La crisi brucia più della benzina
I distributori di carburante chiudono in Basilicata
domenica 24 novembre 2013
09.05
La legge del contrappasso in Basilicata è una realtà che colpisce i distributori di carburante.
Nella prima regione italiana produttrice di petroli gli impianti per la distribuzione di carburante chiudono. Secondo l'Osservatorio regionale di Confesercenti, nei primi dieci mesi del 2013 sono 17 le stazioni che hanno cessato l'attività a fronte di 7 nuove iscrizioni, per un totale di 243 imprese operanti sul territorio lucano. Le cause sarebbero da ricercare, manco a dirlo, nel mare della crisi economica e del calo dei consumi interni, combinata ad un incremento record dell'imposizione fiscale sui carburanti e sulle imprese, che ha messo in ginocchio i gestori degli impianti di distribuzione: nei primi 10 mesi dell'anno complessivamente nel Paese già 1.009 hanno cessato l'attività. La Presidenza Faib-Confesercenti lancia l'allarme: l'aumento del peso del fisco sui carburanti e sulle imprese di distribuzione ha contratto i consumi e annullato i margini, spingendone molti impianti storici alla chiusura e aumentando l'esposizione debitoria del 50% della categoria.
"Il fisco tartassa il settore – spiega il Presidente di Faib Martino Landi – a partire dagli incrementi record della accise: in nemmeno tre anni l'accisa è stata rialzata già 5 volte, arrivando ad aumentare di quasi il 46% sul gasolio, del 29% sulla benzina e del 17% sul gpl. Oltretutto, pesa sulla categoria la spada di Damocle della clausola di salvaguardia: se non si dovessero trovare risorse per la copertura della prima rata dell'Imu, si aumenteranno di nuovo le accise. Non siamo il Bancomat d'Italia: è una vergogna che si faccia sempre cassa su questo settore. Il fisco pesa già troppo sui gestori, in modo a volte incomprensibile: ad esempio, oltre a pagare i costi delle autorizzazioni per lo scarico delle acque piovane e i costi di depurazione paghiamo anche una tassa sulle piogge presunte: in sostanza, più piove più si paga".
"Il risultato – continua Landi – è tragico: vendite in picchiata (-20% su 2012) e azzeramento dei margini di guadagno (sotto il 2% del prezzo finale).Abbiamo sempre chiesto una razionalizzazione "governata" della rete di distribuzione: così, però, la razionalizzazione la sta facendo la crisi, in modo selvaggio e senza una logica di governo della rete, mentre le compagnie petrolifere si sottraggono da anni all'obbligo di rinnovare i contratti di gestione. Ancora più drammatica la situazione in autostrada, dove le perdite di venduto sono del 50% negli ultimi tre anni".
A questo panorama già poco confortante si aggiunge per la Basilicata l'inadeguata copertura territoriale delle stazioni di carburante che crea non pochi disagi agli automobilisti specie dei comuni più piccoli e delle aree più interne.
Nella prima regione italiana produttrice di petroli gli impianti per la distribuzione di carburante chiudono. Secondo l'Osservatorio regionale di Confesercenti, nei primi dieci mesi del 2013 sono 17 le stazioni che hanno cessato l'attività a fronte di 7 nuove iscrizioni, per un totale di 243 imprese operanti sul territorio lucano. Le cause sarebbero da ricercare, manco a dirlo, nel mare della crisi economica e del calo dei consumi interni, combinata ad un incremento record dell'imposizione fiscale sui carburanti e sulle imprese, che ha messo in ginocchio i gestori degli impianti di distribuzione: nei primi 10 mesi dell'anno complessivamente nel Paese già 1.009 hanno cessato l'attività. La Presidenza Faib-Confesercenti lancia l'allarme: l'aumento del peso del fisco sui carburanti e sulle imprese di distribuzione ha contratto i consumi e annullato i margini, spingendone molti impianti storici alla chiusura e aumentando l'esposizione debitoria del 50% della categoria.
"Il fisco tartassa il settore – spiega il Presidente di Faib Martino Landi – a partire dagli incrementi record della accise: in nemmeno tre anni l'accisa è stata rialzata già 5 volte, arrivando ad aumentare di quasi il 46% sul gasolio, del 29% sulla benzina e del 17% sul gpl. Oltretutto, pesa sulla categoria la spada di Damocle della clausola di salvaguardia: se non si dovessero trovare risorse per la copertura della prima rata dell'Imu, si aumenteranno di nuovo le accise. Non siamo il Bancomat d'Italia: è una vergogna che si faccia sempre cassa su questo settore. Il fisco pesa già troppo sui gestori, in modo a volte incomprensibile: ad esempio, oltre a pagare i costi delle autorizzazioni per lo scarico delle acque piovane e i costi di depurazione paghiamo anche una tassa sulle piogge presunte: in sostanza, più piove più si paga".
"Il risultato – continua Landi – è tragico: vendite in picchiata (-20% su 2012) e azzeramento dei margini di guadagno (sotto il 2% del prezzo finale).Abbiamo sempre chiesto una razionalizzazione "governata" della rete di distribuzione: così, però, la razionalizzazione la sta facendo la crisi, in modo selvaggio e senza una logica di governo della rete, mentre le compagnie petrolifere si sottraggono da anni all'obbligo di rinnovare i contratti di gestione. Ancora più drammatica la situazione in autostrada, dove le perdite di venduto sono del 50% negli ultimi tre anni".
A questo panorama già poco confortante si aggiunge per la Basilicata l'inadeguata copertura territoriale delle stazioni di carburante che crea non pochi disagi agli automobilisti specie dei comuni più piccoli e delle aree più interne.