Grano: in Puglia e in Basilicata produzione in calo quest'anno
Le previsioni sulle quantità e sui prezzi agli agricoltori
sabato 18 maggio 2024
20.23
L'altro ieri, nella Camera di commercio di Foggia, si sono tenuti i "Durum Days". Prima che inizi la raccolta, sono state elaborate delle previsioni da parte del Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria del Ministero dell'agricoltura.
Secondo il Crea, nel 2024 in Italia saranno prodotte 3,5 milioni di tonnellate, con un decremento del 10-15% rispetto alla media di lungo periodo e un calo dell'8% su base annua. Ad incidere in maniera significativa sul calo produttivo, oltre alla riduzione della superficie coltivata e alle difficoltà legate alle tensioni internazionali, sono state le condizioni climatiche sfavorevoli, che hanno interessato principalmente l'areale meridionale di coltivazione.
Sempre in base all'analisi del Crea, "molto complicata è la situazione della Sicilia, soprattutto se confrontata con la produzione dello scorso anno, così come quella della Puglia e della Basilicata, il cui potenziale produttivo è stato in parte compromesso". In tutto il resto delle regioni italiane, invece, le condizioni della coltura sono ottime e le stime produttive risultano molto buone. In queste aree l'unica incognita è legata all'andamento meteorologico delle prossime settimane, che potrebbe compromettere lo stato fitosanitario della coltura.
Invece a livello mondiale, dopo il calo dello scorso anno, le produzioni di grano duro sono viste in ripresa, con aumenti nell'ordine del 10%, grazie alle maggiori produzioni di importanti paesi esportatori: Canada (+40%), Stati Uniti (+25%), Russia (+20%), Turchia (+5%).
Per quanto riguarda i prezzi del prodotto nazionale: "si manterranno lontani dai picchi registrati nelle ultime campagne, pur restando a valori storicamente alti".
Secondo il Crea, nel 2024 in Italia saranno prodotte 3,5 milioni di tonnellate, con un decremento del 10-15% rispetto alla media di lungo periodo e un calo dell'8% su base annua. Ad incidere in maniera significativa sul calo produttivo, oltre alla riduzione della superficie coltivata e alle difficoltà legate alle tensioni internazionali, sono state le condizioni climatiche sfavorevoli, che hanno interessato principalmente l'areale meridionale di coltivazione.
Sempre in base all'analisi del Crea, "molto complicata è la situazione della Sicilia, soprattutto se confrontata con la produzione dello scorso anno, così come quella della Puglia e della Basilicata, il cui potenziale produttivo è stato in parte compromesso". In tutto il resto delle regioni italiane, invece, le condizioni della coltura sono ottime e le stime produttive risultano molto buone. In queste aree l'unica incognita è legata all'andamento meteorologico delle prossime settimane, che potrebbe compromettere lo stato fitosanitario della coltura.
Invece a livello mondiale, dopo il calo dello scorso anno, le produzioni di grano duro sono viste in ripresa, con aumenti nell'ordine del 10%, grazie alle maggiori produzioni di importanti paesi esportatori: Canada (+40%), Stati Uniti (+25%), Russia (+20%), Turchia (+5%).
Per quanto riguarda i prezzi del prodotto nazionale: "si manterranno lontani dai picchi registrati nelle ultime campagne, pur restando a valori storicamente alti".