Intenso percorso di studio al convegno Unesco
Tuffo nel passato con il professor Tosi che avverte: bisogna lavorare sulla qualità dei prodotti e non sulla quantità
venerdì 22 novembre 2013
16.37
Una giornata intensa e ricca di attività quella del convegno Unesco, che prova a dare un significato fattivo al titolo dei lavori, creando il vero e proprio Codice delle caverne.
L'eccentrico professor Maurizio Tosi, docente di archeologia e paleontologia all'Università di Bologna non lascia dubbi sull'importanza delle caverne per l'uomo, ma amplia il suo discorso espandendolo alla comunità umana che si affaccia all'utilizzo delle caverne, alle prime transazioni. "Ci sono due concetti di base che spiegano la concezione importante dell'uso della caverna. Tutto parte dalla necessità dell'essere umano di allearsi per sopravvivere, lavorare insieme. Questa alleanza si esprime nel lavoro, nella comunità, nella capacità di dividersi i compiti, di lavorare a turni. Di qui, la vita insieme e il modo di gestirla. La nascita delle transazioni e dello scambio, dalle sorelle per l'accoppiamento, sino al cibo".
Il collegamento per il docente dell'Università di Bologna è diretto: "I primitivi avevano capito che più si lavorava, più cibo c'era. Più cibo, più gente nella comunità, più gente e più lavoro prodotto e così via. L'assioma di base è fondamentalmente questo. Il paesaggio rifletteva la società. L'utilizzo della caverna si conquistava in gruppo, perchè le caverne erano abitate da animali selvatici, che era impossibile cacciare da soli. LE prime tracce archeologiche si ritrovano proprio dal momento in cui l'uomo ha iniziato a modificare il territorio, il suo habitat, dunque le caverne".
Quindi qualche proposta per lavorare e produrre da un prodotto unico, sia dal punto di vista del territorio che delle produzioni alimentari. "La ricchezza è nella terra. Per esempio lo slow food per questa terra potrebbe essere la soluzione adeguata - spiega Maurizio Tosi - Cioè fare del territorio un produttore di generi di alta qualità. Storicamente le piccole industrie hanno fatto crescere l'Italia, soprattutto quelle a conduzione familiare, quindi perchè non investire su prodotti di nicchia, creare piccole quantità, ma di una qualità superiore, è il vero mercato che questa terra può sfruttare".
Un convegno che tocca svariati temi legati alla terra e al Mediterraneo non poteva privarsi dell'esponente del Dipartimento della Cultura del Mediterraneo, il DiCEM. "L'iniziativa è importantissima non solo per i vent'anni dalla dichiarazione del sito Unesco per Matera, ma soprattutto per vedere quanto quello che era stato immaginato nel 1993, e anche un pò prima, torna prepotentemente d'attualità - spiega Emmanuele Curti, esponente del DiCEM dell'Università della Basilicata - Ma serve anche guardare avanti e valutare nuove proposte, oltre che il coinvolgimento della collettività. Credo che in questi giorni potremmo ottenere dei risultati molto positivi in questo senso".
Nelle giornate del convegno Unesco, diverse sorprese, tra le quali la consegna al sindaco di Matera, Salvatore Adduce, la medaglia della Fondazione Giovanni Spadolini, un riconoscimento importante sia dal punto di vista formale, che per il legame che lo stesso Spadolini aveva con la terra materana, con quel patrimonio del quale in questi giorni si discute.
L'eccentrico professor Maurizio Tosi, docente di archeologia e paleontologia all'Università di Bologna non lascia dubbi sull'importanza delle caverne per l'uomo, ma amplia il suo discorso espandendolo alla comunità umana che si affaccia all'utilizzo delle caverne, alle prime transazioni. "Ci sono due concetti di base che spiegano la concezione importante dell'uso della caverna. Tutto parte dalla necessità dell'essere umano di allearsi per sopravvivere, lavorare insieme. Questa alleanza si esprime nel lavoro, nella comunità, nella capacità di dividersi i compiti, di lavorare a turni. Di qui, la vita insieme e il modo di gestirla. La nascita delle transazioni e dello scambio, dalle sorelle per l'accoppiamento, sino al cibo".
Il collegamento per il docente dell'Università di Bologna è diretto: "I primitivi avevano capito che più si lavorava, più cibo c'era. Più cibo, più gente nella comunità, più gente e più lavoro prodotto e così via. L'assioma di base è fondamentalmente questo. Il paesaggio rifletteva la società. L'utilizzo della caverna si conquistava in gruppo, perchè le caverne erano abitate da animali selvatici, che era impossibile cacciare da soli. LE prime tracce archeologiche si ritrovano proprio dal momento in cui l'uomo ha iniziato a modificare il territorio, il suo habitat, dunque le caverne".
Quindi qualche proposta per lavorare e produrre da un prodotto unico, sia dal punto di vista del territorio che delle produzioni alimentari. "La ricchezza è nella terra. Per esempio lo slow food per questa terra potrebbe essere la soluzione adeguata - spiega Maurizio Tosi - Cioè fare del territorio un produttore di generi di alta qualità. Storicamente le piccole industrie hanno fatto crescere l'Italia, soprattutto quelle a conduzione familiare, quindi perchè non investire su prodotti di nicchia, creare piccole quantità, ma di una qualità superiore, è il vero mercato che questa terra può sfruttare".
Un convegno che tocca svariati temi legati alla terra e al Mediterraneo non poteva privarsi dell'esponente del Dipartimento della Cultura del Mediterraneo, il DiCEM. "L'iniziativa è importantissima non solo per i vent'anni dalla dichiarazione del sito Unesco per Matera, ma soprattutto per vedere quanto quello che era stato immaginato nel 1993, e anche un pò prima, torna prepotentemente d'attualità - spiega Emmanuele Curti, esponente del DiCEM dell'Università della Basilicata - Ma serve anche guardare avanti e valutare nuove proposte, oltre che il coinvolgimento della collettività. Credo che in questi giorni potremmo ottenere dei risultati molto positivi in questo senso".
Nelle giornate del convegno Unesco, diverse sorprese, tra le quali la consegna al sindaco di Matera, Salvatore Adduce, la medaglia della Fondazione Giovanni Spadolini, un riconoscimento importante sia dal punto di vista formale, che per il legame che lo stesso Spadolini aveva con la terra materana, con quel patrimonio del quale in questi giorni si discute.