Ma che fine ha fatto la questione pet coke destinata alla cementeria in località Trasanello?

Si susseguono dispacci e precisazioni ma la preoccupazione resta sempre alta

martedì 29 agosto 2017
Anche se la notizia risale ai primi di agosto, è la nota ufficiale dell'Arpa Puglia sulla destinazione alla cementeria di Matera di gran parte del carico di 53mila tonnellate di pet coke proveniente dagli Stati Uniti e sbarcato l'8 agosto al porto di Taranto a far tremare i polsi.

Non c'era bisogno di nessuna conferma, ma che è comunque arrivata dal gruppo Italcementi ad avvallare le anticipazioni del consigliere regionale tarantino Gianni Liviano rilanciate dalla stampa.
Da allora nulla si sa sulla questione ed anche dalle stanze di comando del Comune di Matera non arrivano notizie in merito, anche se in una seduta del consiglio Comunale lo stesso sindaco Raffaello De Ruggieri si era proposto come garante, impegnandosi a vigilare sulle emissioni della cementeria in località Trasanello, nel perimetro del parco, e opposta ai Sassi.

Un silenzio che si è diffuso e propagato anche dalle parti dell'Ente Parco, come per l'Osservatorio ambiente del Comune, quasi scomparso a pochi mesi di vita.

Mentre l'uso del pet coke americano scaricato a Taranto preoccupa la vicina Montescaglioso, Matera non sembra preoccuparsene minimamente. Ma il pet coke è pericoloso? Da una parte le rassicurazioni di Italcementi, dall'altro il consigliere comunale Paolo Manicone, eletto nella lista Osiamo ed ora indipendente, autore di un ordine del giorno sulla questione, molto attivo e battagliero sulla questione. Come egli stesso sottolinea "Per di più si continua a far finta di nulla ignorando che l'Unione europea ha messo al bando dal 2020 gli inceneritori e la pratica di incenerire i rifiuti perché con le leggi che abbiamo in Italia il gioco è che le cementerie sono considerate impianti industriali e il pet coke non è un derivato dai peggiori scarti del petrolio, ma combustibile. Nulla di nuovo. Sono le cose che ripetono da anni. Ma non dicono che non abbiamo mai avuto dati sul bio-accumulo al suolo di eventuali sostanze pericolose. Non sappiamo se siano già a dimora le piantine che dovrebbero essere utilizzate come indicatori naturali dei livelli di qualità del suolo (perché fungono da termometro di un ecosistema, ndr), rivelando eventuali depositi di polveri e sostanze tossiche e nocive". A preoccupare è anche la mancanza di dati sulla qualità dell'aria e dell'acqua dalle parti della cementeria, visto che gli ultimi report risalgono al 2015.

Noi continueremo a seguire la questione e a darvi tutti gli eventuali sviluppi del caso.