"Riscrivere lo statuto per costruire il vincente modello lucano della cultura"
Il commento di Raffaello de Ruggeri sullo statuto Fondazione Matera-Basilicata 2019
sabato 12 novembre 2022
Di seguito il comunicato del Presidente Fondazione Zétema, Raffaello de Ruggieri sullo statuto Fondazione Matera-Basilicata 2019:
Ho letto con preoccupazione il testo riformato dello statuto della Fondazione Matera-Basilicata 2019. La preoccupazione nasce dalla nuova missione che si vuol dare all'ente, frutto di una rivisitazione passiva che impone al nuovo organismo l'allineamento, senza autonomia propositiva, alle strategie e agli indirizzi dei suoi soci fondatori: Regione Basilicata e Comune di Matera.
Si legge infatti che la Fondazione dovrà svolgere un ruolo di sostegno alla ideazione, progettazione e sviluppo delle strategie culturali dei soggetti pubblici e privati che operano nel settore culturale in ambito regionale; dovrà contribuire all'attuazione in ambito culturale delle linee di indirizzo del piano strategico culturale 2021-2030 in coordinamento e sinergia con strutture della Regione o di emanazione regionale come l'Agenzia di Promozione Territoriale della Basilicata, Sviluppo Basilicata e Lucana Film Commission, nel rispetto delle reciproche autonomie e funzioni; dovrà contribuire all'attuazione in ambito culturale delle strategie del Comune di Matera; dovrà svolgere un ruolo di assistenza tecnica alla valutazione di programmi integrati culturali nelle diverse aree della Basilicata.
In sostanza la fondazione è confezionata come autorevole soggetto di "sponda" e non già come intraprendente soggetto di "stecca" per essere un semplice surrogato del disegno culturale delle istituzioni fondatrici.
Invero la tessitura normativa che segna la rinnovata fondazione richiama le decisioni già attivate per la gestione dei beni pubblici comuni e/o la "ubbidienza" a strategie e a processi già definiti dalla Regione Basilicata e dal Comune di Matera. Come è stato denunciato "vi è il rischio (calcolato) di demandare alla Fondazione - cioè ad un organismo esterno - funzioni tipiche pubbliche". Questa "camicia di Nesso" istituzionale stride con la proposizione di fondazione aperta, cioè partecipata, del nuovo ente.
Mi chiedo: quale soggetto privato o pubblico vorrà partecipare, con risorse e con proposte, alla vita di un organismo ingessato, perché non indipendente e libero?
Di recente, in un affollato incontro in Matera, è stato correttamente affermato che cultura è libertà, perché la cultura è uno dei diritti fondamentali di ogni cittadino che va espresso in modo libero e completo.
La nuova formulazione dello statuto della Fondazione Matera – Basilicata 2019 traccia una politica culturale "gemella" di quella regionale/comunale, spesso prigioniera della minuta quotidianità, espressione di una irrelata molteplicità di temi, raccolti tra desideri, attese, risentimenti, egoismi e progetti privi di sguardi penetranti nel futuro.
Vi è, quindi, uno svilimento del lascito ereditario di Matera 2019, certificante che la cultura è produzione, diffusione e scambio e non già consumo e acquisto. La cultura non può essere una ostentazione o un evento, perché è energia, è risorsa, è conoscenza, è missione, è propellente sociale, è produzione creativa e rappresenta una leva di crescita essenziale per la comunità, perché il livello della cultura si è rivelato sempre il livello nevralgico delle trasformazioni sociali.
Da tali presupposti discende la conseguenza secondo cui ogni territorio va messo nelle condizioni di organizzare una vita ricca di stimoli, di iniziative, di attività che consentano a ciascuno di poter esprimersi in modo libero e completo. E l'accesso alla cultura non significa, quindi, soltanto consentire il consumo culturale come spesso accade. Si tratta, di contro, di mettere i territori nelle condizioni di poter costruire vere e proprie infrastrutture per la produzione culturale, facendo perno sulla miriade di associazioni di ogni settore che animano la vita sociale del territorio.
