedure snelle per mettere a disposizione dei cittadini la legna proveniente dalle potature invernali. In questo modo l'amministrazione e la comunità dei cittadini potrà riuscire a rispettare la tradizione popolare in sicurezza evitando, da una parte, la mortificazione delle legittime aspettative dei più giovani e dall'altra che si arrivi a situazioni fuori controllo come il recente caso di ragazzi che, dopo aver accantonato vecchi mobili, armati di asce e seghe, hanno danneggiato e distrutto pini, abeti e ulivi all'interno di un parco cittadino per procurare altro combustibile per il loro falò.
Europa Verde Matera
I portavoce cittadini
Maria Lucia Summa e Mario Montemurro
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LEGAMBIENTE
In questi giorni a Legambiente sono arrivate diverse segnalazioni che hanno a che fare con i falò che anche a Matera come in molte altre città, per consuetudine, vengono accesi il 19 marzo, vigilia dell'equinozio di primavera e giorno in cui si festeggia San Giuseppe. Dalle cataste di legna preparate con rami di alberi ancora verdi piantati per l'arredo urbano del parco del Rione Pini a quelle allestite con mobili vecchi che oltre al legno hanno anche parti metalliche e plastiche. Ma la maggior parte delle rimostranze sono state quelle relative all'ordinanza del sindaco che ha vietato i falò per motivi di sicurezza e di tutela della salute pubblica. Noi pensiamo che i falò non costituiscono un pericolo se vengono rispettate alcune norme fondamentali: delimitare le aree, isolarle, assicurare distanze di sicurezza e vigilanza, ardere solo legna secca allo stato naturale. Quello che non è assolutamente comprensibile è un divieto emanato a pochi giorni dalla data della ricorrenza, senza un confronto con i cittadini, coi ragazzi che si sono impegnati a organizzare i falò per far rivivere una tradizione legata ai riti propiziatori e di rinascita. La progressiva de-ritualizzazione di alcune pratiche sociali ritenute arcaiche costituiscono una perdita di patrimonio culturale, processi che un'amministrazione attenta e consapevole deve essere in grado di gestire e non di abolire.