Province e Comuni lucani contrari al Decreto sicurezza del Governo
Espressa "preoccupazione" per le norme sull'immigrazione. Richiesta inviata a Salvini
martedì 6 novembre 2018
In Basilicata Province e Comuni sono contrari al decreto sicurezza del Governo. L'Upi (Unione delle Province) e l'Anci (Associazione dei Comuni) hanno chiesto al ministro dell'Interno ed al Governo di sospendere gli effetti dell'applicazione del Decreto Legge su immigrazione e sicurezza, invitandoli ad aprire un confronto con le Regioni, le Province e le città italiane, al fine di valutare le ricadute concrete sull'impatto in termini economici, sociali e sulla sicurezza dei territori.
Upi e Anci hanno espresso ''la propria preoccupazione per le conseguenze dell'applicazione di tale decreto sui territori provinciali e comunali della Basilicata'' in materia di immigrazione in quanto vengono ''vanificati gli sforzi fatti anche dalla Regione Basilicata volti ad un'equa distribuzione sostenibile su tutto il territorio''.
Vengono sottolineati i punti critici del provvedimento. Principalmente ''favorirà le grandi concentrazioni di persone nei grandi centri di accoglienza straordinaria - sostengono - di difficile gestione con poche possibilità di percorsi di integrazione e con impatti fortemente negativi per i cittadini. Inoltre, i mancati percorsi di integrazione anche in città più piccole, porteranno ad aumentare ulteriormente in città presenze di persone in condizione di estremo disagio, potenzialmente coinvolgibili in attività illecite''. Altrettanta preoccupazione per il rischio di ''aumento delle persone presenti nei Centri di permanenza per rimpatri, compreso quello di Palazzo San Gervasio''.
Inoltre con il decreto ''si favoriscono le strutture di accoglienza straordinaria - sostengono l'Upi e l'Anci lucane - di cui abbiamo registrato criticità in questi anni smantellando quella parte finalizzata a dare risposte strutturate, controllate e non emergenziali come i centri di accoglienza (Sprar) gestiti dai Comuni con percorsi di integrazione in piccole accoglienze, rifugio diffuso in alloggi''.
Upi e Anci hanno espresso ''la propria preoccupazione per le conseguenze dell'applicazione di tale decreto sui territori provinciali e comunali della Basilicata'' in materia di immigrazione in quanto vengono ''vanificati gli sforzi fatti anche dalla Regione Basilicata volti ad un'equa distribuzione sostenibile su tutto il territorio''.
Vengono sottolineati i punti critici del provvedimento. Principalmente ''favorirà le grandi concentrazioni di persone nei grandi centri di accoglienza straordinaria - sostengono - di difficile gestione con poche possibilità di percorsi di integrazione e con impatti fortemente negativi per i cittadini. Inoltre, i mancati percorsi di integrazione anche in città più piccole, porteranno ad aumentare ulteriormente in città presenze di persone in condizione di estremo disagio, potenzialmente coinvolgibili in attività illecite''. Altrettanta preoccupazione per il rischio di ''aumento delle persone presenti nei Centri di permanenza per rimpatri, compreso quello di Palazzo San Gervasio''.
Inoltre con il decreto ''si favoriscono le strutture di accoglienza straordinaria - sostengono l'Upi e l'Anci lucane - di cui abbiamo registrato criticità in questi anni smantellando quella parte finalizzata a dare risposte strutturate, controllate e non emergenziali come i centri di accoglienza (Sprar) gestiti dai Comuni con percorsi di integrazione in piccole accoglienze, rifugio diffuso in alloggi''.