Legge di stabilità, conto salato per Caf e patronati
Previsti numerosi tagli ai fondi per gli istituti di assistenza. Le rimostranze dei sindacati lucani.
lunedì 30 novembre 2015
8.40
La legge di stabilità 2016, seppur con nuove correzioni dopo il passaggio al Senato, contiene ingenti tagli sui fondi agli istituti di patronato e Centri di assistenza fiscale. Tagli che potrebbero mettere a serio rischio il funzionamento delle attività e dei servizi – come consulenze esterne per contenziosi medico-legali e servizi telematici per accedere a prestazioni socio-assistenziali - prestati gratuitamente al cittadino.
Nei dettagli, sono state disposte le riduzioni in merito ai fondi destinati ai Centri di assistenza fiscale (Caf), pari a 40 milioni di euro per il 2016, 70 milioni per i rispettivi anni 2017 e 2018, e di 100 milioni annui a decorrere dal 2019. Relativamente ai patronati il taglio previsto per il 2016 è di 28 milioni, che si aggiunge al taglio di 35 milioni di euro applicato nel 2015. Quest'ultime sono risorse ridotte per effetto dell'abbassamento dell'aliquota di prelevamento dei contributi previdenziali obbligatori destinata al finanziamento delle attività di patronato, passando dall'attuale 0,207% allo 0,193%.
In Basilicata i primi ad alzare la voce, oltre ai diretti interessati, sono i sindacati di Cgil, Cisl e Uil. I segretari generali delle tre organizzazioni sindacali, Angelo Summa, Nino Falotico e Carmine Vaccaro, rimarcano il quadro decisamente penalizzante: "La situazione è fortemente inaccettabile perché i tagli previsti per il 2016 si aggiungono ai 35 milioni dello scorso anno, inoltre viene introdotta una modifica alle modalità di calcolo dell'aliquota di prelievo dal fondo patronati, con la conseguenza che nei prossimi anni si determineranno ulteriori riduzioni dei finanziamenti compromettendo concretamente la stessa esistenza delle strutture di patronato e dei Caf".
Il nuovo proposito dei sindacati confederali, dei patronati e dei Caf di Basilicata è quello di organizzare iniziative di denuncia e di sensibilizzazione nei confronti dell'opinione pubblica, delle istituzioni locali e dei parlamentari lucani. Rimostranze che evidenzieranno le scelte "antisociali" del governo colpevole di non "favorire e ampliare l'assistenza universalistica, in una fase così difficile per milioni di famiglie", dunque "di sottrarre importanti risorse all'assistenza colpendo vaste fasce di cittadini. Un danno che milioni di cittadini italiani, anche in Basilicata, pagherebbero sulla propria pelle non potendo continuare a ricevere l'indispensabile assistenza previdenziale per le pratiche relative alla pensione, al sostegno al reddito, agli ammortizzatori sociali o per il riconoscimento di invalidità e di malattie professionali, per il funzionamento degli sportelli dedicati agli immigrati".
"Uguale sorte - concludono i tre dirigenti sindacali - si patirebbe anche sul versante fiscale: ovvero per l'assistenza alle dichiarazioni dei redditi, per l'Isee, per la verifica reddituale dei pensionati e per la tutela di tanti altri diritti sociali individuali che da solo il cittadino difficilmente riuscirebbe a gestire e ad ottenere. Tutele individuali che, nella pesante fase di crisi che il Paese sta vivendo, soprattutto al sud, ha fatto crescere notevolmente la domanda di assistenza diretta ai patronati e ai Caf che stanno sopperendo ai demagogici comportamenti del governo e ai vistosi limiti e difficoltà che lo Stato continua a scontare nel rapporto con i lavoratori, i pensionati, i cittadini".
Nei dettagli, sono state disposte le riduzioni in merito ai fondi destinati ai Centri di assistenza fiscale (Caf), pari a 40 milioni di euro per il 2016, 70 milioni per i rispettivi anni 2017 e 2018, e di 100 milioni annui a decorrere dal 2019. Relativamente ai patronati il taglio previsto per il 2016 è di 28 milioni, che si aggiunge al taglio di 35 milioni di euro applicato nel 2015. Quest'ultime sono risorse ridotte per effetto dell'abbassamento dell'aliquota di prelevamento dei contributi previdenziali obbligatori destinata al finanziamento delle attività di patronato, passando dall'attuale 0,207% allo 0,193%.
In Basilicata i primi ad alzare la voce, oltre ai diretti interessati, sono i sindacati di Cgil, Cisl e Uil. I segretari generali delle tre organizzazioni sindacali, Angelo Summa, Nino Falotico e Carmine Vaccaro, rimarcano il quadro decisamente penalizzante: "La situazione è fortemente inaccettabile perché i tagli previsti per il 2016 si aggiungono ai 35 milioni dello scorso anno, inoltre viene introdotta una modifica alle modalità di calcolo dell'aliquota di prelievo dal fondo patronati, con la conseguenza che nei prossimi anni si determineranno ulteriori riduzioni dei finanziamenti compromettendo concretamente la stessa esistenza delle strutture di patronato e dei Caf".
Il nuovo proposito dei sindacati confederali, dei patronati e dei Caf di Basilicata è quello di organizzare iniziative di denuncia e di sensibilizzazione nei confronti dell'opinione pubblica, delle istituzioni locali e dei parlamentari lucani. Rimostranze che evidenzieranno le scelte "antisociali" del governo colpevole di non "favorire e ampliare l'assistenza universalistica, in una fase così difficile per milioni di famiglie", dunque "di sottrarre importanti risorse all'assistenza colpendo vaste fasce di cittadini. Un danno che milioni di cittadini italiani, anche in Basilicata, pagherebbero sulla propria pelle non potendo continuare a ricevere l'indispensabile assistenza previdenziale per le pratiche relative alla pensione, al sostegno al reddito, agli ammortizzatori sociali o per il riconoscimento di invalidità e di malattie professionali, per il funzionamento degli sportelli dedicati agli immigrati".
"Uguale sorte - concludono i tre dirigenti sindacali - si patirebbe anche sul versante fiscale: ovvero per l'assistenza alle dichiarazioni dei redditi, per l'Isee, per la verifica reddituale dei pensionati e per la tutela di tanti altri diritti sociali individuali che da solo il cittadino difficilmente riuscirebbe a gestire e ad ottenere. Tutele individuali che, nella pesante fase di crisi che il Paese sta vivendo, soprattutto al sud, ha fatto crescere notevolmente la domanda di assistenza diretta ai patronati e ai Caf che stanno sopperendo ai demagogici comportamenti del governo e ai vistosi limiti e difficoltà che lo Stato continua a scontare nel rapporto con i lavoratori, i pensionati, i cittadini".