"Ritardati pagamenti alle imprese, va sempre peggio"
Confapi protesta per i ritardi della pubblica amministrazione
lunedì 3 febbraio 2020
La situazione dei ritardati pagamenti alle imprese sta peggiorando. È lapidario il presidente di Confapi Matera, Massimo De Salvo, nel denunciare l'aggravamento dei tempi con cui la pubblica amministrazione salda i suoi conti con le aziende per lavori eseguiti, servizi resi, forniture effettuate.
L'altro giorno la Corte di Giustizia Ue ha richiamato l'Italia al rispetto dei tempi di pagamento imposti dalla direttiva comunitaria 2011/7 – prosegue De Salvo – ma qui in Basilicata la situazione è più grave, perché ai ritardi dello Stato si sommano quelli della Regione, degli Enti sub-regionali e degli Enti locali. Solo le imprese con le spalle forti riescono a reggere, le altre vanno in sofferenza e a lungo andare rischiano di chiudere, dopo però avere sacrificato parte dei dipendenti, vera risorsa delle Pmi.
In ogni caso – commenta amaro il presidente di Confapi Matera – le imprese fanno da banca alla pubblica amministrazione, mentre la loro esposizione verso gli istituti di credito crea enormi squilibri finanziari. Le imprese creditrici, infatti, sono costrette a ricorrere ai finanziamenti bancari per onorare, a loro volta, i debiti verso i dipendenti, i fornitori e soprattutto la P.A., quella medesima pubblica amministrazione tanto solerte nell'incassare i propri crediti quanto restia nel pagare i propri debiti.
Il settore più penalizzato da questo fenomeno è quello delle costruzioni, dove i 30 o 60 giorni previsti dalla normativa diventano 5 o 6 mesi e dove le imprese che stanno eseguendo opere pubbliche in molti casi non possono interrompere i lavori per la tutela della pubblica incolumità.
Persino lo Stato costringe le imprese beneficiarie di agevolazioni a esporsi fortemente con le banche in attesa di pagamenti che tardano da lunghissimo tempo.
La situazione non è migliore – conclude Massimo De Salvo – nei rapporti tra privati, dove le grandi imprese appaltatrici o general contractor trovano mille pretesti per non pagare le Pmi, costringendole ad accettare improponibili transazioni con tagli esagerati, che le imprese subiscono pur di fare cassa. Se a tutto ciò aggiungiamo la congiuntura economica che è tornata negativa, abbiamo nella nostra regione una situazione per nulla rassicurante, con un deficit di liquidità nelle aziende che danneggia l'intera economia.
Per questo motivo Confapi Matera chiede una maggiore attenzione delle istituzioni a vario titolo competenti verso le piccole e medie imprese del territorio, a parole da tutti definite spina dorsale dell'economia, ma nei fatti scarsamente considerate. "Circa un terzo delle nostre imprese dichiara di vantare crediti nei confronti della pubblica amministrazione. I ritardi hanno raggiunto una dimensione pari a oltre il 50% del fatturato del settore, con conseguenze particolarmente gravi trattandosi di attività labour intensive. L'onere di tale situazione pone gravi problemi alle imprese per l'incidenza negativa sui programmi d'investimento e sviluppo e per gli impropri oneri finanziari, spesso ben superiore al preventivato rischio d'impresa".
L'altro giorno la Corte di Giustizia Ue ha richiamato l'Italia al rispetto dei tempi di pagamento imposti dalla direttiva comunitaria 2011/7 – prosegue De Salvo – ma qui in Basilicata la situazione è più grave, perché ai ritardi dello Stato si sommano quelli della Regione, degli Enti sub-regionali e degli Enti locali. Solo le imprese con le spalle forti riescono a reggere, le altre vanno in sofferenza e a lungo andare rischiano di chiudere, dopo però avere sacrificato parte dei dipendenti, vera risorsa delle Pmi.
In ogni caso – commenta amaro il presidente di Confapi Matera – le imprese fanno da banca alla pubblica amministrazione, mentre la loro esposizione verso gli istituti di credito crea enormi squilibri finanziari. Le imprese creditrici, infatti, sono costrette a ricorrere ai finanziamenti bancari per onorare, a loro volta, i debiti verso i dipendenti, i fornitori e soprattutto la P.A., quella medesima pubblica amministrazione tanto solerte nell'incassare i propri crediti quanto restia nel pagare i propri debiti.
Il settore più penalizzato da questo fenomeno è quello delle costruzioni, dove i 30 o 60 giorni previsti dalla normativa diventano 5 o 6 mesi e dove le imprese che stanno eseguendo opere pubbliche in molti casi non possono interrompere i lavori per la tutela della pubblica incolumità.
Persino lo Stato costringe le imprese beneficiarie di agevolazioni a esporsi fortemente con le banche in attesa di pagamenti che tardano da lunghissimo tempo.
La situazione non è migliore – conclude Massimo De Salvo – nei rapporti tra privati, dove le grandi imprese appaltatrici o general contractor trovano mille pretesti per non pagare le Pmi, costringendole ad accettare improponibili transazioni con tagli esagerati, che le imprese subiscono pur di fare cassa. Se a tutto ciò aggiungiamo la congiuntura economica che è tornata negativa, abbiamo nella nostra regione una situazione per nulla rassicurante, con un deficit di liquidità nelle aziende che danneggia l'intera economia.
Per questo motivo Confapi Matera chiede una maggiore attenzione delle istituzioni a vario titolo competenti verso le piccole e medie imprese del territorio, a parole da tutti definite spina dorsale dell'economia, ma nei fatti scarsamente considerate. "Circa un terzo delle nostre imprese dichiara di vantare crediti nei confronti della pubblica amministrazione. I ritardi hanno raggiunto una dimensione pari a oltre il 50% del fatturato del settore, con conseguenze particolarmente gravi trattandosi di attività labour intensive. L'onere di tale situazione pone gravi problemi alle imprese per l'incidenza negativa sui programmi d'investimento e sviluppo e per gli impropri oneri finanziari, spesso ben superiore al preventivato rischio d'impresa".