Questa strategica infrastruttura, per essere innovativa, deve inseguire "autonomamente" il valore della progettualità che è figlia di una dimensione costruttiva, cioè deve dotarsi di una libera capacità progettuale che nasce da una corale elaborazione culturale.
Per il brand acquisito, per l'esperienza immagazzinata, per la testimonianza espressa da Matera e dalla Basilicata la nuova Fondazione deve essere una macchina da guerra, autonoma e libera, sottoposta rigorosamente al controllo e al giudizio per i risultati conseguiti e per i traguardi raggiunti a livello regionale, nazionale ed internazionale.
Solo con tale missione gli investimenti regionali e comunali potranno risultare "produttivi" perché, come è avvenuto per la lunga marcia vincente di Matera, sarà l'Europa e il mondo a riconoscere la dimensione originale e universale della "prodotta" azione culturale.
È tempo di alimentare la passione del pensare per progettare, spesso inaridita da vischiose redini istituzionali.
Solo così potrà affermarsi un'idea di cultura dinamica e moderna che non è solo patrimonio culturale ma è teatro, musica, design, architettura, disegno urbano, transizione ecologica, radio, cinema, audiovisivi, animazione, libro, fumetto, fotografia, artigianato, moda, videogiochi, software, cultura materiale radicata nel territorio, metaverso.
La nuova Fondazione, quindi, dovrà avere una gestione manageriale perché nel tempo possa diventare, utilizzando il brand Matera, un altro simbolo identificativo e valoriale della Basilicata, ricordando che i simboli sono forti elementi di competizione.
Nel merito, a titolo di esempio, il capitale di partecipazione della Provincia di Matera potrebbe essere la cessione in comodato alla Fondazione della gestione di Palazzo Malvinni Malvezzi. Questo prestigioso immobile dovrà emulare la prima esperienza gestionale di Palazzo Grassi in Venezia per produrre utile redditività, qualificata occupazione e forte richiamo territoriale. Dal canto loro la Regione Basilicata e il Comune di Matera dovrebbero solo garantire la costanza di un sostegno annuale in grado di agevolare la fase di partenza e di rodaggio, affidando per il futuro al governo della Fondazione il coinvolgimento di autorevoli protagonismi esterni e la cattura di ghiotte risorse finanziarie.
Questa è la vera eredità di Matera-Basilicata 2019: essere attori di progetti di futuro in cui una comunità si identifica e crede.
Dovrà scattare l'ambizione di tracciare la via lucana della cultura, avendo la capacità di trasformare la cultura in ricchezza sociale, in grado di reperire capitali di investimento e di creare buona occupazione.
Per rispettare tale quadro propositivo la Fondazione non può essere, quindi, ridotta ad ente erogatore di servizi e di risorse ma deve essere ente investitore competente, capace e flessibile.
Immaginate, a titolo di esempio, un soggetto che in campo teatrale investa sulla creatività diffusa e sommersa della Basilicata e dell'intero Mezzogiorno, producendo spettacoli ispirati dalle contaminazioni e dalle sedimentazioni di territori densi di storia e portatori di azioni avveniristiche, utilizzando la prepotenza dei messaggi e dei linguaggi contemporanei.
Non si può aver timore di non avere manager di tali comportamenti innovativi. Solo su un progetto esclusivo e libero potranno essere recuperati autorevoli protagonismi lucani oggi impegnati, con la loro qualità e competenza, ad innalzare i livelli culturali ed economici di altre aree geografiche italiane ed europee.
Ridurre il progetto ambizioso di trasformazione della fondazione Matera-Basilicata 2019 a pingue surrogato di un assessorato culturale, comunale o regionale, sarebbe un'altra sconfitta pesante per la comunità lucana ancora una volta considerata rassegnata comparsa di egemoni voleri politici.
Occorre, dunque, avere il coraggio di costruire una inedita e autonoma infrastruttura di produzione culturale, capace di coltivare progetti di futuro.
Ma come ci ha insegnato Giuseppe Galasso nel Mezzogiorno "il cambiamento non è il frutto di un successivo giro della ruota del destino. È rottura dell'ordine precostituito, è un temporale in estate, il sole di notte, la catastrofe sismica o vulcanica. È prodigio, è una fuoriuscita dalla logica della natura e della storia. È soprattutto una manifestazione, un intervento della volontà".
