Patronati a rischio con la nuova Legge di stabilità, previsto taglio di 150 milioni
Acli Matera:"I cittadini sarebbero privati di un importante servizio"
martedì 25 novembre 2014
9.15
Tante sono le norme criticate nella legge di stabilità, ancora in discussione in parlamento. Tra i provvedimenti contestati rientra l'art. 26 comma 10 che prevede il taglio di 150 milioni di euro riguardo i finanziamenti ai patronati. Per questo motivo Acli, Inas, Inca, Ital Basilicata, la settimana scorsa hanno organizzato un sit-in di protesta insieme alla raccolta firme a sostegno della petizione per il ritiro del provvedimento.
L'istituto che tutela lavoratori e pensionati riceve annualmente un contributo economico dal ministero del lavoro che copre soltanto il 30% dei costi dell'attività svolta dai patronati, il restante 70% è in carico alle organizzazioni promotrici. Inoltre, si prevede che dal 2016 si abbasserà l'aliquota di prelevamento dei contributi previdenziali obbligatori destinata al finanziamento delle attività di patronato, passando dall'attuale 0,226% allo 0,148%. Su queste stime è facile comprendere le paure dei responsabili dei patronati su cui ora potrebbe abbattersi un ulteriore taglio di 150 milioni di euro dal fondo nazionale.
"Il taglio è inaccettabile e improponibile, sono i cittadini che ne risentirebbero". Queste sono le parole dure del direttore del patronato provinciale Acli di Matera, Roberto Risimini, che reputa "disastroso" il provvedimento. Ad accusarne il colpo saranno tutti i servizi di tutela per il cittadino, lavoratore o pensionato, come "consulenze esterne per contenziosi medico-legali, servizi telematici per accedere a prestazioni socio-assistenziali che noi offriamo gratuitamente".
I tagli sarebbero dannosi, non solo per l'attività gratuita che svolge il patronato, come spiega Risimini, ma anche "per l'aumento della congestione dell'attività degli istituti previdenziali che adesso si avvalgono dei patronati per garantire servizi che prima erano in carico all'Inps, al ministero degli interni, all'Inail". A rischio anche le relazioni con l'estero: "Noi siamo strutturati all'estero. Le relazioni che avvengono tra la legislazione italiana ed estera sono importanti, in quanto permettono di avere dei processi di tutela per il lavoratore. Il taglio dei fondi metterà a rischio anche queste relazioni".
Il patronato dell'Acli di Matera, se la legge sarà approvata "continuerà ad esistere, ma avremo soltanto una sede provinciale. Già adesso ci serviamo del volontariato, dei circoli locali e delle parrocchie per esser presenti sul territorio. Avremo poca visibilità ed anche l'occupazione interna ne risentirà".
Altro problema è che le organizzazioni promotrici del patronato "attingono molto dal fondo, e se i patronati non sono ben organizzati, queste ne approfittano destinando le risorse in altre attività". Dunque, uno sperpero di soldi che deriva dalle "incrostazioni che vengono a crearsi, come ad esempio gli eccessivi distacchi sindacali".
Riguardo la protesta di sabato, Risimini è soddisfatto: "I cittadini hanno accolto ben volentieri la protesta; hanno colto il significato anche perché ne rispondono loro in prima persona. Tanti di loro hanno firmato la petizione".
L'appello del patronato Acli di Matera, infine, non è solo quello di ritirare il provvedimento, ma anche di "verificare attentamente che ci siano sul territorio patronati organizzati, monitorare l'attività dei sindacati autonomi con patronati e eliminare lo sperpero di soldi dov'è possibile per rivitalizzare il welfare".
Anche Confapi Matera sostiene la causa dei patronati:"Il legislatore riveda la parte della Legge di Stabilità 2015 in cui si prevede un taglio drastico delle risorse destinate ai patronati, la cui funzione garantisce un servizio gratuito ai cittadini". Il taglio drastico al fondo porterà "al licenziamento di numerosi operatori di patronato e preclude ai cittadini di ottenere assistenza gratuita per far valere i propri diritti previdenziali e socio-assistenziali".
L'istituto che tutela lavoratori e pensionati riceve annualmente un contributo economico dal ministero del lavoro che copre soltanto il 30% dei costi dell'attività svolta dai patronati, il restante 70% è in carico alle organizzazioni promotrici. Inoltre, si prevede che dal 2016 si abbasserà l'aliquota di prelevamento dei contributi previdenziali obbligatori destinata al finanziamento delle attività di patronato, passando dall'attuale 0,226% allo 0,148%. Su queste stime è facile comprendere le paure dei responsabili dei patronati su cui ora potrebbe abbattersi un ulteriore taglio di 150 milioni di euro dal fondo nazionale.
"Il taglio è inaccettabile e improponibile, sono i cittadini che ne risentirebbero". Queste sono le parole dure del direttore del patronato provinciale Acli di Matera, Roberto Risimini, che reputa "disastroso" il provvedimento. Ad accusarne il colpo saranno tutti i servizi di tutela per il cittadino, lavoratore o pensionato, come "consulenze esterne per contenziosi medico-legali, servizi telematici per accedere a prestazioni socio-assistenziali che noi offriamo gratuitamente".
I tagli sarebbero dannosi, non solo per l'attività gratuita che svolge il patronato, come spiega Risimini, ma anche "per l'aumento della congestione dell'attività degli istituti previdenziali che adesso si avvalgono dei patronati per garantire servizi che prima erano in carico all'Inps, al ministero degli interni, all'Inail". A rischio anche le relazioni con l'estero: "Noi siamo strutturati all'estero. Le relazioni che avvengono tra la legislazione italiana ed estera sono importanti, in quanto permettono di avere dei processi di tutela per il lavoratore. Il taglio dei fondi metterà a rischio anche queste relazioni".
Il patronato dell'Acli di Matera, se la legge sarà approvata "continuerà ad esistere, ma avremo soltanto una sede provinciale. Già adesso ci serviamo del volontariato, dei circoli locali e delle parrocchie per esser presenti sul territorio. Avremo poca visibilità ed anche l'occupazione interna ne risentirà".
Altro problema è che le organizzazioni promotrici del patronato "attingono molto dal fondo, e se i patronati non sono ben organizzati, queste ne approfittano destinando le risorse in altre attività". Dunque, uno sperpero di soldi che deriva dalle "incrostazioni che vengono a crearsi, come ad esempio gli eccessivi distacchi sindacali".
Riguardo la protesta di sabato, Risimini è soddisfatto: "I cittadini hanno accolto ben volentieri la protesta; hanno colto il significato anche perché ne rispondono loro in prima persona. Tanti di loro hanno firmato la petizione".
L'appello del patronato Acli di Matera, infine, non è solo quello di ritirare il provvedimento, ma anche di "verificare attentamente che ci siano sul territorio patronati organizzati, monitorare l'attività dei sindacati autonomi con patronati e eliminare lo sperpero di soldi dov'è possibile per rivitalizzare il welfare".
Anche Confapi Matera sostiene la causa dei patronati:"Il legislatore riveda la parte della Legge di Stabilità 2015 in cui si prevede un taglio drastico delle risorse destinate ai patronati, la cui funzione garantisce un servizio gratuito ai cittadini". Il taglio drastico al fondo porterà "al licenziamento di numerosi operatori di patronato e preclude ai cittadini di ottenere assistenza gratuita per far valere i propri diritti previdenziali e socio-assistenziali".