Vertenza precari: dalla Regione al Tribunale
Il Comitato chiede la stabilizzazione dei lavoratori
mercoledì 4 ottobre 2017
14.45
Nella giornata di ieri c'è stato un incontro tra le società vincitrici della gara di assistenza tecnica fondi UE della Regione Basilicata e gli ormai ex collaboratori della Regione Basilicata che hanno svolto per 15 anni l'attività all'interno.
Come era facilmente prevedibile, le società hanno fatto la loro proposta di contratto che prevede tempo determinato a 3 anni, più uno di proroga, contratto servizi/commercio da 35 ore settimanali e un netto mensile di 1.170 euro per 14 mensilità a cui si aggiungeranno i famosi 80 euro del "Bonus Renzi".
I precari del Comitato per la Stabilizzazione esprimono la loro amarezza, sconcerto ed indignazione per la conclusione di questa vicenda che riguarda oltre 100 famiglie. Nulla contro la società che ha dovuto fare i conti con budget imposti dalle specifiche della gara, ma purtroppo la montagna (la gara di assistenza tecnica da 35 milioni di euro) ha partorito il suo topolino (lo stipendio da operatore di call center e/o commessi di supermercato, con tutto il rispetto per queste categorie di lavoratori).
Eguale disappunto il Comitato esprime verso i sindacati che hanno partecipato ( a quale titolo???) alle negoziazioni e ai numerosi incontri che da agosto ci sono stati tra Regione, rappresentata dal direttore generale della Presidenza, Vito Marsico, e Consedin (mandataria ATI aggiudicatrice).
La vera sconfitta di questa operazione di esternalizzazione e precarizzazione del lavoro è la politica che ha deciso scientemente due anni fa di "liberarsi" di questo patrimonio di conoscenze tecniche e di professionalità. A quella politica chiediamo oggi se l'operazione ha avuto un senso economico e sociale, visti i risultati. Alla politica e al Consiglio Regionale chiediamo di avviare al più presto il tavolo di concertazione per definire il Piano Triennale dei Fabbisogni e segnare un percorso di stabilizzazione come prevede il D. Lgs. 75/2017, art. 20 (Legge Madia).
Il Comitato per la Stabilizzazione dei Precari andrà avanti, a questo punto chiamando la Regione in Tribunale, per far valere i diritti dei lavoratori e per non offendere la dignità che per definizione non è negoziabile.
Come era facilmente prevedibile, le società hanno fatto la loro proposta di contratto che prevede tempo determinato a 3 anni, più uno di proroga, contratto servizi/commercio da 35 ore settimanali e un netto mensile di 1.170 euro per 14 mensilità a cui si aggiungeranno i famosi 80 euro del "Bonus Renzi".
I precari del Comitato per la Stabilizzazione esprimono la loro amarezza, sconcerto ed indignazione per la conclusione di questa vicenda che riguarda oltre 100 famiglie. Nulla contro la società che ha dovuto fare i conti con budget imposti dalle specifiche della gara, ma purtroppo la montagna (la gara di assistenza tecnica da 35 milioni di euro) ha partorito il suo topolino (lo stipendio da operatore di call center e/o commessi di supermercato, con tutto il rispetto per queste categorie di lavoratori).
Eguale disappunto il Comitato esprime verso i sindacati che hanno partecipato ( a quale titolo???) alle negoziazioni e ai numerosi incontri che da agosto ci sono stati tra Regione, rappresentata dal direttore generale della Presidenza, Vito Marsico, e Consedin (mandataria ATI aggiudicatrice).
La vera sconfitta di questa operazione di esternalizzazione e precarizzazione del lavoro è la politica che ha deciso scientemente due anni fa di "liberarsi" di questo patrimonio di conoscenze tecniche e di professionalità. A quella politica chiediamo oggi se l'operazione ha avuto un senso economico e sociale, visti i risultati. Alla politica e al Consiglio Regionale chiediamo di avviare al più presto il tavolo di concertazione per definire il Piano Triennale dei Fabbisogni e segnare un percorso di stabilizzazione come prevede il D. Lgs. 75/2017, art. 20 (Legge Madia).
Il Comitato per la Stabilizzazione dei Precari andrà avanti, a questo punto chiamando la Regione in Tribunale, per far valere i diritti dei lavoratori e per non offendere la dignità che per definizione non è negoziabile.