Scorie nucleari tra Altamura e Matera?
L'Alta Murgia nella mappa dell'Ispra per costruire un deposito nucleare. La politica locale si mobilita
sabato 20 giugno 2015
9.10
Torna l'incubo nucleare nel Sud Italia e nonostante le notizie al momento siano tutt'altro che chiare, monta già la protesta contro il rischio di vedere sorgere entro il 2022 un deposito di scorie nucleari tra Altamura e Matera.
Di sicuro al momento si sa soltanto che entro luglio l'Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale renderà pubblica la mappa definitiva dei siti individuati per ospitare le scorie.
"L'ISPRA ha ricevuto in questi giorni dalla SO.G.I.N. S.P.A. l'aggiornamento della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) alla localizzazione del Deposito Nazionale e della relativa documentazione – si legge in una nota sul sito dell'Ispra - Tale aggiornamento era stato richiesto lo scorso aprile dai Ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo Economico, per recepire i rilievi formulati nella relazione predisposta dall'ISPRA stesso sulla base della prima proposta di CNAPI presentata dalla SO.G.I.N. nel gennaio scorso. L'ISPRA ha in corso le conseguenti attività di verifica, che prevede di completare - con la trasmissione ai Ministeri dell'aggiornamento della proposta di CNAPI e della propria relazione - entro la prima decade del prossimo mese di luglio, affinché i Ministeri stessi possano procedere a rilasciare alla SO.G.I.N. il nulla osta alla pubblicazione della Carta".
In realtà la mappa era già stata inviata a inizio gennaio dalla Sogin, la società di Stato responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi. Ad aprile, tuttavia, l'iter è stato bloccato dai Ministeri e qualcuno ipotizza che la scelta sia stata fatta per non interferire con la campagna elettorale. Ora, archiviato il voto, l'Ispra, dovrà apportare le sue osservazioni prima di consegnare tutto il plico ai ministeri competenti. I tecnici, infatti, devono verificare il rispetto della Guida tecnica per la localizzazione (pubblicata nel giugno 2014) che prevede quindici criteri di esclusione delle aree su cui potrà essere costruito il deposito all'interno di un Parco tecnologico (un centro di ricerca). Nello specifico sono da escludere le aree vulcaniche, le località a più di 700 metri sul livello del mare o a una distanza inferiore a 5 chilometri dalla costa, le zone a sismicità elevata, a rischio frane, inondazioni, le zone che costeggiano i fiumi e tutte le superfici dove c'è una pendenza maggiore del 10%. Escluse anche le aree naturali protette, quelle che non siano ad adeguata distanza dai centri abitati, quelle a distanza inferiore di un chilometro da autostrade e strade extraurbane principali e ferrovie. Secondo questi criteri, le regione in cui il deposito potrebbe sorgere sono: Puglia, Lazio, Toscana, Veneto, Basilicata e Marche. Una volta individuata l'area idonea, il Governo promette di avviare una fase di confronto con le comunità locali al fine di scongiurare una seconda "Scanzano" dove 12 anni fa le comunità locali mandarono a monte i piani del Governo Berlusconi di portare i rifiuti nucleari in Basilicata.
Sulla vicenda la Regione Basilicata si è espressa a inizio anno dichiarando il suo No ad ospitare le scorie radioattive mentre l'onorevole Lilliana Ventricelli in queste ore ha fatto sapere di aver chiesto delucidazioni al Ministero e all'Ispra: "Non permetteremo uno scempio del nostro paesaggio e della nostra terra. Se dopo le indagini e le valutazioni tecniche si dovesse pervenire a una tale scelta proporrò una mobilitazione generale di tutte le istituzioni del territorio prima che vengano prese decisioni irrevocabili".
Dello stesso avviso il gruppo Udc di Altamura dove i responsabili si dicono "pronti ad innalzare barricate ad oltranza perché sarebbe un non senso avere nel nostro territorio un deposito di scorie nucleari, visto che l'Altopiano Murgiano è la residenza del Parco Nazionale della Murgia e non dimentichiamo tutti i vincoli esistenti Sic e Zps rinvenienti dalla rete Natura 2000".
