UniBas: laurea in Medicina, le perplessità del circolo La Scaletta

Lettera aperta del presidente Stasi

giovedì 1 ottobre 2020 09.00
La decisione di istituire un corso di laurea in medicina presso l'università della Basilicata non piace al presidente del circolo culturale "La Scaletta", Paolo Emilio Stasi, che ha voluto esprimere il proprio dissenso attraverso una missiva indirizzata al Governatore della Basilicata Vito Bardi, alla ex rettrice Aurelia Sole e al nuovo rettore dell'università lucana, Ignazio Mancini.
Ecco cosa scrive Stasi nella sua lettera aperta.


Gent.mi,
in seguito alla firma del protocollo d'intesa tra Regione Basilicata, Unibas, Ministero dell'Università e della Ricerca e Ministero della Salute per l'istituzione del corso di Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università della Basilicata, il Circolo intende offrire alcune riflessioni.
L'istituzione dell'Università di Basilicata, avvenuta nell'ormai lontano 1982 ed invocata per anni anche da questo Circolo, fu una grande conquista per l'intero territorio regionale anche se la spinta finale, e forse risolutiva, la diede l' indimenticabile tragedia del terremoto del 23 novembre 1980. Non è un caso se, come dichiarò il primo Rettore Cosimo Damiano Fonseca "….. noi celebriamo il nostro annuale dies academicus il 23 novembre di ogni anno, perché l'Università sia per le genti lucane segno di rinascita e di risurrezione, di glorioso ritorno alla vita, di consapevole speranza verso un avvenire migliore". E quest'anno si celebrano i 40 anni!
L'Università si avviò, come si ricordava nel 1982, con quattro facoltà (Agraria, Ingegneria, Scienze, Lettere). Si può tranquillamente dire che la scelta di quelle facoltà era congrua per una neonata Università. Le prime due si ritiene siano state dettate dalle suscettività e dalle caratteristiche territoriali. Agraria in considerazione, soprattutto, della grande realtà agricola e produttiva dell'area Metapontina. La facoltà di Ingegneria idraulica, che fu innovata successivamente con le specialità difesa del suolo e pianificazione territoriale, perché, forse, pertinente con la "terra inquieta", dal punto di vista geologico; come qualcuno ha definito la Basilicata.
Le altre due facoltà, Scienze e Lettere, sono da considerarsi discipline "basiche" per una nascente Università perché quelle che, potenzialmente, dovrebbero accogliere più iscrizioni e consentire l'avvio delle attività didattiche.
Negli anni a seguire sono stati istituiti molti corsi di Laurea ma, nonostante ciò, le iscrizioni non sono in grado, ancora oggi, di rendere autosufficiente la gestione della Università e solo grazie al sostegno finanziario della Regione Basilicata (attualmente 10 milioni annui) è possibile il funzionamento della stessa.
Da aggiungere poi che lascia perplessi la scelta su alcuni corsi di laurea istituiti. Soprattutto quelli che licenziano figure professionali che avranno grandi difficoltà ad accedere nel mondo del lavoro in quanto il mercato nazionale, ed ancor più quello della nostra regione, è saturo da tempo di dette professionalità. Si ha notizia che, per alcuni corsi di Laurea, non si è riusciti, quasi mai, a raggiungere il numero massimo di iscrizioni consentito. Quest'anno poi, sempre da notizie acquisite, sembra che ci sia stata una generale contrazione delle iscrizioni, che ha interessato quasi tutti i corsi. Contrazione, occorre dire, registrata in moltissime altre realtà universitarie nazionali. Il covid19, purtroppo, ha creato sconquassi in ogni campo.
Non si sono condivise anche altre scelte come, ad esempio, lo spostamento della facoltà (oggi dipartimento) di Agraria a Potenza. Una facoltà (dipartimento) che avrebbe dovuto trovare, sin dall'avvio, logica ubicazione nell'area Metapontina a stretto contatto con le realtà produttive e con il centro ricerche dell'Agrobios, quest'ultimo forse avrebbe avuto un miglior futuro.
Nonostante queste evidenti mancanze di strategia e di valutazione e nonostante le conclamate e dichiarate difficoltà economiche, che non consentono nemmeno un più adeguato funzionamento dei corsi di Laurea esistenti, si persevera nell'istituzione di nuovi corsi di laurea. Appunto, Medicina! Un corso di Laurea in Medicina in una regione dove il sistema sanitario - a detta di tutti: classe politica, personale sanitario ed utenza - è allo sfascio. Con una migrazione sanitaria che costa alla Basilicata 38 milioni annui. Dato, poi, che non può essere assolutamente trascurato è che un corso di Medicina e Chirurgia ha costi di gestione annui, a parità di studenti frequentanti, maggiori 2,5 in più rispetto ad un corso di laurea scientifico-tecnologico e ben 8 volte in più di un corso di laurea umanistico-sociale. È vero che oggi per la istituzione del corso non mancano i finanziamenti governativi e regionali ma poi si andrà a regime, come per gli altri corsi. Cosa succederà visto che allo stato attuale, come si è detto, sono assolutamente insufficienti le risorse finanziare per il normale funzionamento di tutti i dipartimenti?
Si vorrebbe veramente capire quali sono i criteri che ispirano queste scelte.
Si ritiene che dette scelte debbano nascere da una attenta indagine impostata su dati scientifici: suscettività del territorio, domanda di mercato, bacino di utenza, presenze universitarie prossime etc. E se corso di Laurea nuovo si sceglie di avviare, soprattutto nelle piccole realtà come la nostra regione, si deve tendere a renderlo una "eccellenza" perché sia concorrenziale, se non vincente, rispetto agli altri conclamati corsi di Laurea nazionali. Ci si chiede, con il quadro sanitario regionale attuale, con gravi e grandi carenze professionali e di attrezzature, che riscontro può avere un corso di Laurea in Medicina? I medici italiani, nonostante in questo particolare momento storico non abbiano alcun problema occupazionale in Italia, scelgono, ancora, di andare a lavorare in altri paesi europei. Lo fanno per più ragioni ma non ultima quella della migliore organizzazione, della migliore dotazione tecnologica e della migliore professionalità nelle strutture ospedaliere. Ci si chiede come possano formarsi al meglio gli studenti che frequenteranno la nostra Università con l'attuale situazione ospedaliera della Regione Basilicata, a meno che non si avvii da subito, ed è quello che si auspica, una vera e propria rivoluzione che porti al potenziamento ed alla riqualificazione, professionale e di attrezzature, delle strutture ospedaliere dei due capoluoghi: Potenza e Matera, trasformandoli in policlinici universitari e realizzando alcune specialità "eccellenti".
Si ritiene che una più approfondita riflessione vada assolutamente fatta. E chiediamo proprio a voi, organi decisori, di valutare quanto sommariamente qui rappresentato anche per una più generale valutazione del sistema Universitario di Basilicata tutto in termini di didattica, logistica, risorse finanziare e quant'altro.
I nuovi scenari, che la tragedia Covid-19 sta configurando, lo impongono.