Riscatto lancia la petizione No Imu agricola a livello nazionale

Raccolte circa 500 firme a Matera. Fabbris: “Il Governo sospenda la rata di giugno”.

mercoledì 10 giugno 2015 9.33
A cura di Marco Delli Noci
La protesta degli agricoltori contro l'Imu agricola non si ferma. Anzi, si espande oltre i confini meridionali. Dopo le diverse manifestazioni contro l'ingiusta ed iniqua tassa, il movimento agricolo Riscatto lancia la petizione No Imu agricola a livello nazionale, partendo da Matera.

Il movimento, nella mattinata del 9 giugno, ha predisposto uno spazio, all'ingresso del mercato ortofrutticolo in pieno centro storico, dove ha raccolto circa 500 firme. Nel merito la petizione popolare chiede al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in primis di sospendere la rata del 16 giugno, ma anche: il ripristino della condizione precedente l'adozione del provvedimento sull'Imu agricola del novembre 2014; l'apertura di un percorso di confronto per adottare un provvedimento non punitivo delle comunità, delle Amministrazioni Comunali, dei cittadini e delle aziende agricole; il ristoro attraverso forme di compensazione delle somme già pagate e sottratte ai comuni.

Nel corso della raccolta firme, una parte degli agricoltori ha manifestato tutto il suo disappunto sul pagamento dell'Imu con un episodio singolare: "Questa mattina - spiega Gianni Fabbris, ideatore del movimento – una nostra delegazione è andata all'Agenzia delle Entrate per chiedere di poter pagare con il frutto del lavoro, della terra, una parte della rata di giugno. Pertanto abbiamo portato una decina di cassette di carciofi presso l'Agenzia". Una forma di protesta inusuale, "con il fine di chiedere al governo un gesto di responsabilità: sospendere la rata Imu sui terreni agricoli che scade il 16 giugno 2015".

In prospettiva si attende il 17 giugno, quando il Tar del Lazio sarà chiamato a prendere in esame gli oltre 400 ricorsi contro l'Imu agricola di varie associazioni, Regioni, Comuni ed Anci: "Saremo lì con un presidio – afferma Fabbris - e i giudici dovranno decidere serenamente, senza la pressione già esercitata dal Governo". Le avvisaglie dell'esecutivo nazionale, nel caso in cui dovesse decadere il provvedimento, sono incentrate sulla paura di sforare il tetto del rapporto deficit/pil del 3%. Ma, come Gianni Fabbris tiene a sottolineare, "ai politici spetta di fare il proprio compito per bene, ai giudici di giudicare le leggi senza pressioni esterne".