Il day after dell'alluvione che ha colpito la fascia Jonica
Danni abnormi e quattro decessi, colpisce l'assenza della Protezione Civile
mercoledì 16 ottobre 2013
11.46
L'ultima alluvione che ha colpito la fascia Jonica ha lasciato tra Puglia e Basilicata delle incredibili scorie.
Devastazione, alberi secolari e piantagioni spazzate via, strade invase dalla melma, torrenti completamente pieni di qualunque tipo di sporcizia, case inutilizzabili e rese inagibili, ma soprattutto quattro vite spezzate. Risvolti di indubbia tragicità, per i quali in questi giorni è stata aperta un'inchiesta dalla Procura di Taranto a firma del dottor Franco Sebastio (già noto alle cronache per l'inchiesta sull'Ilva), al fine di fare luce sulle responsabilità. Delle responsabilità che, con molta probabilità, dovranno essere divise tra vari protagonisti, loro malgrado, dei mancati interventi e dell'incuria riguardo i canali traboccati, dalle Amministrazioni provinciali ai Consorzi di Bonifica. Ma, l'aspetto più grave è da ricercare nel mancato intervento a livello nazionale e l'abbiamo analizzato con il vice sindaco di Ginosa, Leonardo Galante. "Vorrei evidenziare, innanzitutto, l'assenza della Protezione Civile Nazionale in un territorio devastato e che piange quattro vittime – ha ricordato l'amministratore con delega alle alluvioni, quella del 2011 e la più recente – Con, tra l'altro, una strada provinciale, la SP580, che collega l'abitato di Ginosa con la zona agricola e industriale, completamente impercorribile. Un ponte impraticabile sotto il quale si è formata una voragine che ha causato danni economici incredibili per le aziende, che non possono lavorare e sono a rischio chiusura. Oltre alla perdita di ulivi secolari e vigneti, che sono parte integrante della nostra economia".
Una problematica che tende ad ingrandirsi giorno dopo giorno. "Non sappiamo quando riusciremo, nonostante i tanti sforzi – ha ripreso Galante – a ripristinare la situazione. E' stato anche creato un gruppo di imprenditori, con a capo l'ex sindaco di Ginosa, Mario D'Alconzo, al fine di ritrovare insieme una degna e rapida soluzione al problema. Inoltre, abbiamo attivato un Centro operativo che, ogni giorno, raccoglie diverse segnalazioni di case inutilizzabili e richieste d'aiuto". Ritornando alle cause, la spiegazione del vice sindaco Galante è chiara. "La storica funzione della Gravina, che raccoglie tutte le acque piovane, anche di grande quantità, è stato leso nel tempo da opere dell'uomo, ma soprattutto dalla mancata pulizia dei canali da parte dei Consorzi. Il vortice idraulico si è infatti formato perché l'acqua era impossibilitata a raggiungere la valle, come sarebbe successo senza ostruzioni e senza conseguenze.
Invece, il Ponte di San Leonardo non verso Laterza non ha retto e si è venuto a creare un problema ulteriore. Sicuramente sarà l'inchiesta del dottor Sebastio a chiarire le responsabilità, ma noi nel frattempo siamo costretti a stringere i tempi per gli interventi, stanziando anche i pochi soldi comunali per rimettere in sesto quantomeno la viabilità di servizio e venire incontro alle richieste di aiuto delle tante famiglie estromesse dalle proprie abitazioni". La soluzione è ancora lontana. "Stiamo vagliando alcune soluzioni per dare sostegno alle famiglie, cercando una degna sistemazione per ovviare all'abbandono delle abitazioni per motivi di sicurezza. Non possiamo perdere ulteriore tempo, senza fermarci e perdere ulteriormente tempo".
Devastazione, alberi secolari e piantagioni spazzate via, strade invase dalla melma, torrenti completamente pieni di qualunque tipo di sporcizia, case inutilizzabili e rese inagibili, ma soprattutto quattro vite spezzate. Risvolti di indubbia tragicità, per i quali in questi giorni è stata aperta un'inchiesta dalla Procura di Taranto a firma del dottor Franco Sebastio (già noto alle cronache per l'inchiesta sull'Ilva), al fine di fare luce sulle responsabilità. Delle responsabilità che, con molta probabilità, dovranno essere divise tra vari protagonisti, loro malgrado, dei mancati interventi e dell'incuria riguardo i canali traboccati, dalle Amministrazioni provinciali ai Consorzi di Bonifica. Ma, l'aspetto più grave è da ricercare nel mancato intervento a livello nazionale e l'abbiamo analizzato con il vice sindaco di Ginosa, Leonardo Galante. "Vorrei evidenziare, innanzitutto, l'assenza della Protezione Civile Nazionale in un territorio devastato e che piange quattro vittime – ha ricordato l'amministratore con delega alle alluvioni, quella del 2011 e la più recente – Con, tra l'altro, una strada provinciale, la SP580, che collega l'abitato di Ginosa con la zona agricola e industriale, completamente impercorribile. Un ponte impraticabile sotto il quale si è formata una voragine che ha causato danni economici incredibili per le aziende, che non possono lavorare e sono a rischio chiusura. Oltre alla perdita di ulivi secolari e vigneti, che sono parte integrante della nostra economia".
Una problematica che tende ad ingrandirsi giorno dopo giorno. "Non sappiamo quando riusciremo, nonostante i tanti sforzi – ha ripreso Galante – a ripristinare la situazione. E' stato anche creato un gruppo di imprenditori, con a capo l'ex sindaco di Ginosa, Mario D'Alconzo, al fine di ritrovare insieme una degna e rapida soluzione al problema. Inoltre, abbiamo attivato un Centro operativo che, ogni giorno, raccoglie diverse segnalazioni di case inutilizzabili e richieste d'aiuto". Ritornando alle cause, la spiegazione del vice sindaco Galante è chiara. "La storica funzione della Gravina, che raccoglie tutte le acque piovane, anche di grande quantità, è stato leso nel tempo da opere dell'uomo, ma soprattutto dalla mancata pulizia dei canali da parte dei Consorzi. Il vortice idraulico si è infatti formato perché l'acqua era impossibilitata a raggiungere la valle, come sarebbe successo senza ostruzioni e senza conseguenze.
Invece, il Ponte di San Leonardo non verso Laterza non ha retto e si è venuto a creare un problema ulteriore. Sicuramente sarà l'inchiesta del dottor Sebastio a chiarire le responsabilità, ma noi nel frattempo siamo costretti a stringere i tempi per gli interventi, stanziando anche i pochi soldi comunali per rimettere in sesto quantomeno la viabilità di servizio e venire incontro alle richieste di aiuto delle tante famiglie estromesse dalle proprie abitazioni". La soluzione è ancora lontana. "Stiamo vagliando alcune soluzioni per dare sostegno alle famiglie, cercando una degna sistemazione per ovviare all'abbandono delle abitazioni per motivi di sicurezza. Non possiamo perdere ulteriore tempo, senza fermarci e perdere ulteriormente tempo".