Nessuna anomalia radiologica all'interno dell'impianto

La Sogin si difende dopo lo scandalo dell'impianto di Rotondella

martedì 17 aprile 2018
Arriva direttamente dalla Sogin le rassicurazioni su quanto sta accadendo presso l'impianto di Rotondella dopo che la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza ha avviato il provvedimento di sequestro di parte dell'impianto.

Il Decreto di sequestro è stato notificato anche a Sogin e riguarda le seguenti strutture:
1. il bacino di raccolta acque dell'Itrec, in gestione a Sogin, costituito da tre vasche aperte allocate all'interno dell'area di proprietà Enea;
2. la condotta di scarico a mare, in gestione a Sogin;
3. il serbatoio interrato e relativa condotta in ex area Magnox, all'interno dell'impianto in area Enea, non in gestione a Sogin.
Le strutture sequestrate in gestione a Sogin (punti 1 e 2) sono utilizzate, secondo quanto previsto nel Rapporto Finale di Sicurezza della Licenza di Esercizio, per emungere, convogliare e quindi scaricare l'acqua di falda soggiacente il sito per evitare che la stessa interferisca con le strutture dell'impianto.
Con riferimento alle acque di falda, fanno sapere dalla Sogin, in ottemperanza alle prescrizioni contenute nella VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) del 24/03/2011, Sogin ha realizzato una estesa rete di monitoraggio ambientale convenzionale, che si è andata ad affiancare a quella relativa ai parametri radiologici attiva fin dall'avvio dell'esercizio dell'impianto.
Nel 2015 le analisi di laboratorio sui campioni d'acqua di falda hanno evidenziato in alcuni punti il superamento delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC) per alcuni parametri chimici, non radiologici (trielina, cromo esavalente, ferro, idrocarburi totali), rispetto ai valori massimi consentiti dalla normativa vigente.

Il 4 giugno 2015 Sogin, appena ricevuti i certificati di laboratorio relativi alla campagna di monitoraggio, ha immediatamente attivato le procedure previste dalla normativa (D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii) notificando, assieme ad Enea, agli Enti preposti (Prefettura di Matera, Regione Basilicata, ARPA Basilicata, Provincia di Matera e Comune di Rotondella) quanto riscontrato.
A seguito di tale denuncia, Sogin ha fornito tutto il supporto necessario, procedendo al piano di caratterizzazione finalizzato all'effettuazione dell'analisi di rischio.
Detta Analisi di Rischio, approvata il 10 aprile 2018 dalla Conferenza di Servizi e in attesadell'ultimo parere dell'Ente provinciale, ha individuato come probabile fonte primaria dicontaminazione una sorgente esterna al perimetro delle attività di Sogin. Si è in attesa delle determinazioni per procedere all'avvio delle attività di bonifica.

Fin dal 2015, sia nell'ambito della Conferenza di Servizi che in occasione degli incontriistituzionali sul territorio, Sogin ha costantemente manifestato la piena disponibilità adadempiere a tutte le prescrizioni impartite dagli Enti competenti.
Sogin, istituzionalmente impegnata nel garantire la sicurezza dei lavoratori, delle popolazioni edell'ambiente, confermando piena fiducia e collaborazione con l'Autorità giudiziaria, ribadisce che:
• non si è verificata alcuna anomalia legata alla radioattività;
• gli scarichi delle acque sono effettuati in conformità con la formula di scarico;
• non vi è alcun pericolo per i lavoratori, la popolazione e l'ambiente.

Parole importanti che arrivano dopo la diffusioni di preoccupanti notizie a proposito di unosversamento di acqua contaminata proveniente dall'impianto nucleare Itrec di Rotondella e dopo la decisione della Procura della Repubblica di Potenza di eseguire il sequestro di tre vasche diraccolta delle acque di falda e della condotta di scarico. I reati ipotizzati nell'inchiesta sono:inquinamento ambientale, falsità ideologica, smaltimento illecito di rifiuti e traffico illecito dirifiuti.
Sono almeno cinque le persone indagate: si tratterebbe dei referenti dei procedimenti di controllo e smaltimento delle acque. L'indagine è cominciata lo scorso anno da parte della Procura di Matera: i fascicoli sono poi passati per competenza alla Procura distrettuale del capoluogo lucano. Le sostanze chimiche scoperte dagli investigatori nella falda acquifera sono state utilizzate per il trattamento delle barre di uranio/torio: le acque così contaminate dovevano essere poi trattate prima di essere smaltite ma, secondo quanto emerso dalle indagini, sono state invece sversate "tal quale" nel mar Jonio partendo dalla struttura, e dopo aver attraversato alcuni chilometri che separano lo stabilimento dalla costa.