Vertenza Natuzzi, ore decisive
Incontro tra Azienda e Task force regionale
lunedì 17 ottobre 2016
9.13
L'incontro decisivo è convocato per la giornata di oggi tra la Task force per il Lavoro della Regione Puglia guidata da Leo Caroli che incontrerà le parti sociali e la stessa società Natuzzi dopo la rottura delle trattative dello scorso giovedì quando la società ha ammesso nell'incontro al Mise di aver inviato 355 lettere di licenziamento.
La Regione Puglia ha già fatto sapere attraverso i suoi assessore Capone e Leo che il ritiro dei licenziamenti resta condizione indispensabile per tornare a dialogare.
"Faremo di tutto – fa sapere Leo Caroli a poche ore dall'incontro – Continuiamo a pensare che la Natuzzi debba tornare a produrre investendo in innovazione e a nostro parere facendo anche tornare in Italia le produzione attualmente delocalizzate all'estero".
Restano invece dietro le barricate i sindacati delusi dall'atteggiamento della società in modo particolare l'Unione sindacale di base che dalla scorsa settimana ha attivato un presidio permanente dinanzi al centro di produzione di Natuzzi a Santeramo.
"In merito alla vertenza Natuzzi Spa c'è soltanto una dichiarazione che appare veritiera e non retorica: quella rilasciata dalla direzione aziendale, che afferma che tutto ciò la Natuzzi Spa sta facendo è conforme e non trasgressiva degli accordi stipulati con MiSE, Ministero del Lavoro, Regione Puglia, Regione Basilicata, Provincia di Taranto e CGIL-CISL-UIL. – scrivono dall'USB - Infatti, la Natuzzi ha applicato il Contratto di Solidarietà ad una parte dei suoi dipendenti. Mentre la restante parte è stata trasferita a Ginosa, uno stabilimento già chiuso, collocata in Cigs a zero ore per cessazione di attività e in attesa del licenziamento adempiendo ad accordi sottoscritti. Ma non solo, a settembre 2015 è stato siglato un Contratto di Sviluppo, in cui si concordava che la Natuzzi avrebbe percepito 38 milioni di euro in cambio del mantenimento di 1918 posti di lavoro nel territorio. Nessuno le ha chiesto ma se ti impegni a mantenere in organico solo 1918 unità, gli altri che fine fanno?".
Secondo il sindacato di base nel precedente protocollo d'intesa "non è stata posta una sola clausola che percepire i soldi pubblici l'azienda deve garantire di non procedere a licenziamenti nel prossimo futuro".
"L'Unione Sindacale di Base, non a caso, non ha mai chiesto il rispetto degli accordi, ma la correzione degli stessi, in quanto lesivi degli interessi dei lavoratori e della comunità più in generale".
L'ultimo appello tuttavia il sindacato lo rivolge proprio al patron della Natuzzi a cui si chiede di rispettare quegli accordi "ratificati attraverso strette di mano, pacche sulle spalle, sudore versato sui banchi di lavoro e sguardi negli occhi".
Accordi che i lavoratori hanno rispettato per consentire all'azienda "di affermarsi sui mercati ed in cambio continuare a mantenere la dignità di riuscire a portare onestamente il pane a casa e non di essere cacciati via con l'etichetta di esubero strutturale".
La Regione Puglia ha già fatto sapere attraverso i suoi assessore Capone e Leo che il ritiro dei licenziamenti resta condizione indispensabile per tornare a dialogare.
"Faremo di tutto – fa sapere Leo Caroli a poche ore dall'incontro – Continuiamo a pensare che la Natuzzi debba tornare a produrre investendo in innovazione e a nostro parere facendo anche tornare in Italia le produzione attualmente delocalizzate all'estero".
Restano invece dietro le barricate i sindacati delusi dall'atteggiamento della società in modo particolare l'Unione sindacale di base che dalla scorsa settimana ha attivato un presidio permanente dinanzi al centro di produzione di Natuzzi a Santeramo.
"In merito alla vertenza Natuzzi Spa c'è soltanto una dichiarazione che appare veritiera e non retorica: quella rilasciata dalla direzione aziendale, che afferma che tutto ciò la Natuzzi Spa sta facendo è conforme e non trasgressiva degli accordi stipulati con MiSE, Ministero del Lavoro, Regione Puglia, Regione Basilicata, Provincia di Taranto e CGIL-CISL-UIL. – scrivono dall'USB - Infatti, la Natuzzi ha applicato il Contratto di Solidarietà ad una parte dei suoi dipendenti. Mentre la restante parte è stata trasferita a Ginosa, uno stabilimento già chiuso, collocata in Cigs a zero ore per cessazione di attività e in attesa del licenziamento adempiendo ad accordi sottoscritti. Ma non solo, a settembre 2015 è stato siglato un Contratto di Sviluppo, in cui si concordava che la Natuzzi avrebbe percepito 38 milioni di euro in cambio del mantenimento di 1918 posti di lavoro nel territorio. Nessuno le ha chiesto ma se ti impegni a mantenere in organico solo 1918 unità, gli altri che fine fanno?".
Secondo il sindacato di base nel precedente protocollo d'intesa "non è stata posta una sola clausola che percepire i soldi pubblici l'azienda deve garantire di non procedere a licenziamenti nel prossimo futuro".
"L'Unione Sindacale di Base, non a caso, non ha mai chiesto il rispetto degli accordi, ma la correzione degli stessi, in quanto lesivi degli interessi dei lavoratori e della comunità più in generale".
L'ultimo appello tuttavia il sindacato lo rivolge proprio al patron della Natuzzi a cui si chiede di rispettare quegli accordi "ratificati attraverso strette di mano, pacche sulle spalle, sudore versato sui banchi di lavoro e sguardi negli occhi".
Accordi che i lavoratori hanno rispettato per consentire all'azienda "di affermarsi sui mercati ed in cambio continuare a mantenere la dignità di riuscire a portare onestamente il pane a casa e non di essere cacciati via con l'etichetta di esubero strutturale".