Sei condanne per il crollo tragico in vico Piave
Erano nove gli imputati
martedì 17 dicembre 2019
17.53
A quasi sei anni dalla tragedia del crollo in vico Piave a Matera dell'11 gennaio del 2014, in cui morirono due persone, oggi sono state emesse sei condanne nel processo tenuto al Tribunale di Matera in cui erano nove gli imputati. Quella triste mattina, nel crollo di una palazzina, morirono Dina Antonella Favale, educatrice di 31 anni, e Vito Nicola Oreste, dipendente del Comune, quest'ultimo estratto ancora vivo ma deceduto dopo una lunga agonia.
Gli imputati a vario titolo erano accusati di delitti colposi di danno nella realizzazione di opere, che avrebbero indebolito le strutture, e omessi controlli o ritardi sui rischi di pericolo segnalati nella fase precedente al crollo degli immobili. Tre condanne a quattro e tre anni sono state inflitte al titolare di un'impresa di costruzione e due tecnici, responsabili dei lavori in atto quando il crollo è avvenuto; due anni e due mesi al proprietario di un immobile al pianterreno nel quale si stavano tenendo i lavori; un anno e sei mesi (pena sospesa) ciascuno per due dipendenti del Comune di Matera. L'accusa aveva chiesto otto condanne e un'assoluzione.
Le sentenze sono state emesse dal giudice monocratico Rosa Bia. Erano costituiti come parti civili i familiari delle due vittime.
Gli imputati a vario titolo erano accusati di delitti colposi di danno nella realizzazione di opere, che avrebbero indebolito le strutture, e omessi controlli o ritardi sui rischi di pericolo segnalati nella fase precedente al crollo degli immobili. Tre condanne a quattro e tre anni sono state inflitte al titolare di un'impresa di costruzione e due tecnici, responsabili dei lavori in atto quando il crollo è avvenuto; due anni e due mesi al proprietario di un immobile al pianterreno nel quale si stavano tenendo i lavori; un anno e sei mesi (pena sospesa) ciascuno per due dipendenti del Comune di Matera. L'accusa aveva chiesto otto condanne e un'assoluzione.
Le sentenze sono state emesse dal giudice monocratico Rosa Bia. Erano costituiti come parti civili i familiari delle due vittime.