Sia questo il viatico clamoroso del percorso ambizioso della rifondata Fondazione.
Ho letto con preoccupazione il testo riformato dello statuto della Fondazione Matera-Basilicata 2019. La preoccupazione nasce dalla nuova missione che si vuol dare all'ente, frutto di una rivisitazione passiva che impone al nuovo organismo l'allineamento, senza autonomia propositiva, alle strategie e agli indirizzi dei suoi soci fondatori: Regione Basilicata e Comune di Matera.
Si legge infatti che la Fondazione dovrà svolgere un ruolo di sostegno alla ideazione, progettazione e sviluppo delle strategie culturali dei soggetti pubblici e privati che operano nel settore culturale in ambito regionale; dovrà contribuire all'attuazione in ambito culturale delle linee di indirizzo del piano strategico culturale 2021-2030 in coordinamento e sinergia con strutture della Regione o di emanazione regionale come l'Agenzia di Promozione Territoriale della Basilicata, Sviluppo Basilicata e Lucana Film Commission, nel rispetto delle reciproche autonomie e funzioni; dovrà contribuire all'attuazione in ambito culturale delle strategie del Comune di Matera; dovrà svolgere un ruolo di assistenza tecnica alla valutazione di programmi integrati culturali nelle diverse aree della Basilicata.
In sostanza la fondazione è confezionata come autorevole soggetto di "sponda" e non già come intraprendente soggetto di "stecca" per essere un semplice surrogato del disegno culturale delle istituzioni fondatrici.
Invero la tessitura normativa che segna la rinnovata fondazione richiama le decisioni già attivate per la gestione dei beni pubblici comuni e/o la "ubbidienza" a strategie e a processi già definiti dalla Regione Basilicata e dal Comune di Matera. Come è stato denunciato "vi è il rischio (calcolato) di demandare alla Fondazione - cioè ad un organismo esterno - funzioni tipiche pubbliche". Questa "camicia di Nesso" istituzionale stride con la proposizione di fondazione aperta, cioè partecipata, del nuovo ente.
Mi chiedo: quale soggetto privato o pubblico vorrà partecipare, con risorse e con proposte, alla vita di un organismo ingessato, perché non indipendente e libero?
Di recente, in un affollato incontro in Matera, è stato correttamente affermato che cultura è libertà, perché la cultura è uno dei diritti fondamentali di ogni cittadino che va espresso in modo libero e completo.
La nuova formulazione dello statuto della Fondazione Matera – Basilicata 2019 traccia una politica culturale "gemella" di quella regionale/comunale, spesso prigioniera della minuta quotidianità, espressione di una irrelata molteplicità di temi, raccolti tra desideri, attese, risentimenti, egoismi e progetti privi di sguardi penetranti nel futuro.
Vi è, quindi, uno svilimento del lascito ereditario di Matera 2019, certificante che la cultura è produzione, diffusione e scambio e non già consumo e acquisto. La cultura non può essere una ostentazione o un evento, perché è energia, è risorsa, è conoscenza, è missione, è propellente sociale, è produzione creativa e rappresenta una leva di crescita essenziale per la comunità, perché il livello della cultura si è rivelato sempre il livello nevralgico delle trasformazioni sociali.
Da tali presupposti discende la conseguenza secondo cui ogni territorio va messo nelle condizioni di organizzare una vita ricca di stimoli, di iniziative, di attività che consentano a ciascuno di poter esprimersi in modo libero e completo. E l'accesso alla cultura non significa, quindi, soltanto consentire il consumo culturale come spesso accade. Si tratta, di contro, di mettere i territori nelle condizioni di poter costruire vere e proprie infrastrutture per la produzione culturale, facendo perno sulla miriade di associazioni di ogni settore che animano la vita sociale del territorio.
Questa strategica infrastruttura, per essere innovativa, deve inseguire "autonomamente" il valore della progettualità che è figlia di una dimensione costruttiva, cioè deve dotarsi di una libera capacità progettuale che nasce da una corale elaborazione culturale.