Sollecitano invece un confronto tra le istituzioni locali al fine di trovare una soluzione condivisa i Giovani democratici di Altamura secondo cui "tanto Altamura sia la zona circostante non sia il luogo più adatto per lo smaltimento delle scorie nucleari, dal momento che l'intero territorio murgiano, in termini di discariche, si é già reso "utile" precedentemente. Non possiamo sopportare ancora una imposizione, che continua a gravare su tutti i cittadini e men che meno sulla salute di questi ultimi".
In attesa di notizie, che assumono i contorni di un verdetto, i gruppi associativi e i movimenti locali iniziano ad organizzarsi per scongiurare il rischio che sull'Alta Murgia cada l'ennesima mannaia del Governo.
(a cura di Antonella Testini)
Di sicuro al momento si sa soltanto che entro luglio l'Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale renderà pubblica la mappa definitiva dei siti individuati per ospitare le scorie.
"L'ISPRA ha ricevuto in questi giorni dalla SO.G.I.N. S.P.A. l'aggiornamento della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) alla localizzazione del Deposito Nazionale e della relativa documentazione – si legge in una nota sul sito dell'Ispra - Tale aggiornamento era stato richiesto lo scorso aprile dai Ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo Economico, per recepire i rilievi formulati nella relazione predisposta dall'ISPRA stesso sulla base della prima proposta di CNAPI presentata dalla SO.G.I.N. nel gennaio scorso. L'ISPRA ha in corso le conseguenti attività di verifica, che prevede di completare - con la trasmissione ai Ministeri dell'aggiornamento della proposta di CNAPI e della propria relazione - entro la prima decade del prossimo mese di luglio, affinché i Ministeri stessi possano procedere a rilasciare alla SO.G.I.N. il nulla osta alla pubblicazione della Carta".
In realtà la mappa era già stata inviata a inizio gennaio dalla Sogin, la società di Stato responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi. Ad aprile, tuttavia, l'iter è stato bloccato dai Ministeri e qualcuno ipotizza che la scelta sia stata fatta per non interferire con la campagna elettorale. Ora, archiviato il voto, l'Ispra, dovrà apportare le sue osservazioni prima di consegnare tutto il plico ai ministeri competenti. I tecnici, infatti, devono verificare il rispetto della Guida tecnica per la localizzazione (pubblicata nel giugno 2014) che prevede quindici criteri di esclusione delle aree su cui potrà essere costruito il deposito all'interno di un Parco tecnologico (un centro di ricerca). Nello specifico sono da escludere le aree vulcaniche, le località a più di 700 metri sul livello del mare o a una distanza inferiore a 5 chilometri dalla costa, le zone a sismicità elevata, a rischio frane, inondazioni, le zone che costeggiano i fiumi e tutte le superfici dove c'è una pendenza maggiore del 10%. Escluse anche le aree naturali protette, quelle che non siano ad adeguata distanza dai centri abitati, quelle a distanza inferiore di un chilometro da autostrade e strade extraurbane principali e ferrovie. Secondo questi criteri, le regione in cui il deposito potrebbe sorgere sono: Puglia, Lazio, Toscana, Veneto, Basilicata e Marche. Una volta individuata l'area idonea, il Governo promette di avviare una fase di confronto con le comunità locali al fine di scongiurare una seconda "Scanzano" dove 12 anni fa le comunità locali mandarono a monte i piani del Governo Berlusconi di portare i rifiuti nucleari in Basilicata.
Sulla vicenda la Regione Basilicata si è espressa a inizio anno dichiarando il suo No ad ospitare le scorie radioattive mentre l'onorevole Lilliana Ventricelli in queste ore ha fatto sapere di aver chiesto delucidazioni al Ministero e all'Ispra: "Non permetteremo uno scempio del nostro paesaggio e della nostra terra. Se dopo le indagini e le valutazioni tecniche si dovesse pervenire a una tale scelta proporrò una mobilitazione generale di tutte le istituzioni del territorio prima che vengano prese decisioni irrevocabili".
