Scoperta archeologica Porta Pistola, intervento di De Ruggieri
Per l’ex sindaco “necessaria novità progettuale dell’area di Porta Pistola”
venerdì 21 maggio 2021
18.32
Lettera aperta dell'ex sindaco di Matera Raffaello De Ruggieri, che interviene nel dibattito creatosi attorno ai lavori di Porta Pistola, all'indomani del ritrovamento di un importante sito archeologico emerso nel corso dei lavori per la realizzazione di un parcheggio. Di seguito la nota integrale dell'ex primo cittadino.
I recenti rinvenimenti storici di Porta Pistola meritano le riflessioni richieste da alcuni movimenti politici. Il progetto di pavimentazione (2016) è rimasto bloccato per alcuni anni per i sopravvenuti urgenti lavori di consolidamento della pericolante scarpata. Durante questo periodo di stasi, sorse la valutazione di non pavimentare più la superficie di un luogo tanto importante nella configurazione spaziale e nella memoria comunitaria dei rioni Sassi. Si pensò, allora, di rispettarne la originaria destinazione a verde pubblico, perché un tempo segnato da una rigogliosa presenza di ferule, tipica ombrellifera murgiana.
Un documento notarile del 1562 certifica che al Capitolo Metropolitano materano furono lasciate "due case in contrada di Santa Maria di Donanna nella Civita e proprio dove dicesi porta post-ferulas, volgarmente pistegola". Il preciso canonico annotava nell'atto sia il termine "dotto" (post-ferulas), sia quello volgare antico (pistegola); trascurava però l'altro termine di "porta pistola", che successivamente e più comunemente è giunto sino ai nostri tempi. Con tale certezza storica si pensò di trasformare quel luogo, ingresso privilegiato del Parco delle Chiese rupestri, in un giardino urbano punteggiato di ferule, con al centro il ricostituito scheletro della balena Giuliana lungo 25 metri. Successivamente, per considerati motivi di sicurezza, si pensò di destinare gli inutilizzati ambienti e le maestose balconate esterne del Convento di S. Lucia ed Agata a "custodi" del nobile fossile e a spazio multimediale per raccontare le vicissitudini geomorfologiche della città, testimoniate dal gigantesco cetaceo preistorico, e quelle del convento monastico, attraverso la storia della sua badessa Eugenia e della visita del Pontefice Urbano II che raggiunse Matera nell'ottobre del 1093, diretto a Clermont da dove lanciò la prima Crociata per liberare la Terra Santa.
Con tali scelte si sarebbero offerte all'attenzione di un turismo relazionale, e non randagio, due elementi significativi delle vicende geologica e storica della città. Il fossile della materana balena Giuliana, infatti, è la prova evidente del DNA marino di Matera, nata ben due volte dal mare, mentre gli episodi storici della Beata Eugenia e di Urbano II racchiudono i valori della santità e della dignità urbana della città, tanto da consentire il soggiorno di sette mesi ad un Pontefice.
L'ingresso del Papa in Matera, la contestuale morte della beata Eugenia, la messa pontificale celebrata il giorno dell'ottava della Pasqua di Resurrezione nella Chiesa di S. Maria de Armenis e la partenza del Pontefice da Matera per Clermont potrebbero far parte di una straordinaria ricostruzione virtuale da offrire alla conoscenza e alla emozione di un turista di scelta e non di occasione. È sottinteso che l'attuale significativa scoperta rimodella il progetto del programmato "giardino urbano", per trasformarlo in un microparco storico-naturale-archeologico nel quale domineranno le umili ed utili ferule.
I recenti rinvenimenti storici di Porta Pistola meritano le riflessioni richieste da alcuni movimenti politici. Il progetto di pavimentazione (2016) è rimasto bloccato per alcuni anni per i sopravvenuti urgenti lavori di consolidamento della pericolante scarpata. Durante questo periodo di stasi, sorse la valutazione di non pavimentare più la superficie di un luogo tanto importante nella configurazione spaziale e nella memoria comunitaria dei rioni Sassi. Si pensò, allora, di rispettarne la originaria destinazione a verde pubblico, perché un tempo segnato da una rigogliosa presenza di ferule, tipica ombrellifera murgiana.
Un documento notarile del 1562 certifica che al Capitolo Metropolitano materano furono lasciate "due case in contrada di Santa Maria di Donanna nella Civita e proprio dove dicesi porta post-ferulas, volgarmente pistegola". Il preciso canonico annotava nell'atto sia il termine "dotto" (post-ferulas), sia quello volgare antico (pistegola); trascurava però l'altro termine di "porta pistola", che successivamente e più comunemente è giunto sino ai nostri tempi. Con tale certezza storica si pensò di trasformare quel luogo, ingresso privilegiato del Parco delle Chiese rupestri, in un giardino urbano punteggiato di ferule, con al centro il ricostituito scheletro della balena Giuliana lungo 25 metri. Successivamente, per considerati motivi di sicurezza, si pensò di destinare gli inutilizzati ambienti e le maestose balconate esterne del Convento di S. Lucia ed Agata a "custodi" del nobile fossile e a spazio multimediale per raccontare le vicissitudini geomorfologiche della città, testimoniate dal gigantesco cetaceo preistorico, e quelle del convento monastico, attraverso la storia della sua badessa Eugenia e della visita del Pontefice Urbano II che raggiunse Matera nell'ottobre del 1093, diretto a Clermont da dove lanciò la prima Crociata per liberare la Terra Santa.
Con tali scelte si sarebbero offerte all'attenzione di un turismo relazionale, e non randagio, due elementi significativi delle vicende geologica e storica della città. Il fossile della materana balena Giuliana, infatti, è la prova evidente del DNA marino di Matera, nata ben due volte dal mare, mentre gli episodi storici della Beata Eugenia e di Urbano II racchiudono i valori della santità e della dignità urbana della città, tanto da consentire il soggiorno di sette mesi ad un Pontefice.
L'ingresso del Papa in Matera, la contestuale morte della beata Eugenia, la messa pontificale celebrata il giorno dell'ottava della Pasqua di Resurrezione nella Chiesa di S. Maria de Armenis e la partenza del Pontefice da Matera per Clermont potrebbero far parte di una straordinaria ricostruzione virtuale da offrire alla conoscenza e alla emozione di un turista di scelta e non di occasione. È sottinteso che l'attuale significativa scoperta rimodella il progetto del programmato "giardino urbano", per trasformarlo in un microparco storico-naturale-archeologico nel quale domineranno le umili ed utili ferule.