Per il brand acquisito, per l'esperienza immagazzinata, per la testimonianza espressa da Matera e dalla Basilicata la nuova Fondazione deve essere una macchina da guerra, autonoma e libera, sottoposta rigorosamente al controllo e al giudizio per i risultati conseguiti e per i traguardi raggiunti a livello regionale, nazionale ed internazionale.
Solo con tale missione gli investimenti regionali e comunali potranno risultare "produttivi" perché, come è avvenuto per la lunga marcia vincente di Matera, sarà l'Europa e il mondo a riconoscere la dimensione originale e universale della "prodotta" azione culturale.
È tempo di alimentare la passione del pensare per progettare, spesso inaridita da vischiose redini istituzionali.
Solo così potrà affermarsi un'idea di cultura dinamica e moderna che non è solo patrimonio culturale ma è teatro, musica, design, architettura, disegno urbano, transizione ecologica, radio, cinema, audiovisivi, animazione, libro, fumetto, fotografia, artigianato, moda, videogiochi, software, cultura materiale radicata nel territorio, metaverso.
La nuova Fondazione, quindi, dovrà avere una gestione manageriale perché nel tempo possa diventare, utilizzando il brand Matera, un altro simbolo identificativo e valoriale della Basilicata, ricordando che i simboli sono forti elementi di competizione.
Nel merito, a titolo di esempio, il capitale di partecipazione della Provincia di Matera potrebbe essere la cessione in comodato alla Fondazione della gestione di Palazzo Malvinni Malvezzi. Questo prestigioso immobile dovrà emulare la prima esperienza gestionale di Palazzo Grassi in Venezia per produrre utile redditività, qualificata occupazione e forte richiamo territoriale. Dal canto loro la Regione Basilicata e il Comune di Matera dovrebbero solo garantire la costanza di un sostegno annuale in grado di agevolare la fase di partenza e di rodaggio, affidando per il futuro al governo della Fondazione il coinvolgimento di autorevoli protagonismi esterni e la cattura di ghiotte risorse finanziarie.
Questa è la vera eredità di Matera-Basilicata 2019: essere attori di progetti di futuro in cui una comunità si identifica e crede.
Dovrà scattare l'ambizione di tracciare la via lucana della cultura, avendo la capacità di trasformare la cultura in ricchezza sociale, in grado di reperire capitali di investimento e di creare buona occupazione.
Per rispettare tale quadro propositivo la Fondazione non può essere, quindi, ridotta ad ente erogatore di servizi e di risorse ma deve essere ente investitore competente, capace e flessibile.
Immaginate, a titolo di esempio, un soggetto che in campo teatrale investa sulla creatività diffusa e sommersa della Basilicata e dell'intero Mezzogiorno, producendo spettacoli ispirati dalle contaminazioni e dalle sedimentazioni di territori densi di storia e portatori di azioni avveniristiche, utilizzando la prepotenza dei messaggi e dei linguaggi contemporanei.
Non si può aver timore di non avere manager di tali comportamenti innovativi. Solo su un progetto esclusivo e libero potranno essere recuperati autorevoli protagonismi lucani oggi impegnati, con la loro qualità e competenza, ad innalzare i livelli culturali ed economici di altre aree geografiche italiane ed europee.
Ridurre il progetto ambizioso di trasformazione della fondazione Matera-Basilicata 2019 a pingue surrogato di un assessorato culturale, comunale o regionale, sarebbe un'altra sconfitta pesante per la comunità lucana ancora una volta considerata rassegnata comparsa di egemoni voleri politici.
Occorre, dunque, avere il coraggio di costruire una inedita e autonoma infrastruttura di produzione culturale, capace di coltivare progetti di futuro.
Ma come ci ha insegnato Giuseppe Galasso nel Mezzogiorno "il cambiamento non è il frutto di un successivo giro della ruota del destino. È rottura dell'ordine precostituito, è un temporale in estate, il sole di notte, la catastrofe sismica o vulcanica. È prodigio, è una fuoriuscita dalla logica della natura e della storia. È soprattutto una manifestazione, un intervento della volontà".
Sia questo il viatico clamoroso del percorso ambizioso della rifondata Fondazione.