Dello stesso avviso il gruppo Udc di Altamura dove i responsabili si dicono "pronti ad innalzare barricate ad oltranza perché sarebbe un non senso avere nel nostro territorio un deposito di scorie nucleari, visto che l'Altopiano Murgiano è la residenza del Parco Nazionale della Murgia e non dimentichiamo tutti i vincoli esistenti Sic e Zps rinvenienti dalla rete Natura 2000".
Sollecitano invece un confronto tra le istituzioni locali al fine di trovare una soluzione condivisa i Giovani democratici di Altamura secondo cui "tanto Altamura sia la zona circostante non sia il luogo più adatto per lo smaltimento delle scorie nucleari, dal momento che l'intero territorio murgiano, in termini di discariche, si é già reso "utile" precedentemente. Non possiamo sopportare ancora una imposizione, che continua a gravare su tutti i cittadini e men che meno sulla salute di questi ultimi".
In attesa di notizie, che assumono i contorni di un verdetto, i gruppi associativi e i movimenti locali iniziano ad organizzarsi per scongiurare il rischio che sull'Alta Murgia cada l'ennesima mannaia del Governo.
(a cura di Antonella Testini)
Cosa è il Deposito nazionale dei rifiuti nucleari?
Il Deposito Nazionale è un'infrastruttura ambientale di superficie dove mettere in totale sicurezza i rifiuti radioattivi. La sua realizzazione consentirà di completare il decommissioning degli impianti nucleari italiani e di gestire tutti i rifiuti radioattivi, compresi quelli provenienti dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.
Insieme al Deposito Nazionale sarà realizzato il Parco Tecnologico: un centro di ricerca, aperto a collaborazioni internazionali, dove svolgere attività nel campo del decommissioning, della gestione dei rifiuti radioattivi e dello sviluppo sostenibile in accordo con il territorio interessato.
Il Deposito è una struttura con barriere ingegneristiche e barriere naturali poste in serie, progettata sulla base delle migliori esperienze internazionali e secondo i più recenti standard AIEA (Agenzia Internazionale Energia Atomica) che consentirà la sistemazione definitiva di circa 75 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività e lo stoccaggio temporaneo di circa 15 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività.
Dei circa 90 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, il 60% deriverà dalle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari, mentre il restante 40% dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca, che continueranno a generare rifiuti anche in futuro.
Il trasferimento dei rifiuti radioattivi in un'unica struttura garantirà sia la totale sicurezza per i cittadini e l'ambiente sia il rispetto delle direttive europee, allineando l'Italia ai Paesi che da tempo hanno in esercizio sul loro territorio depositi analoghi.
Il Deposito Nazionale è un'infrastruttura ambientale di superficie dove mettere in totale sicurezza i rifiuti radioattivi. La sua realizzazione consentirà di completare il decommissioning degli impianti nucleari italiani e di gestire tutti i rifiuti radioattivi, compresi quelli provenienti dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.
Insieme al Deposito Nazionale sarà realizzato il Parco Tecnologico: un centro di ricerca, aperto a collaborazioni internazionali, dove svolgere attività nel campo del decommissioning, della gestione dei rifiuti radioattivi e dello sviluppo sostenibile in accordo con il territorio interessato.
Il Deposito è una struttura con barriere ingegneristiche e barriere naturali poste in serie, progettata sulla base delle migliori esperienze internazionali e secondo i più recenti standard AIEA (Agenzia Internazionale Energia Atomica) che consentirà la sistemazione definitiva di circa 75 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività e lo stoccaggio temporaneo di circa 15 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività.
Dei circa 90 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, il 60% deriverà dalle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari, mentre il restante 40% dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca, che continueranno a generare rifiuti anche in futuro.
Il trasferimento dei rifiuti radioattivi in un'unica struttura garantirà sia la totale sicurezza per i cittadini e l'ambiente sia il rispetto delle direttive europee, allineando l'Italia ai Paesi che da tempo hanno in esercizio sul loro territorio depositi analoghi.