Reddito minimo di inserimento
12 mila domande per una sola risposta: dov’è il lavoro?
lunedì 7 novembre 2016
L'arrivo in via Annibale Maria di Francia a Matera, sede della Regione Basilicata, di oltre 12 mila domande di sostegno nell'ambito del "programma reddito minimo di inserimento" non può certo far dormire sonni tranquilli. Una Regione, la Basilicata, da sempre alle prese con l'atavica ricerca di lavoro per i giovani, di politiche del sostegno che non hanno aiutato a colmare il gap con le altre Regioni del Sud ma che spesso ha creato pericolose sacche di clientelismo invece di attivare politiche di sviluppo e di competitività del settore imprenditoriale.
Quasi uno smacco per la Regione ospitante nel 2019 la cultura d'Europa. Una Basilicata ormai sotto la lente d'ingrandimento e sotto i riflettori da parte degli operatori turistici ed economici non solo della nostra amata penisola.
Delle 12 mila richieste pervenute, 800 domande riguardanti la platea A, quella comprensiva dei beneficiari ex mobilità in deroga e oltre 11 mila domande per quanto concerne la platea 'B', di cui fanno parte i soggetti con un reddito inferiore ai novemila euro.
Il tasto dolente riguarda la parte economica: dove prelevare questi soldi? Nella D.G.R. n. 936 del 13 luglio 2015 è dichiarato «che la somma occorrente per finanziare la Categoria A e la Categoria B è pari rispettivamente a € 2.700.000,00 e a € 7.700.000,00. La copertura finanziaria è garantita dal Programma Operativo FSE (Fondo Sociale Europeo) Basilicata 2014/2020 per due annualità 2015 e 2016». Chiaramente questa somma non è sufficiente.
Si è lavorato in questi mesi per sbloccare alcuni fondi fermi a Roma e anche la visita di Renzi a Matera aveva rasserenato gli ambienti regionali circa l'arrivo di ingenti somme per finanziare queste ed altre politiche del lavoro.
Resta però chiaro a tutti come una goccia nel mare porterà solo una flebile boccata d'ossigeno in una Regione con il reddito più basso in Italia e con la capacità di coinvolgere e di attrarre i giovani nel mondo del lavoro da anni ai minimi storici.
Dai numerosi tavoli tecnici tenuti in questi anni da parte delle associazioni di categoria, sindacati ed imprenditori è sempre emersa la necessità di accelerare e snellire gli iter amministrativi per attingere ai finanziamenti pubblici, ad una oculata suddivisione dei fondi e ad una più attenta pianificazione del nuovo PSR 2014-2020. Dai ritardi e dalle beghe di una farraginosa macchina amministrativa regionale l'inizio non è quello che in tanti speravano. Il tempo per invertire la rotta c'è, sperando sia accompagnato dalla volontà di creare serie e lungimiranti opportunità di lavoro.
Quasi uno smacco per la Regione ospitante nel 2019 la cultura d'Europa. Una Basilicata ormai sotto la lente d'ingrandimento e sotto i riflettori da parte degli operatori turistici ed economici non solo della nostra amata penisola.
Delle 12 mila richieste pervenute, 800 domande riguardanti la platea A, quella comprensiva dei beneficiari ex mobilità in deroga e oltre 11 mila domande per quanto concerne la platea 'B', di cui fanno parte i soggetti con un reddito inferiore ai novemila euro.
Il tasto dolente riguarda la parte economica: dove prelevare questi soldi? Nella D.G.R. n. 936 del 13 luglio 2015 è dichiarato «che la somma occorrente per finanziare la Categoria A e la Categoria B è pari rispettivamente a € 2.700.000,00 e a € 7.700.000,00. La copertura finanziaria è garantita dal Programma Operativo FSE (Fondo Sociale Europeo) Basilicata 2014/2020 per due annualità 2015 e 2016». Chiaramente questa somma non è sufficiente.
Si è lavorato in questi mesi per sbloccare alcuni fondi fermi a Roma e anche la visita di Renzi a Matera aveva rasserenato gli ambienti regionali circa l'arrivo di ingenti somme per finanziare queste ed altre politiche del lavoro.
Resta però chiaro a tutti come una goccia nel mare porterà solo una flebile boccata d'ossigeno in una Regione con il reddito più basso in Italia e con la capacità di coinvolgere e di attrarre i giovani nel mondo del lavoro da anni ai minimi storici.
Dai numerosi tavoli tecnici tenuti in questi anni da parte delle associazioni di categoria, sindacati ed imprenditori è sempre emersa la necessità di accelerare e snellire gli iter amministrativi per attingere ai finanziamenti pubblici, ad una oculata suddivisione dei fondi e ad una più attenta pianificazione del nuovo PSR 2014-2020. Dai ritardi e dalle beghe di una farraginosa macchina amministrativa regionale l'inizio non è quello che in tanti speravano. Il tempo per invertire la rotta c'è, sperando sia accompagnato dalla volontà di creare serie e lungimiranti opportunità di lavoro.