E’ l’ora si salvare il Made in Italy
La Coldiretti Basilicata a Roma per ribadirlo
giovedì 6 luglio 2017
Oltre duecento gli agricoltori lucani di Coldiretti Basilicata che hanno manifestato a Roma in piazza Montecitorio, assieme a consumatori, sindacalisti, ambientalisti e rappresentanti della società civile e semplici cittadini provenienti da tutta Italia per fermare il trattato di libero scambio con il Canada, che per la prima volta nella storia dell'Unione accorda a livello internazionale il via libera alle imitazioni dei nostri prodotti piu' tipici e spalanca le porte all'invasione di grano duro e a ingenti quantitativi di carne a dazio zero.
L'iniziativa è della Coldiretti insieme a un'inedita e importante alleanza con altre organizzazioni (Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch) che chiedono di procedere senza fretta ad una discussione approfondita in Parlamento prima di assumere una decisione di ratifica che porterebbe ad un'indiscriminata liberalizzazione e deregolamentazione degli scambi con una vera e propria svendita del Made in Italy.
E' stato esposto per la prima volta su un banco della Coldiretti il "maxipacco" con le imitazioni delle specialità nazionali piu' prestigiose, dai formaggi ai salumi, realizzate in Canada che il Paese nordamericano sarà legittimato a produrre e vendere ai consumatori di tutto il mondo. Ai rappresentanti delle istituzioni, della politica e della società civile gli agricoltori della Coldiretti hanno distribuito sacchetti di grano canadese con scritto "Così si uccide il Meridione".
"Non possiamo tollerare la presunzione canadese di chiamare con lo stesso nome alimenti del tutto diversi perché si tratta di una concorrenza sleale che danneggia i produttori e inganna i consumatori - ha evidenziato il presidente di Coldiretti Basilicata, Piergiorgio Quarto – in quanto si rischia di avere un effetto valanga sui mercati internazionali dove invece l'Italia e l'Unione Europea hanno il dovere di difendere i prodotti che sono l'espressione di una identità territoriale non riproducibile altrove, realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione e sotto un rigido sistema di controllo. Per Coldiretti Basilicata ancora una volta il settore agroalimentare è divenuto merce di scambio nelle trattative internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale e della sicurezza.
"Con la prospettiva dell'accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada - ha denunciato il direttore regionale di Coldiretti Basilicata, Francesco Manzari - sono aumentati del 15% gli sbarchi di grano duro del Paese nordamericano in Italia nei primi due mesi del 2017, con manovre speculative che stanno provocando la scomparsa della coltivazione in Italia. Per questo è quanto mai opportuna una valutazione ponderata e approfondita dell'argomento soprattutto in considerazione della mancanza di reciprocità tra modelli produttivi diversi che grava sul trattato".
L'iniziativa è della Coldiretti insieme a un'inedita e importante alleanza con altre organizzazioni (Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch) che chiedono di procedere senza fretta ad una discussione approfondita in Parlamento prima di assumere una decisione di ratifica che porterebbe ad un'indiscriminata liberalizzazione e deregolamentazione degli scambi con una vera e propria svendita del Made in Italy.
E' stato esposto per la prima volta su un banco della Coldiretti il "maxipacco" con le imitazioni delle specialità nazionali piu' prestigiose, dai formaggi ai salumi, realizzate in Canada che il Paese nordamericano sarà legittimato a produrre e vendere ai consumatori di tutto il mondo. Ai rappresentanti delle istituzioni, della politica e della società civile gli agricoltori della Coldiretti hanno distribuito sacchetti di grano canadese con scritto "Così si uccide il Meridione".
"Non possiamo tollerare la presunzione canadese di chiamare con lo stesso nome alimenti del tutto diversi perché si tratta di una concorrenza sleale che danneggia i produttori e inganna i consumatori - ha evidenziato il presidente di Coldiretti Basilicata, Piergiorgio Quarto – in quanto si rischia di avere un effetto valanga sui mercati internazionali dove invece l'Italia e l'Unione Europea hanno il dovere di difendere i prodotti che sono l'espressione di una identità territoriale non riproducibile altrove, realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione e sotto un rigido sistema di controllo. Per Coldiretti Basilicata ancora una volta il settore agroalimentare è divenuto merce di scambio nelle trattative internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale e della sicurezza.
"Con la prospettiva dell'accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada - ha denunciato il direttore regionale di Coldiretti Basilicata, Francesco Manzari - sono aumentati del 15% gli sbarchi di grano duro del Paese nordamericano in Italia nei primi due mesi del 2017, con manovre speculative che stanno provocando la scomparsa della coltivazione in Italia. Per questo è quanto mai opportuna una valutazione ponderata e approfondita dell'argomento soprattutto in considerazione della mancanza di reciprocità tra modelli produttivi diversi che grava sul trattato".