Referendum trivelle, polemiche sull’astensione del Partito Democratico

Controcorrente i dem Lacorazza e Speranza. Liuzzi (M5S): “Il Pd boicotta il referendum”.

venerdì 18 marzo 2016 9.01
A cura di Marco Delli Noci
La data fatidica del 17 aprile sul referendum abrogativo - riguardante la legge che regolamenta le estrazioni petrolifere in mare - si avvicina inesorabilmente. Certamente un argomento impellente da affrontare e che sta creando delle spaccature all'interno del Partito Democratico, dopo la ferma posizione di astensionismo pubblicata sul sito dell'Agcom e confermata dalle dichiarazioni dei vicesegretari dem, Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani.

"Questo referendum – sentenziano i due democratici - è inutile. Non riguarda le energie rinnovabili, non blocca le trivelle (che in Italia sono già bloccate entro le 12 miglia, normativa più restrittiva di tutta Europa), non tocca il nostro patrimonio culturale e ambientale. Serve solo a dare un segnale politico, come hanno spiegato i promotori. E costerà 300 milioni agli italiani". Fondi che potevano essere stanziati, secondo i vertici del partito, "ad asili nido, a scuole, alla sicurezza, all'ambiente". Proprio di questo tema si occuperà la direzione di lunedì, "ratificando la decisione presa come vicesegretari. Se il referendum passerà l'Italia dovrà licenziare migliaia di persone e comprare all'estero più gas e più petrolio. Lunedì vedremo chi ha i numeri - a norma di Statuto - per utilizzare il simbolo del Pd".

Il controverso astensionismo sta dando vita a diversi maldipancia nel partito, soprattutto all'interno della minoranza nazionale, ma anche locale. In Basilicata molti sono gli animi turbolenti, tra cui quello del presidente del consiglio regionale, Piero Lacorazza: "Il Pd si astiene dove e chi ha deciso? - tuona il consigliere - Spero non sia vero e chiedo al gruppo dirigente nazionale di rivedere questa posizione. C'è ancora tempo". Ed aggiunge duramente: "Mesi di discussioni aperte e trasparenti, dibattiti che hanno attraversato le istituzioni e che attraverso l'articolo 75 della Costituzione italiana hanno portato al referendum. Un partito democratico può dire agli elettori di non votare?".

Il dibattito sul futuro energetico del Paese non è stato finora affrontato nelle assemblee democratiche, come afferma il deputato lucano del Pd, Roberto Speranza: "Al netto di una discussione di merito che sarebbe bello fare anche con chi legittimamente può pensarla diversamente, mi chiedo come e dove sarebbe stata assunta questa scelta. La segreteria non si riunisce da mesi. La direzione e l'assemblea non mi risulta abbiano mai discusso di questo referendum. Si può andare avanti così?". Ed osserva ulteriormente: "L'astensione è una posizione che non condivido affatto e che non credo possa essere compresa da una parte significativa dei nostri elettori".

Infine anche un altro parlamentare lucano, Mirella Liuzzi, del Movimento 5 Stelle, contesta la decisione assunto dal partito di centro-sinistra: "Il volto del Pd è pro trivelle, questo è evidente. Prima la minoranza (compreso Speranza) vota lo sblocca Italia, poi gioca la parte dell'opposizione in alcune regioni ed infine mette la faccia sull'astensione come dimostra l'adesione formale agli spazi contro il referendum riportata dall'Agcom. Il Pd trivella la democrazia". E provoca la minoranza democratica, contraria alle dichiarazioni della segreteria di partito: "Stupiscono - conclude Liuzzi - le dichiarazioni di parlamentari della minoranza Pd oggi che si chiedono chi ha deciso l'adesione agli spazi pro astensione anche in televisione. Lo ha deciso il loro segretario, il loro padre-padrone. Se vogliono essere coerenti e votare il referendum possono farlo, non serve abbaiare in politichese senza prendere davvero posizione".