Paleontologia: riprendono studi sul fossile della balena Giuliana

E' ritenuta una delle scoperte più importanti tra i cetacei

sabato 19 settembre 2020
Riprenderanno gli studi sul fossile della balena, scoperta nella diga di San Giuliano a Matera e per questo ribattezzata Giuliana, ritenuto il più grande cetaceo che almeno un milione di anni fa abbia solcato le acque del Mar Mediterraneo.

Il Comune di Matera, la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio della Basilicata, l'Istituto centrale del restauro di Roma e il Dipartimento di scienze della Terra dell'Università di Pisa hanno siglato un protocollo d'intesa per lo studio ed il restauro, ai fini della musealizzazione e della valorizzazione, dei resti della balena fossile di San Giuliano. Circa un milione e mezzo di anni fa, l'attuale altipiano murgiano era interamente sommerso e abitato da creature marine come la balena Giuliana oggetto degli studi dei paleontologi del Dipartimento di scienze della Terra dell'Università di Pisa, guidati dal professor Giovanni Bianucci.

La ricerca sul fossile ritrovato nel 2006 nel lago artificiale di San Giuliano di Matera ridisegna l'evoluzione del gigantismo estremo delle balene. Si dimostra, infatti, che il vertiginoso aumento delle loro dimensioni non è recente come creduto fino ad oggi (cioè limitato agli ultimi 2,5 milioni di anni). Dallo studio finora condotto si tratta del ''più grande fossile di balena mai descritto e, forse, della più grande balena che abbia mai solcato le acque del Mar Mediterraneo'' ed è importnate proseguire l'indagine scientifica perché l'aumento estremo delle dimensioni è uno degli aspetti più interessanti dell'evoluzione dei cetacei. Lo studio ha coinvolto anche l'Università di Catania, il Royal Belgium Institute of natural sciences di Bruxelles ed è stato pubblicato sulla rivista internazionale ''Biology Letters'' edita dalla prestigiosa Royal Society di Londra.

Il Comune di Matera finanzierà l'intervento per l'esame dello stato attuale di conservazione, della balena fossile di San Giuliano, per l'apertura delle casse di legno contenenti il reperto e per il consolidamento preventivo delle ossa (a deposito presso il Museo Ridola). Della conservazione si occuperà l'Università di Pisa. Le attività saranno svolte sotto il diretto controllo della Soprintendenza e dell'Icr che saranno chiamate anche a validare la relazione tecnica finale sullo stato attuale di conservazione del bene, che indicherà anche le azioni per il suo restauro.

Soprintendenza e Icr accerteranno inoltre la compatibilità di metodi, tecniche e materiali da usare nel consolidamento preventivo e nel futuro recupero con le esigenze della tutela del bene. Il Comune ha impegnato complessivamente 200mila euro per le attività di valorizzazione e di promozione di questi preziosi reperti. La successiva collocazione sarà nel Museo nazionale di Matera di recente istituzione da parte del Mibact.

(Nella foto le prime indagini dopo la scoperta)