No all’incenerimento dei rifiuti ma resta aperta la questione Italcementi
Ecco i dettagli della mozione approvata
domenica 7 febbraio 2016
Contrarietà all'uso di impianti di incenerimento rifiuti e sostegno alla legge di iniziativa popolare Rifiuti Zero. Questi sono i due punti centrali contenuti nella mozione approvata, pochi giorni fa, in consiglio comunale da parte della maggioranza e del Movimento 5 Stelle.
Entrando nel merito, l'atto comunale considera l'articolo 35 dello Sblocca Italia - che definisce gli inceneritori 'strutture strategiche' – interferente con i programmi regionali e con l'autonomia della Regione Basilicata e dei comuni lucani. In particolare i consiglieri valutano gli impianti da incenerimento rifiuti come "infrastrutture 'pesanti', impianti molto costosi, che richiedono una alimentazione con flussi di rifiuti garantiti per 25 anni, il cui ciclo deprimerebbe un più virtuoso modello di gestione del ciclo dei rifiuti a partire dalla raccolta differenziata e potrebbe indurre a produrre o importare sempre più rifiuti per ammortizzare l'investimento, il tutto a carico degli utenti/cittadini , che vedrebbero elevate le tariffe TARI oltre alle addizionali nelle bollette per elettricità prodotta con gli incentivi statali".
La mozione propone degli scenari operativi alternativi come "impianti a freddo con trattamento meccanico e biologico per recupero di materia dall'indifferenziata (TMB), praticabili e praticati, che costano molto meno, si costruiscono più velocemente, comportano più posti di lavoro, non inquinano con danni alla salute e all'ambiente, emettono meno gas serra, permettono di risparmiare energia in quantità tripla". E giungendo al dunque, i consiglieri esprimono la loro contrarietà all'uso di inceneritori "da installare o attivare nel territorio comunale di Matera per la combustione o l'incenerimento di qualunque tipo di combustibile" e sostengono la legge di iniziativa popolare Rifiuti Zero, depositata in parlamento.
In particolare la strategia Rifiuti Zero prevede: l'avviamento al percorso verso Rifiuti Zero con raccolta porta a porta e tariffa puntuale (si paga in base a rifiuti residui prodotti/conferiti); la realizzazione di impianti di compostaggio della frazione organica e della frazione verde (foglie, sfalci e potature) che costituisce quasi il 40% dei rifiuti prodotti; il riciclo dei rifiuti raccolti in modo differenziato all'interno della regione o di un'area in cui questi vengono prodotti, anche al fine di ridurre l'inquinamento derivante dal loro trasporto fuori regione; la realizzazione di 'impianti di trattamento rifiuti a freddo' che permettono di chiudere il ciclo dei rifiuti recuperando ulteriore materia seconda preziosa dall'indifferenziato residuo; la definizione e l'attuazione di un monitoraggio ambientale con la predisposizione e l'attuazione di una V.I.S (Valutazione Impatto Sanitario).
Complessivamente lo schema dell'atto comunale si delinea in un quadro di sostenibilità ambientale, in ottica soprattutto del ruolo di Capitale Europea della cultura per il 2019. Ma lo scomodo caso Italcementi, ancora una volta, non è tirato in ballo.
La situazione è quanto mai allarmante: è in via di definizione il rilascio dell'AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) da parte della Regione alla cementeria Italcementi, in località Trasanello, per bruciare circa 60 mila tonnellate CSS all'anno, come combustibile, così quintuplicando il volume di fumi derivati dall'incenerimento, inquinamento e cattivi odori. Una questione ancora in sospeso e non priva di dibattiti accesi.
Su questo fronte l'amministrazione comunale ha posto delle condizioni, che sono già state utilizzate clamorosamente anche dalla stessa azienda tedesca per un caso analogo a Calusco D'Adda. A breve si attende la risposta della Regione sulla questione Italcementi, molto delicata e preminente per la salute dei materani. Vicenda non trattata, nonostante la contrarietà agli inceneritori, dalla mozione sottoscritta e approvata pochi giorni fa dai consiglieri del Comune di Matera.
Entrando nel merito, l'atto comunale considera l'articolo 35 dello Sblocca Italia - che definisce gli inceneritori 'strutture strategiche' – interferente con i programmi regionali e con l'autonomia della Regione Basilicata e dei comuni lucani. In particolare i consiglieri valutano gli impianti da incenerimento rifiuti come "infrastrutture 'pesanti', impianti molto costosi, che richiedono una alimentazione con flussi di rifiuti garantiti per 25 anni, il cui ciclo deprimerebbe un più virtuoso modello di gestione del ciclo dei rifiuti a partire dalla raccolta differenziata e potrebbe indurre a produrre o importare sempre più rifiuti per ammortizzare l'investimento, il tutto a carico degli utenti/cittadini , che vedrebbero elevate le tariffe TARI oltre alle addizionali nelle bollette per elettricità prodotta con gli incentivi statali".
La mozione propone degli scenari operativi alternativi come "impianti a freddo con trattamento meccanico e biologico per recupero di materia dall'indifferenziata (TMB), praticabili e praticati, che costano molto meno, si costruiscono più velocemente, comportano più posti di lavoro, non inquinano con danni alla salute e all'ambiente, emettono meno gas serra, permettono di risparmiare energia in quantità tripla". E giungendo al dunque, i consiglieri esprimono la loro contrarietà all'uso di inceneritori "da installare o attivare nel territorio comunale di Matera per la combustione o l'incenerimento di qualunque tipo di combustibile" e sostengono la legge di iniziativa popolare Rifiuti Zero, depositata in parlamento.
In particolare la strategia Rifiuti Zero prevede: l'avviamento al percorso verso Rifiuti Zero con raccolta porta a porta e tariffa puntuale (si paga in base a rifiuti residui prodotti/conferiti); la realizzazione di impianti di compostaggio della frazione organica e della frazione verde (foglie, sfalci e potature) che costituisce quasi il 40% dei rifiuti prodotti; il riciclo dei rifiuti raccolti in modo differenziato all'interno della regione o di un'area in cui questi vengono prodotti, anche al fine di ridurre l'inquinamento derivante dal loro trasporto fuori regione; la realizzazione di 'impianti di trattamento rifiuti a freddo' che permettono di chiudere il ciclo dei rifiuti recuperando ulteriore materia seconda preziosa dall'indifferenziato residuo; la definizione e l'attuazione di un monitoraggio ambientale con la predisposizione e l'attuazione di una V.I.S (Valutazione Impatto Sanitario).
Complessivamente lo schema dell'atto comunale si delinea in un quadro di sostenibilità ambientale, in ottica soprattutto del ruolo di Capitale Europea della cultura per il 2019. Ma lo scomodo caso Italcementi, ancora una volta, non è tirato in ballo.
La situazione è quanto mai allarmante: è in via di definizione il rilascio dell'AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) da parte della Regione alla cementeria Italcementi, in località Trasanello, per bruciare circa 60 mila tonnellate CSS all'anno, come combustibile, così quintuplicando il volume di fumi derivati dall'incenerimento, inquinamento e cattivi odori. Una questione ancora in sospeso e non priva di dibattiti accesi.
Su questo fronte l'amministrazione comunale ha posto delle condizioni, che sono già state utilizzate clamorosamente anche dalla stessa azienda tedesca per un caso analogo a Calusco D'Adda. A breve si attende la risposta della Regione sulla questione Italcementi, molto delicata e preminente per la salute dei materani. Vicenda non trattata, nonostante la contrarietà agli inceneritori, dalla mozione sottoscritta e approvata pochi giorni fa dai consiglieri del Comune di Matera.